‘Carni rosse. Economia, salute e società’ al centro dell’approfondimento promosso a Roma nella sala ‘Arrigo Serpieri’ della Confagricoltura. Informazioni e comunicazioni ai consumatori per superare le fake news
L’Italia non è certamente leader nel consumo di carni anche se nella ben nota ‘piramide alimentare’ della dieta mediterranea è presente. La personale quantità annuale oscilla, fra le molteplici rilevazioni degli esperti del settore, in uno spazio di una decina di chili, 79 chili rilevati da Carni Sostenibili, che riunisce le associazioni delle aziende anche di salumi per promuovere un consumo consapevole e la produzione sostenibile degli alimenti di origine animale e gli oltre 65 chili registrati dall’ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. In Europa la Danimarca sarebbe il paese capofila, mentre gli Stati Uniti consumano quasi il doppio di quanto servito sulla nostra penisola. Sull’intero settore zootecnico è stata rivolta una particolare attenzione nel corso del convegno promosso a Roma dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, a cui hanno partecipato docenti universitari, sanitari, rappresentanti delle istituzioni, di alcune associazioni e dell’informazione, ricercatori e nutrizionisti.
‘Carni rosse. Economia, salute e società. Una riflessione’, è stato il filo conduttore dei molteplici interventi promossi nella riqualificata sala ‘Arrigo Serpieri’ della Confagricoltura di corso Vittorio Emanuele II, a Roma. “La carne rossa può essere sostenibile a livello economico, ambientale ed etico. Infatti l’equilibrato consumo consente di portare benefici in tutti i settori e l’impatto di un corretto e virtuoso allevamento dei bovini italiani contribuisce anche all’incremento delle fonti energetiche rinnovabili”. Ad aleggiare sull’intero comparto sono le false notizie di chi non è adeguatamente competente e senza un approfondito sostegno medico-scientifico. Le ben note fake news imperversano anche anonimamente sulla ‘rete’ e, comunque, creano scompigli e incertezze fra i consumatori per lo più immotivatamente.
L’Accademia Nazionale di Agricoltura ha il continuo obiettivo di smantellare queste teorie e rivolgere l’attenzione su una informazione corretta con il supporto dei sanitari, dei nutrizionisti e dei ricercatori. Gli interventi sono ruotati soprattutto sulla validità del consumo di carne senza particolari rischi, sull’aspetto ambientale collegato all’utilizzo di acqua e sull’inquinamento.
Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia, che ha aperto la serie delle riflessioni e delle considerazioni, ha rilevato come “la carne rossa garantisce i necessari apporti nutritivi rappresentando, nel contempo, una realtà socio-economica per il nostro Paese e un nutriente imprescindibile nell’ambito della generale alimentazione”. Per Arrigo Cicero, presidente della Società Italiana di Nutraceutica e di quella di Nutrizione, Sport e Benessere, “l’apporto aminoacido, di minerali come ferro o zinco e vitaminico è la prevenzione e la gestione della perdita di massa muscolare a causa di prolungata immobilizzazione, traumi, malattie e interventi chirurgici. In questi casi è utile anche per fronteggiare eventuali momenti di anemia”.
La giornata ha visto gli interventi, fra l’altro, di docenti delle università di Bari, di Bologna, della Cattolica del Sacro Cuore e di Sassari; dei rappresentanti della Società Italiana di Nutraceutica e della Nutrition Foundation of Italy.
L’aspetto ambientale è stato affrontato da Giuseppe Pulina ordinario di Zootecnia Speciale dell’ateneo di Sassari. “Gli impatti della carne bovina sono simili con quelli degli altri allevamenti. Oltre il 90% degli alimenti inseriti nel ciclo produttivo non sono commestibili per l’uomo. Esistono ampi margini per contenere ulteriormente le emissioni e alimentare l’assorbimento di carbonio delle superfici destinate al pascolo, che per la FAO sarebbero da un miliardo e 700 milioni di tonnellate a 3 miliardi e 400 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno e per rispettare le decisioni sottoscritte alla Cop26 di Glasgow. I cambiamenti climatici potrebbero creare difficoltà per la produzione alimentare in molti paesi. Per la FAO l’agricoltura è al quarto posto dei settori inquinanti”.
Nel nostro Paese è utilizzata per la produzione di carne il 25% in meno di acqua rispetto alla media planetaria. Complessivamente l’intero settore avicolo, bovino e suino adopera fra l’80% e il 90% di risorse idriche inserite nel naturale ciclo dell’acqua che saranno restituite all’ambiente. A leggere i dati dell’ISPRA le emissioni inquinanti riferite alla zootecnia sono il 5,9%, di cui solo il 3,5% è di responsabilità delle carni, meno il latte e le uova. Nel mondo, per la FAO, il livello è del 14,5%. Il settore contribuisce anche alla fornitura di fertilizzanti, oltre al recupero per la trasformazione in biogas e biometano.
La chiusura per le valutazioni e le riflessioni è stata affidata a Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, il quale ha sottolineato come “l’informazione e la corretta comunicazione ai consumatori sia fondamentale per una ‘agricoltura democratica”. Giansanti ha posto al bando le fake news “visto che sembra una situazione incontrollabile da fronteggiare assolutamente proprio con le conoscenze e le testimonianze scientifiche”. Giansanti ha inoltre chiesto di attendere gli esiti dei ricercatori e degli altri studiosi in relazione ai nuovi alimenti proposti sul mercato”, ma prodotti “in laboratorio, sintetici”. Sulle farine, inedite per il nostro Paese, “l’importante è che siano indicate sulle etichette delle confezioni riposte sugli scaffali”. Rilanciata l’ipotesi di una collaborativa “programmazione fra il Ministero di via Venti Settembre, gli assessorati degli enti locali e le varie associazioni di categoria”.
Il futuro scenario alimentare prevede un crescente consumo di pollo, che già è la carne più richiesta al mondo e presente continuamente sulle rispettive tavole domestiche. Giorgio Cantelli Forti ha rivelato di voler raggruppare tutti gli interventi per una interessante pubblicazione.