Stati Generali delle piccole imprese e delle professioni al Teatro Eliseo per ‘L’economia reale italiana’ che ‘reagisce, si confronta e lancia le sue proposte’. Una serie di interventi promossi da Valore Impresa, il network nazionale, che ha chiamato a raccolta per la seconda volta una parte dell’Italia produttiva impegnata, in particolare, ad affrontare tre delicate questioni: il credito, il fisco e le regole del mercato. Ad aprire la serie degli interventi, coordinati dai giornalisti Giuseppe De Filippi e Manuela Moreno, è stato il presidente di Valore Impresa Gianni Cicero, che ha richiamato l’attenzione, fra l’altro, sulla “necessità di creare un equilibrio fra il mondo della scuola e quello del lavoro, un’attività di raccordo concreto fra università e imprenditoria. L’obiettivo è di inserire i giovani nelle aziende di Valore Impresa per alcuni stage e sostenere la nascita di start up con tutor delle stesse imprese. Figure professionali con esperienza, capacità operativa e funzionalità sul mercato anche del lavoro”. L’incontro nello storico Teatro romano di via Nazionale è stata anche l’occasione per illustrare alcune proposte, raccogliere testimonianze di ogni settore produttivo, di qualsiasi realtà sia regionale che internazionale. L’Italia economica e produttiva è caratterizzata da medie, ma soprattutto da piccole e micro realtà imprenditoriali con un numero limitato o limitatissimo di dipendenti. In alcuni casi le figure del titolare e del lavoratore sono sovrapposte. “La crescita di Valore Impresa è stata facilitata dall’assordante silenzio e dall’inerzia di chi aveva l’obbligo, nel rispetto della funzione istituzionale, di rappresentare, soprattutto nella crisi più importante dal Dopoguerra, gli interessi di milioni di imprenditori italiani”, ha sottolineato Gianni Cicero. Il mondo produttivo, in particolare delle piccole e micro realtà imprenditoriali, hanno avuto difficoltà nell’accesso al credito da parte degli istituti bancari; ritardi nei pagamenti dalla pubblica amministrazione e giornate impegnate “con una burocrazia opprimente e demotivante”. Valore Impresa intende costituire 26 società consortili per azioni di settore, fra cui i trasporti, la logistica, l’edilizia, l’impiantistica, il turismo, l’agroalimentare, coinvolgendo oltre diecimila piccole e medie imprese operative su tutto il territorio nazionale. Un presidio capillare. Strutture pronte a puntare al mercato anche internazionale sul modello e funzionamento di quello cooperativistico. La piccola impresa generalmente, infatti, non è preparata e organizzata. L’internazionalizzazione delle piccole imprese non supera mediamente il 6%. L’aggregazione, in questo caso, potrebbe agevolare le relazioni e la commercializzazione, in quanto tutelate e riconoscibili da un unico marchio. Cicero ha anche precisato che Valore Impresa, oltre al riconoscimento di almeno cinquemila professionisti utili alla causa, ha pronti un paio di strumenti operativi, quali la Fondazione Centro Studi diretta dal professor Paolo Moretti, una Casa delle Professioni per la specializzazione sulle piccole imprese e la piattaforma Venturlab, che potrebbe avere come riferimento i quasi 600 mila clienti degli aderenti al progetto. Valore Impresa, a sentire Cicero, nel tempo avrebbe trovato altri compagni di viaggio in tutto il Paese, che condividono idee, progetti e iniziative anche partendo da diverse posizioni sia singolarmente che come associazioni. Inevitabile il richiamo al confronto con la classe dirigente politica, economica, finanziaria e imprenditoriale in questo periodo, che vede ancora la parte produttiva nazionale in difficoltà. Paola Iannarelli con Renato Clarizia hanno proposto la creazione di un fondo per lo sviluppo delle piccole imprese italiane. Marco Ertman ha affrontato la delicata questione fiscale e Giuseppe Cavuoti ha parlato delle regole del mercato. Tutti, comunque, sostenuti nelle teorie da rappresentanti del mondo accademico. I tre temi essenziali su cui Valore Impresa ha poggiato l’appuntamento degli Stati Generali, credito, fisco e regole del mercato. Solo negli ultimi tre anni la stretta degli istituti di credito è stata soffocante e ha riguardato il 75% della popolazione lavorativa. Nello stesso periodo sono stati registrati oltre 45 mila fallimenti, l’equivalente degli ultimi 35 anni e, in dodici mesi, 1.850.000 protesti. La richiesta di Valore Impresa riguarda soprattutto le segnalazioni alle banche dati per l’accesso al credito della data in cui eventualmente c’è stato il primo ritardato pagamento del finanziamento o del mutuo. Intoppo, poi, da superare se la posizione è stata sanata. Un altro nodo riguarda l’estinzione del debito fiscale e contributivo con la compensazione dei crediti vantati con la pubblica amministrazione. “Stato indulgente con i propri pagamenti e inflessibile con le scadenze dei contribuenti”. Pesi e misure ineguali. E non è un bell’esempio per i cittadini.
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