La rimpaesata di Rudy

Film di Nico Cirasola sul passaggio a Castellaneta di Valentino, il Divo dei Divi del cinema muto

Immaginare e condensare in un’oretta e mezza il ritorno nel paese natio di un emigrante pugliese, in grado di trovare successo e dollari nell’America hollywoodiana, soprattutto quando cronache e ricostruzioni dell’epoca offrono agli appassionati e agli storici del settore scarsi elementi. Era il 1923 e Rodolfo o, americanizzando, Rudolph Valentino era già finito nel firmamento e nell’enciclopedia del cinema muto e in bianco e nero con ‘Lo sceicco’ e ‘I quattro cavalieri dell’apocalisse’ girati due anni prima, nel 1921.
La pellicola, ‘Rudy Valentino’, diretta dal pugliese Nico Cirasola, ha l’intenzione di cogliere gli aspetti più o meno profondi di quella visita nella terra d’origine, nella quale le tradizioni culturali, sociali e morali sono ancora ben radicate. Le differenze, comunque, vanno e vengono nel corso del racconto con profondità alternate e oscillanti di un divo celebrato, di un sex symbol, di un attore e ballerino per cui era stata creata la targhetta di ‘latin lover’.
Padre veterinario, ex capitano di Cavalleria e madre francese, Valentino, all’anagrafe della tarantina Castellaneta dal 6 maggio del 1895 Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, nel film allarga le distanze, esasperato da regole non sempre scritte e condizionate anche dal periodo politico.
La storia, scritta a più mani da Lucia Diroma, Luigi Sardiello e dallo stesso Nico Cirasola, inizia dai nostri tempi, dalle prove di uno spettacolo teatrale proprio su Rodolfo Valentino, che irrompe sul palcoscenico sfilando la scena al sorpreso coordinatore pronto nel racconto all’indietro a scrutare le mosse e i pensieri del Divo dei Divi. A Castellaneta Valentino, rappresentato da un altro pugliese, Pietro Massotti, è accompagnato dalla seconda moglie, Natacha Rambova, nome d’arte, ma americana, apprezzata a Hollywood come creatrice di scenari e costumi e accompagnatrice nelle esibizioni sulle pedane. Partner nella scena e nella equivoca intimità. In precedenza Valentino, terzo di quattro figli, aveva sposato Jean Sawyer. Matrimonio andato avanti dal 1919 al 1923, poi fino al 1925 l’americana con il nome russo, portata sul grande schermo da Tatiana Luter.
Il cast è arricchito da Claudia Cardinale, zia di Valentino; da Alessandro Haber, per ricordare Gabriele D’Annunzio nella doppia versione, all’epoca del ritorno in Italia di Valentino e in quello dello spettacolo teatrale con il capocomico Nicola Nocella; da Luca Cirasola, nella parte del fratello Alberto, in un continuo scontro d’affetto e da Rosaria Russo, la cugina Norma.
La fetta del ritorno scandisce e sancisce lo scollamento fra fra la quotidianità di Castellaneta e l”incomprensibile’ trasformazione ideologica e sociale dell’attore-ballerino, che con un paio di film era riuscito a far impallidire il nome e la fama di Charlie Chaplin, l’intramontabile Charlot. Valentino è scomparso all’età di 31 anni, in un ospedale di New York, il 23 agosto del 1926, per un attacco di peritonite. L’ultima apparizione nel film ‘Il figlio dello sceicco’ è uscito postumo.
‘Rudy Valentino’, prodotto da Alessandro Contessa, produzione di Bunker Lab in associazione con Mediterranea Film, riconosciuto di interesse culturale dal MIBACT, arriva nelle sale cinematografiche il 24 maggio con l’anteprima all”Adriano’ di Roma.

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