La raccolta dei RAAE

Ancora lontani gli standard europei sugli elettrodomestici nonostante l’aumento dell’attività di Ecodom

L’aumento annuale è continuo e costante, praticamente vicino e stabile al 5%, ma ancora largamente insufficiente per agganciare i migliori d’Europa e raggiungere nel 2019 i limiti fissati dalla Commissione dell’Unione al 65% di raccolta di quanto immesso sul mercato. Nel 2017 sono stati raccolti oltre 296 milioni di chili di RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche e Elettroniche, quasi 5 chili per abitante, 4 chili e 890 grammi per l’esattezza, quantità ben lontane dagli altri paesi europei, fra cui Austria, Belgio, Francia, Gran Bretagna e Irlanda oltre gli 8 chili a cittadino. Norvegia e Svizzera viaggiano con il turbo, intorno ai 15 chili annuali a persona destinati allo smaltimento. In Italia siamo al 36% dell’immesso sul mercato con alcune aree dai responsi impresentabili e inadeguati.
I dati sono stati raccolti da Ecodom, il consorzio italiano per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici e resi noti nel corso del tradizionale incontro anche per celebrare e festeggiare i dieci anni di attività. “In questo periodo”, ha ricordato il presidente Maurizio Bernardi, “Ecodom ha gestito 765 mila tonnellate di elettrodomestici dismessi, che hanno portato al riciclaggio di quasi il 90%, 668 mila tonnellate diventate materie prime seconde” per una nuova vita produttiva e commerciale: 460 mila tonnellate di ferro, come dire oltre mille treni Freccia Rossa; 82 mila tonnellate di plastica, da poter paragonare a 33 milioni di sedie da giardino; 16 mila tonnellate di alluminio, una montagna da un miliardo di lattine; 15 mila tonnellate di ame, utili a rivestire 170 statue della Libertà. L’adeguata raccolta e il corretto smaltimento ha consentito di risparmiare 880 milioni di KWh di energia elettrica, pari ai consumi domestici di un anno di una città come Torino ed evitare l’emissione nell’aria di 7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, la quantità eventualmente assorbita sempre in dodici mesi da un bosco esteso quanto la Liguria.
I dieci anni di attività di Ecodom sono stati ricostruiti da Marco Gisotti in un volume, ‘L’era dei RAEE’. 120 pagine per un viaggio fra i protagonisti di questo periodo, che, comunque, hanno rappresentato una svolta nel settore dei rifiuti prevista con lungimiranza dall’allora ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. Un importante e decisivo passo verso l’economia circolare, soprattutto in un Paese come l’Italia dove le materie prime non abbondano. All’incontro di approfondimento hanno preso parte, fra gli altri, anche Piero Moscatelli, primo presidente di Ecodom, dal 2004 al 2011 e Pascal Leroy, segretario generale del WEEE Forum, che ha indicato alcuni interventi per innalzare e migliorare lo standard italiano. Una trentina le imprese consorziate a Ecodom; 4.231 i punti di prelievo gestiti e 42 i fornitori. I RAEE sono suddivisi in cinque categorie, raggruppamenti: R1, frigoriferi e condizionatori; R2, lavatrici, lavastoviglie, cappe, forni, scaldacqua; R3, monitor e tv; R4, piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, informatica e apparecchi di illuminazione e R5, sorgenti luminose. Ecodom è stato costituito nel 2004 da parte dei principali produttori del settore. L’obiettivo è di evitare la dispersione delle sostanze inquinanti e favorire il recupero dei materiali da riproporre nelle lavorazioni industriali e artigianali.
La categoria ha ben chiaro come poter raggiungere i parametri europei ed evitare una dispersione dei materiali assolutamente incontrollata nonostante una norma consenta al consumatore di consegnare ai rivenditori, in particolare quelli con una superficie commerciale oltre i 400 metri/quadrati, gli elettrodomestici e i piccoli apparecchi anche non acquistati. Uno per uno, nuovo con il reso in cambio e anche uno per zero, gli elettrodomestici di limitate dimensioni anche non ritirato in quell’esercizio commerciale. L’opportunità, però, non è nota a tutti e ancora insufficientemente pubblicizzata.
E, poi, il mercato parallelo, in molti casi ai limiti della legalità, esterno alle isole ecologiche e al ritiro nei punti vendita, che coinvolge i rottamatori impegnati in uno smaltimento non corretto e adeguato sia dal lato ambientale che economico. Non mancano gli abbandoni indiscriminati nell’ambiente per la formazione delle discariche abusive. Questa illecita pratica riguarda una cultura complicata da sradicare, ancora insufficiente e insoddisfacente sulla raccolta differenziata, lo smaltimento e il riuso dei dei rifiuti, che possono essere facilmente trasformati in una risorsa a vantaggio dell’intera comunità. Tutta la quantità, chiaramente, non è inserita nei dati ufficiali, in quanto non tracciabile, come quella intercettata dalla cosiddetta ‘rom SpA’. A sentire alcuni rilievi degli osservatori, 4 lampadine su 5 lampadine acquistate andrebbero disperse, come un frigorifero su due e 3 lavatrici su 4. Se fossero recuperati, anche con una soddisfacente percentuale, gli standard europei potrebbero essere raggiunti. A tal proposito sono stati sollecitati interventi legislativi da parte del prossimo nuovo Governo e dall’attuale Parlamento.

 

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