Stato di salute

Approfondimento al Palazzo dell’Informazione dell’Adnkronos sulla situazione del Sistema Sanitario Nazionale, che deve affrontare alcune difficoltà come le liste di attesa e la riduzione di medici e infermieri

“È un servizio sanitario a molteplici efficienze nonostante le eccellenze dei medici e degli operatori. Le lunghe liste di attesa per le visite e gli esami specialistici, la flessione del numero del personale in particolare nei pronto soccorso e in alcuni reparti, la funzione dei medici territoriali e le cure e l’assistenza per gli anziani vista l’alta percentuale presente in Italia e con una previsione di crescita”. Il ministro Orazio Schillaci ha affrontato ogni tema, anche delicato, nell’intervento al convegno, ‘Salute e sanità, una sfida condivisa’, promosso nella capitale dall’Adnkronos.
In un sondaggio-campione su 6 mila e 500 utenti-cittadini il 60% non prevede miglioramenti imminenti e la maggioranza ha visto un calo del numero di prestazioni con la responsabilità addebitata soprattutto allo Stato ed è costretto, se ha le disponibilità economiche, a contattare le strutture private anche attraverso le assicurazioni o altre forme convenzionate. Il Ministro della Salute ha richiamato l’attenzione anche su chi sceglie l’importante professione esclusivamente per un’attività autonoma, privata e per “il guadagno. Ha sbagliato facoltà, se è quello il solo obiettivo”. Per alleggerire le attese sarebbe opportuno che nella lista per le prenotazioni dei controlli specialistici siano inseriti “anche i laboratori e gli studi convenzionati, in quanto, in quei casi, svolgono le funzioni e le operazioni del sistema pubblico”. Durante la pandemia per il Covid-19 e anche per motivi economici un gran numero di persone hanno rinunciato o continuano a evitare i controlli specialistici. “Necessario monitorare ogni settore delle singole regioni per comprendere e valutare le criticità, anche considerando che qualche amministrazione pubblica non utilizza completamente le risorse economiche o spende non adeguatamente le disponibilità” in dotazione. “Non è possibile sopportare” il cosiddetto ‘turismo sanitario’ per un “paese a più opportunità e velocità di efficienza”.
Le cause sono soprattutto collegate a un “cronico definanziamento” destinato alla sanità con “esclusione del periodo del Covid-19”. La mancanza di personale nei ponto soccorso è stata tamponata con l’aumento della retribuzione, che ha portato anche al sostegno “di medici di altri reparti”. È stato prolungato per l’intero 2024 lo “scudo penale per i sanitari” anche per superare la cosiddetta ‘medicina difensiva’ e, per sollevare l’intasamento dei pronto soccorso, è opportuno un rafforzamento delle strutture territoriali. “La riduzione dell’attesa per esami e controlli porterebbe a un minor ricorso ai pronto soccorso, in quanto, chi ha necessità, risolve le difficoltà andando proprio in ospedale”.
Il ministro Schillaci ha affrontato i sensibili argomenti su cui è stato sollecitato come, fra l’altro, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca dal direttore dell’Adnkronos Davide Desario. “Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è il migliore del pianeta, in quanto è pronto alla completa assistenza, al di là della nazionalità e della condizione sociale”. Le disparità e le diversità dei criteri delle regioni e delle province autonome non facilita il settore. “Nel Lazio il tempo medio di attesa nei pronto soccorso, dall’ingresso alla visita, è leggermente migliorato”, anche se ancora non idoneo a soddisfare adeguatamente i pazienti. Il presidente Rocca ha confermato “la realizzazione delle 33 case della Salute, di Primo Intervento, previste e sostenute finanziariamente dal PNRR”, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il cronoprogramma per la completa riattivazione dell’ospedale di Tivoli.
Alla giornata monotematica di piazza Mastai, articolata in una serie di approfondimenti, ‘Rifondare il sistema sanitario’, ‘Rimettere al centro il paziente e il personale sanitario’, ‘Le sfide industriali del pharma’ e ‘La nuova frontiera digitale’, è intervenuto anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, il Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, che ha ricordato come “l’investimento nella sanità è per il Paese”. Il bilancio, poi, dovrebbe essere suddiviso fra “le spese per i beni e per i servizi e quelle per il personale”, in continua e costante riduzione anche per la fuoriuscita per raggiunti limiti di età.
Il presidente e fondatore di Salutequità Tonino Aceti ha rilevato che “il PNRR era stato disegnato” soprattutto per superare i disagi economico-commerciali-produttivi e “basato sulla riqualificazione del settore sanitario e, invece, è in fondo alla lista dei finanziamenti”. Un altro sguardo interessato è rivolto all’edilizia sanitaria per la quale era stata calcolata una necessità di almeno 34 miliardi di euro solo per regolarizzare le strutture in relazione alla prevenzione sismica e di incendi, ma disponibili ci sarebbero solo 10 miliardi di euro”.
Il “rischio è di banalizzare la complessità”, ha affermato Paolo Petralia, vicepresidente di FIASO, la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, che ha invitato le amministrazioni pubbliche locali a “spendere meglio le risorse” e a separare nelle valutazioni “il percepito dal reale e dal raccontato”.
Da Bruxelles Sandra Gallina della Direzione Salute e Sicurezza Alimentare della Commissione dell’Unione, ha sostenuto, fra l’altro, l’impegno anche “per le malattie rare” e il varo di una “tessera personale in cui sono riportate le condizioni e le necessità, come fosse una cartella sanitaria e utile sia nel proprio paese che all’estero”.
Fernanda Gellona, responsabile dei Dispositivi Medici di Confindustria, ha confermato l’importanza del settore in merito “allo sviluppo, alla ricerca, alla produzione e al trasporto dei farmaci con quasi 4 mila e 600 aziende, molte piccole e medie, che occupano almeno 117 mila persone. Oltre trecento le start-up, ma è evidente anche la presenza operativa in Italia di grandi gruppi multinazionali. Un comparto con ancora spazi di crescita e con un rilevante livello di export anche in paesi produttori come Francia, Germania e Stati Uniti”. L’obiettivo è “di attrarre nel nostro Paese capitali e interessi da parte di investitori e di imprese estere”. La crescente quota delle esportazioni conferma la qualità produttiva delle aziende operanti in Italia.

 

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