La Fiera delle Fiere

Giornata Mondiale di un settore che investe annualmente un centinaio di miliardi di euro. In Italia sono 35

Annualmente il numero dei visitatori avrebbe superato quota 260 milioni per curiosare più o meno interessati fra i quasi 4 milioni e 400 mila stand allestiti dalle varie aziende, in grado di investire per la sola partecipazione sui 98 miliardi di euro. Il settore impegna 680 mila operatori, dato da moltiplicare almeno tre volte per valutare l’andamento del sistema a livello internazionale. Cifre e percentuali sono state rese note dall’UFI, The Global Association for the Exhibition Industry, che ha promosso la Giornata Mondiale delle Fiere e arrivata alla terza edizione. Anno-dopo-anno cresce il coinvolgimento, dalla sessantina di paesi dell’esordio ai 77 del 2017 fino alla nuova lievitazione in questa edizione, che ha visto la partecipazione di migliaia di professionisti del settore.
In Italia i padiglioni sono 35, che nel 2018 sono chiamati ad ospitare 908 manifestazioni, di cui 419 quasi equamente divise fra nazionali e internazionali, soprattutto nel settore del tessile, della moda e dell’abbigliamento; dello sport, dell’hobby, dell’intrattenimento e dell’arte; degli orologi, dei gioielli e degli accessori e dell’enogastronomia, dell’accoglienza e della ricettività. Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Toscana e Veneto sono le regioni che presentano un calendario particolarmente ricco di offerte e di appuntamenti di richiamo e di interesse planetario.
Le strutture della nostra penisola sono rappresentate dall’AEFI, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane, guidata da Ettore Riello, giunto al secondo mandato. La superficie espositiva nazionale è di 4 milioni e 200 mila metri/quadrati, di cui 2 milioni e 270 mila metri/quadrati coperti. Nel 2018 gli espositori complessivamente dovrebbero essere 200 mila, mentre i visitatori attesi sono stimati intorno ai 22 milioni. Il giro d’affari concluso ogni anno è di oltre 60 miliardi di euro. Almeno la metà delle contrattazioni con esito positivo, che riguardano anche gli interessati clienti stranieri, è concluso nei giorni della Fiera e, infatti, tre/quarti delle aziende vede in quelle rassegne una opportunità importante,
se non fondamentale, per il rispettivo sviluppo sia professionale e della produzione che per il bilancio.
La
Giornata è stata l’occasione per organizzare un incontro, a Roma, nella suggestiva cornice del Tempio di Adriano di piazza di Pietra, con al centro ‘La Forza delle Fiere italiane’, a cui hanno partecipato praticamente tutti i rappresentanti delle strutture espositive nazionali e alcuni osservatori ed esperti del settore. L’AEFI è impegnata anche nel rafforzamento dell’organizzazione e della promozione italiana nel mondo attraverso alcune tematiche sensibili e nevralgiche per l’intero panorama e collegate alla creatività, al talento, ai giovani, alla progettualità e al futuro.
Il presidente dell’Associazione Ettore Riello, che ha aperto la serie degli interventi, ha ribadito la posizione del nostro Paese, seconda in Europa e quarta nel mondo, per numero di manifestazioni, di espositori, di operatori e di visitatori. “Ogni Fiera è la vetrina del Made in Italy di qualsiasi settore produttivo”, anche artigianale, in grado di mixare l’ineguagliabile e inimitabile tradizione alle novità e agli agli ammodernamenti anticipando le tendenze del mercato e le richieste, ma anche tracciando e condizionando le future indicazioni, scelte e preferenze.
Per l’UFI oltre il 70% degli organizzatori di appuntamenti fieristici nel mondo è alla ricerca di nuove attività proprio per soddisfare le curiosità e catturare l’interesse dei potenziali acquirenti in un mercato “in continuo cambiamento e alla velocità mai vista prima”. Il Made in Italy delle Fiere nel mondo è sostenuto, a sentire Riello, da partner collaudati, fra cui ICE, SIMEST e SACE. Inoltre, dai dati della Fondazione Edison risalenti al 2016, emerge che “in una categoria di prodotto su quattro il Made in Italy è nella top five mondiale e non solo nei beni di consumo tradizionali come la loda, l’arredo e l’enogastromia, ma anche nella meccanica, nei mezzi di trasporto, negli articoli in gomma e plastica e nella farmaceutica”. Importanti i collegamenti commerciali con l’estero e gli eventuali cambiamenti geopolitici. AEFI, ad esempio, “è stata fra le prime a sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’Iran da diversi miliardi di euro, che potrebbero diventare a rischio per le mostre aziende”.
Giuseppe Tripoli, segretario di Unioncamere, ha ricordato che “la Fiera è uno strumento insostituibile e in continua mutazione”. Fabrizio Curci, amministratore delegato di Fiera Milano, ha ammesso “la grande lungimiranza di chi ha pensato di far arrivare la ferrovia veloce all’interno del quartiere
espositivo di Rho”, mentre, al contrario, Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera di Roma, ha continuato a reclamare una maggiore attenzione e collaborazione dall’amministrazione comunale in merito alle infrastrutture e, sopratutto, ai collegamenti del trasporto pubblico. Imbarazzante. L’ex responsabile della Fiera di Pordenone ha anche rilevato come le manifestazioni siano importanti per l’intero comparto economico e commerciale cittadino, il cosiddetto “indotto”. Piccinetti ha spiegato come “a Pordenone nei giorni della manifestazione le presenze nella provincia triplicavano per la soddisfazione di albergatori, ristoratori e negozianti”. Il vicepresidente di AEFI Franco Boni ha confermato la validità della “certificazione, anche eticamente per la stessa Fiera”. E, in generale, continua a farsi largo l’idea che sarebbe positiva e maggiormente vantaggiosa una collaborazione, come avviene negli altri paesi, che una rivalità e una sovrapposizione di interessi anche per rispettare le singole attività e le previste programmazioni.

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