La maggior parte dei consumatori americani afferma di preferire vini di produttori noti, percentuale che supera i due/terzi per chi non è un bevitore quotidiano. La scelta riguarda la conoscenza dell’azienda, internazionale, con storia antica e tradizionale, radicata nel settore, in particolare del Piemonte, della Toscana, del Veneto e della Sicilia. Di Amarone, Barolo e Brunello di Montalcino le etichette più ricercate ed acquistate dagli appassionati dell’eccellenza Made in Italy. Degustatori pronti a spendere soprattutto fra i 20 e i 25 dollari a bottiglia. La ricerca sul fine wine è stata realizzata da Nomisma, su sollecitazione dell’Istituto dei Grandi Marchi del Vino Italiano di Qualità, negli Stati Uniti, in particolare fra gli acquirenti della California, della Florida, del New Jersey e di New York. In questi quattro stati, più il Texas, è concentrato il 44% di tutti i consumi del Paese nordamericano. Ad illustrare i dati raccolti sono stati il presidente dell’Istituto Piero Mastroberardino e il responsabile di Nomisma Wine Monitor Denis Pantini, che riguardano il primo mercato al mondo dei consumi di vino e dalle potenzialità ancora elevate di crescita. Nell’ultimo decennio gli acquisti sono aumentati del 28%. Una quantità di 32 milioni di ettolitri, ma rimane ancora contenuto il livello del vino nel consumo di alcolici, appena il 10%. La stragrande maggioranza, quasi l’80%, beve birra. Un/terzo degli americani stappa una bottiglia straniera, importata soprattutto da Italia e Francia. I due paesi sono alternativamente leader fra i vini fermi, in testa i nostri produttori e gli spumanti. L’Italia ha mostrato incrementi nei due settori, rispettivamente del 3%, dal 31% al 34% e del 19%, dal 13% al 32%, per gli spumanti. Prosecco compreso. Aumenta anche in prezzo, quasi il 10%. L’approfondimento, realizzato in un paio di mesi, fra giugno e luglio, ha riguardato interviste di 3.700 persone, di cui 2.400 consumatori fra i 21 e i 65 anni. Il 56% preferisce degustare vini di specifici territori. Sono molti impegnati a raccogliere prima informazioni, attentamente incuriositi anche dalla visione della bottiglia per forma, colore ed etichetta. Il 72%, comunque, apprezza anche sperimentare nuovi prodotti. La qualità è determinante per definire un fine wine, più della conoscenza, del prezzo e delle indicazioni trovate sulle guide specializzate, su internet e sui mezzi di informazione, fra cui quotidiani e pubblicazioni a frequenza più o meno periodica. Per gli americani l’Italia è il Paese con i migliori vini d’eccellenza, più della Francia e della Spagna. Italian style con bellezza, moda e lusso, protagonisti nei giudizi dei consumatori al di là dell’Oceano. Quasi parallela la vendita di bianchi e rossi, mentre le ‘bollicine’ nazionali crescono, ma lentamente. Per il vino con tonalità più scura e gradazione avanzata la disponibilità economica potrebbe essere anche maggiore, da 31 dollari. All’Istituto dei Grandi Marchi del Vino Italiano una ventina di aziende produttrici: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Michele Chiarli, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tosca D’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi. L’Istituto continua il tour informativo del vino italiano di alfa qualità nel mondo. L’Estremo Oriente tappe fondamentali di fine anno, fra cui in Cina; in Giappone, settimo Paese dell’import vinicolo del pianeta; in Vietnam, con un alto e progressivo livello di sviluppo e in Singapore, base e riferimento per i mercati del sud-est asiatico
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