Guerre, la crisi dell’ecodemocrazia

A Roma l’approfondimento promosso dall’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, in merito agli ‘Sguardi critici sul mondo’. Aumenta il giro d’affari dell’industria delle armi

“Attualmente sul pianeta sono aperti quasi centosessanta conflitti, causa di violenze, disagi sociali, ambientali, economici e umani con feriti, lutti e altri e nuovi odi”, è stato rilevato al prologo del convegno, ‘Sguardi critici sul mondo. Guerre, autoritarismi, crisi ecologica, democrazia’, promosso dall’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, all’Auditorium della capitale di via Rieti. L’appuntamento, nella Sala ‘Carlo Donat-Csttin’, è stato sezionato in un poker di sessioni, che hanno riguardato gli ‘Sconvolgimenti globali’; le ‘Costituzioni e’ le ‘istituzioni’; ‘Il mondo come responsabilità’ e ‘La via maestra e la montagna da scalare: pace, umanità, libertà, giustizia’.
Per Livio Pepino, ex magistrato e presidente di ‘Volere la luna’, “l’Italia è come se fosse in guerra, in quanto fornisce armi, mezzi e territori agli alleati per le basi e impegna militari in altri paesi per missioni anche decise dalle Nazioni Unite”. E “non esiste una guerra giusta indipendentemente dalle ragioni o dai difetti altrui”, ha ricordato il costituzionalista Gaetano Azzariti, al vertice di ‘Salviamo la Costituzione’. “L’Italia ripudia la guerra”, ma, come ogni nazione, “non il diritto alla difesa e alla resistenza”. Inoltre, “la comunità internazionale dovrebbe mediare e non partecipare”.
“Nessuno è veramente impegnato e coinvolto a cercare di risolvere queste situazioni e anche i ripetuti appelli sia di Papa Francesco che del segretario generale dell’ONU, il settantaquattrenne portoghese di Lisbona Antonio Manuel de Oliveira Guterres, sono stati vani, anzi alcune volte è stata data l’impressione di venire persino derisi”. La parola “guerra, per decenni in Europa quasi dimenticata, è stata riabilitata e, ormai, è entrata nell’attualità, nella quotidianità”.
”Un terzo conflitto mondiale a pezzetti”, è stata la visione del Santo Padre tempo fa, “ma le esortazioni sono rimaste e restano inascoltate”, ha ammesso Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio. “La policrisi può essere superata con la pace” e non con “le tregue” anche se “umanitarie”, che dovrebbero essere utili a congelare la situazione per concludere positivamente le trattative e stoppare i violenti scontri.
I distruttivi conflitti condizionano anche l’ambiente e aprono un ventaglio di crisi. “Non può esistere la guerra dell’uomo contro la natura, in quanto la stessa natura è la radice dell’umanità”, ha rivelato Daniela Padoan, alla guida di ‘Libertà e Giustizia’.
“Le ripercussioni sono evidenti e non è possibile pensare che da una parte ci siano nomi e cognomi da piangere e dall’altra solo numeri per le statistiche”. I più colpiti, naturalmente, sono i civili, le donne e i bambini, coinvolti nei disastri ambientali con i cambiamenti climatici nonostante le dimostrazioni più volte esposte e pubblicate dalla scienza insieme alle indicazioni sulle responsabilità e veder violati alcuni “diritti fondamentali”, fra cui quello “all’acqua, all’alimentazione e all’alloggio”, ha affermato Marica Di Pierri, dell’associazione ‘A Sud’. Parallelamente sui cambiamenti climatici, causati soprattutto dalle fonti fossili, negli ultimi tempi sembra “aumentare il negazionismo” anche al cospetto delle ripetute attestazioni “dei ricercatori e degli scienziati”.
L’incontro, sostenuto dalle ACLI, dall’ARCI, da ‘Libertà Giustizia’, dalla Rete Italiana ‘Pace e Disarmo’, da ‘Salviamo la Costituzione’, dalla Comunità di Sant’Egidio e da ‘Volere la luna’, ha avuto un ampio perimetro, ma con il comun denominatore fissato all’estrema attualità e ai relativi riflessi sull’intero pianeta, in particolare all’Europa anche per la vicinanza geopolitica, l’Ucraina e il Medio Oriente. L’economista Emiliano Brancaccio vede e comunica un interesse “spartito fra Cina e Stati Uniti, che non sarebbe più in grado di garantire il progetto economico nell’area mediorientale dopo la balbuziente procedura della cosiddetta ‘Via della Seta’, utile alla Cina per il commercio con l’Europa attraverso la ferrovia, da cui anche il nostro Paese ha ritirato l’adesione. Fragilità da Est ad Ovest di un piano mai apprezzato dagli Stati Uniti. Altrettanta è emersa nel caos israelo-palestinese di Hamas”. Gaetano Azzariti chiede se “l’esercito di Hamas può essere considerato ‘regolare’ come fosse di uno Stato o se, invece, dovrebbe essere qualificato come terrorista”.
Di “sostenibilità, colonizzazioni e dominio”, ha parlato Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Indicazioni che “non devono costituire un alibi per chiunque”. È necessario ricordare che “l’uomo è il custode della Terra e non il padrone come, invece, sembra dai molteplici comportamenti”.
La teologa Teresa Forcades, suora benedettina, ha affrontato il delicato tema di ‘Povertà, guerre e istituzioni globali’, “uno sguardo dai margini, che, però, non è assolutamente visto”.
“Le tecnologie sono una serie di sistemi e dispositivi realizzati solo dopo la nostra nascita”. I precedenti, quelli trovati e utilizzati sono già scoperti, per cui dati per scontati. “E raccolgono, verificano e analizzano dati e informazioni, che, comunque, condizionano la nostra quotidianità, ma, occorre sempre tener presente l’intervento, l’impostazione e il controllo umano. In fondo sono ‘macchinette’ e non ‘colleghi'”, ha ribadito la giornalista scientifica Simona Regina.
Prima dell’ultimo segmento gestito dal sindaco di Marzabotto Valentina Cuppi, il coordinatore delle iniziative della Rete Italiana ‘Pace Disarmo’ Francesco Vignarca ha informato la platea sull’attività dell’industria bellica e sulla globale militarizzazione partendo dal comune presupposto che “essere più armati conduca all’automatica conclusione di essere maggiormente sicuri, ma non è proprio così”. In pochi anni il settore ha quasi raddoppiato il giro d’affari, che ha toccato “i 2 mila e 240 miliardi di dollari”. I conflitti sul pianeta sono “aumentati del 14%”. Per la sicurezza, invece, è stimata”una flessione del 5,4%. Nel 2023 per le armi, nei soli paesi dell’Unione aderenti alla NATO, l’investimento sarà di 65 miliardi di euro”. La proiezione degli osservatori, comunque, continua a mostrare segni positivi, “10 miliardi di euro in Italia nel 2024, quando nel 2019 la quota era a 4 miliardi di euro”. Al bando le temibili mine antiuomo. Una decisione che “ha rimesso al centro l’uomo o, forse, la dignità dell’umanità”.
Le guerre hanno anche un’altra caratteristica negativa, quella di contribuire all’inquinamento dell’aria. Le emissioni delle forze armate nell’atmosfera alimentano “la situazione globale per il 5%”.
Emblematica l’immagine del manifesto che ha affiancato l’iniziativa, in cui è visibile la spaccatura della crosta terrestre, che qualcuno tenta di ricomporre, di ricostituire con tre fettucce di un largo e vistoso scotch di colore rosso.

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