Recupero ed economia circolare

Presentato l’annuale resoconto su ‘L’Italia del Riciclo’ di tutti i materiali raccolti con la differenziata

L’Italia è uno dei paesi più avanzati nella raccolta differenziata e, soprattutto, nel completamento del ciclo dei materiali da riutilizzare come prime seconde. “Italia che deve cogliere ogni opportunità nel momento in cui è pronta a recepire le nuove direttive del pacchetto europeo della cosiddetta ‘circular economy'”, ha rilevato Andrea Fluttero, presidente di FISE Unicircular, l’Unione delle imprese collegate all’economia circolare, nel corso della presentazione del nono Rapporto ‘L’Italia del Riciclo’ promosso in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il sostegno del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e di quello dello Sviluppo Economico e dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
La continua crescita del sistema della raccolta differenziata e dell’industria del riciclo è stata ricordata anche da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Sull’import-export dei rifiuti gli ultimi rilievi disponibili risalgono al 2016 e risultano aumenti rispettivamente del 2% e del 13%. In Italia sono entrati 5 milioni e 700 mila tonnellate di rifiuti, in particolare metalli ferrosi utilizzati dall’industria manifatturiera. Esportazioni per 3 milioni e 500 mila tonnellate, soprattutto rifiuti pericolosi, per i quali, evidentemente, non esistono impianti di trattamento sul territorio nazionale. A livello locale l’approfondimento ha evidenziato che l’importazione maggiore ha riguardato le regioni settentrionali dove è rilevante la presenza e l’attività degli impianti di riciclo adatti alla trasformazione in materie prime seconde. La leadership è della Lombardia, seguita sull’ipotetico podio dall’Emilia-Romagna e dal Veneto.
Nelle oltre 250 pagine del Rapporto è analizzata la situazione di una quindicina di categorie: dall’acciaio e dai relativi imballaggi alla carta; dalla frazione organica e i fanghi alla gomma e gli Pneumatici Fuori Uso; dal legno ai materiali non ferrosi e alle confezioni in alluminio; dalle pile e accumulatori alla plastica; dagli oli vegetali, animali e minerali usati ai RAEE; dai rifiuti inerti da costruzioni e demolizioni e da spazzamento stradale a quelli tessili; dai veicoli da rottamare al vetro.
Nel 2017 la produzione mondiale di acciaio è stata di quasi un miliardo e 700 milioni di tonnellate con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, che, comunque, non è stato sufficiente a riportare l’asticella al periodo pre-crisi soprattutto in Europa e nell’America del Nord. Nel nostro Paese sono operative una trentina di aziende di assoluto livello internazionale. Gli imballaggi sono prodotti da oltre duecento imprese, per lo più manifatturiere di piccole e medie dimensioni. La raccolta dipende dall’andamento del mercato e dal relativo immesso, che è stato superiore almeno all’1% rispetto al passato e alle varie composizioni. La quantità dei rifiuti ferrosi avviata al riciclo attraverso Ricrea è praticamente costante, intorno al 75% del materiale posto in circolazione.
Aumenta del 3% la quantità di carta e cartone in commercio e la quota portata all’industria del riciclo è stata dell’80%, quasi 3 milioni e 900 mila tonnellate. Insomma, l’andamento è stabilizzato sui numeri e i volumi del 2016. Il 60% della raccolta è gestito da 55 impianti in modo da garantire la produzione su tutto il territorio nazionale.
La frazione organica da sempre rappresenta la parte principale dei rifiuti urbani destinati al recupero. La raccolta media per abitante ha raggiunto i 108 chili annui. Rilievi del 2016 di umido e verde. Materiale lavorato da 326 impianti, 15 in più rispetto al 2015.
Un’analisi è difficile da completare a livello europeo, in quanto gli operatori di molti paesi non hanno l’obbligo di aggiornare annualmente i dati sulle quantità gestite di PFU, Pneumatici Fuori Uso. E anche in Italia le difficoltà riguardano i mercati paralleli non ufficiali. Nel 2016, ad esempio, sarebbero stati quasi 400 mila tonnellate gli pneumatici da commercializzare, l’8% in più rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno, comunque sono state recuperate dagli PFU 123.772 tonnellate di materie prime, fra cui il 74,3% di gomma, il 24,1% di acciaio e l’1,6% di tessile. Una frazione, il tessile, in evidente espansione. Per il recupero. Un settore, comunque, che mostra evidenti problematiche soprattutto sulla quantità non dichiarata, stimata almeno nel 20%, ma anche con chiare potenzialità di sviluppo. 175 tonnellate, intanto, sono state avviate al recupero energetico.
La catasta di legname aumenta continuamente, oltre il 3% fra imballaggi, pallet, sughero e bobine immessi sul mercato. Il dato maggiormente confortante è stato reso noto da Rilegno e riguarda la quantità raccolta, aumentata del 5%, quasi 30 mila tonnellate, su tutto il territorio nazionale.
Lattine, contenitori per bevande e per alimenti, bombolette, chiusure, vaschette e tubetti: insomma, tutti i materiali non ferrosi sono inglobati nella particolare categoria aumentati commercialmente del 3,1%.
Pile e accumulatori in aumento nelle disponibilità, 1% in più, ma costante nella quantità del recupero.
Tutti i dati in lievitazione per il settore della plastica, oltre il 3%. Quasi il 43% dell’immesso sul mercato è finito nella differenziata per essere riutilizzato. Il settore è stato condizionato dalla decisione della Cina in merito all’importazione dei rifiuti. E questo ha causato un improvviso eccesso di offerta in Europa con la relativa discesa dei prezzi dei prodotti.
Aumenta del 3% sia la quantità di olio minerale raccolto e destinato al riuso che dell’8% di quello vegetale, di cui l’85% avviato alla produzione di biodiesel.
I rifiuti inerti da costruzioni e demolizioni, escluse terre e rocce, prodotti nel 2016 sono stati 53 milioni e 500 mila tonnellate e oltre la metà avviate al riciclo, quasi il 59%. Quelli da spazzatura stradale è oscillante fra i 17 e i 22 chili per abitante.
Il riciclo e il riutilizzo rappresentano la principale forma di recupero dei RAEE, le Apparecchiature Elettriche e Elettroniche, che, secondo i calcoli della nuova metodologia prevista dall’attuale normativa, sfiora il 40% dell’immesso al consumo. Apparecchiature sia casalinghe che non domestiche.
Segnali positivi dalla raccolta differenziata dei tessili, +3,3% rispetto al 2015. Aumento dovuto anche al maggior numero di comuni che hanno predisposto la fase di recupero. Sono attese stagioni di costante e continuo incremento, in quanto il settore deve stringere il gap fra l’immesso in commercio e l’usato destinato all’indifferenziato.
Flessione per peso e volumi dei veicoli fuori uso riservati al reimpiego e al riciclo.
2 milioni di tonnellate di vetro sono state recuperate con la differenziata nel 2017. Aumento dell’8% rispetto ai resoconti già in possesso
per la realizzazione vetraria di nuovi contenitori.
“Le aziende impegnate nel settore sono 10 mila e 500 per un giro d’affari complessivo di 23 miliardi di euro, di cui 12 miliardi e 500 milioni di euro prodotti dall’opera di riciclo”, ha ricordato Andrea Fluttero, che pone il nostro Paese all’avanguardia, anche se il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha rivelato l’importanza di “semplificare le procedure e di aumentare il numero degli impianti, in quanto senza l’industria l’economia circolare non potrebbe essere realizzare e, quindi, sarebbe inesistente”.

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