Convegno a Roma promosso da Fleet&Mobility sulla situazione del settore automobilistico soprattutto dopo le decisioni dell’Unione Europea per contenere le emissioni inquinanti, che, però, rischiano di generare licenziamenti, chiusura delle fabbriche e disagi economici e sociali
Una sedia. Non occupata. È in bellavista nella suggestiva sala romana di Palazzo Rospigliosi. “Era riservata ai rappresentanti dell’industria delle quattroruote”, ha rilevato Pier Luigi del Viscovo, che ha gestito e coordinato gli interventi dell’approfondimento organizzato nell’ambito del programma ‘La capitale automobile’. Le case costruttrici hanno i riflettori puntati e, soprattutto quelle europee, da tempo sembrano immobili, se non frastornate e compresse fra le decisioni dell’Unione, che ha calendarizzato il passaggio all’elettrico in nome dell’abbattimento delle emissioni inquinanti e il miglioramento ambientale e un mercato restìo a lasciare le tradizionali alimentazioni motoristiche, diesel e a benzina. Preferisce, semmai, una soluzione ibrida con il metano e l’idrogeno, ormai preceduti dalla soluzione bio.
Nello storico Palazzo di via XXIV Maggio, a due passi dal Quirinale, più che un confronto è stato un incontro vista l’ampia convergenza delle considerazioni da parte degli intervenuti, operatori, osservatori ed esperti del settore. L’industria dell’automobile, in relazione all’attuale situazione e ipotizzando il futuro, ha minacciato chiusure e licenziamenti, che potrebbero terremotare le rispettive economie e l’equilibrio sociale nei vari paesi. Qualcuno ha chiesto interventi e sostegni pubblici sottoforma di incentivi e finanziamenti, ma i consumatori non sono ancora convinti e sono poco allettati dalla soluzione, in particolare in Italia dove i costi sono elevati per l’acquisto di un’auto elettrica e per i tempi di autonomia e di ricarica delle batterie in infrastrutture, che, comunque, sono ancora numericamente limitate.
Alla giornata hanno offerto il contributo Massimo Artusi di Federauto, Enrico Attanasio di EVO, Enrico Billi di Ipsos, Pierluigi Bonora di Forum Automotive, Maurizio Brandini Marcolini, Alessio Casonato di Agenzia Italia, Mario Cianflone del quotidiano Il Sole 24Ore, Catello Esposito di Intergea, Giulio Foldes di Ayvens, Valerio Papale di Agos, Gian Luca Pellegrini del periodico Quattroruote, Toni Purcaro di Dekra e Massimo Roserba di UnipolSai. Il convegno è stato organizzato e curato da Fleet&Mobility e sollecitato da Agos con il sostegno di AgitaLab, Ayvens Societè Generale Group, Satis Factory e UnipolMove.
Da un sondaggio emerge la prospettiva che l’Unione potrebbe modificare l’attuale normativa e, soprattutto, i termini temporali per non consegnare il mercato agli operatori extraeuropei, le cui aziende hanno investito e attivato le alternative in ampio anticipo ed arrivano sul mercato con un campionario di proposte dai listini ribassati e altamente concorrenziali. “I top manager devono ammettere i propri errori, in particolare per le previsioni e le strategie”, ha sottolineato Pierluigi Bonora. Oltre all’ipotesi di un aggiornamento normativo l’allarme è rivolto all’occupazione, anche per i settori di supporto alla centrale e principale produzione. In Europa sono impegnati a vario titolo, funzione e specializzazione, oltre 13 milioni di addetti.
Nel 2023 la vendita dei veicoli cinesi e coreani ha mostrato un’impennata, rispettivamente del 19,1% e dell’11,2% e per quest’anno, nel nostro Paese le prospettive non sono rosee. L’inflazione e la flessione del potere d’acquisto delle famiglie condizionano il mercato anche se, è stato rilevato, le auto al di sotto dei 14 mila euro sono praticamente ignorate. E gli acquisti non riguardano le vetture elettriche, su cui c’è una “riluttanza verso questa tecnologia”. Il nostro, fra l’altro, è uno dei paesi con le immatricolazioni più datate, quindi sono in circolazione auto con disponibilità tecnologiche limitate e maggiormente inquinanti.
Intanto i concessionari, che hanno ribadito l’impossibilità di assorbimento da parte del mercato delle auto elettriche, allargano “la disponibilità dei cosiddetti ‘chilometro zero’ per raggiungere i target, comunque troppo alti, in un comparto che, praticamente, non esiste”. Almeno in Italia, dove è più evidente. Le immatricolazioni nel 2023 sono state un milione e 595 mila per un valore medio aumentato a 28 mila e 831 euro con i rincari anche a due cifre.
In Europa le emissioni riguardano per il 71,7% il settore dei trasporti. Il via-vai su strada, in particolare delle auto, il 60,6% e, degli autocarri, il 28,2%. Il 14% è della navigazione e il 13,4% è dell’aviazione civile. Misura contenuta per le moto, quasi impercettibile per il settore ferroviario.
Pier Luigi del Viscovo del Centro Studi di Fleet&Mobility, fra l’altro, ha annunciato alcune novità, fra cui un Osservatorio sul settore delle quattroruote in collaborazione con Ipsos e la presentazione di un paio di pubblicazioni, ‘Fare flanella’ e un Libro Bianco sull’auto.