Medicine da esportazione

Farmindustria. Nel 2022 andamento positivo per produzione, investimenti, commercio internazionale, ricerca e occupazione

 

“L’industria farmaceutica è strategica, in quanto risponde a esigenze di salute, crescita, sicurezza nazionale ed efficienza della spesa pubblica evitando costi nelle altre prestazioni sanitarie e di welfare. Un settore che ha consentito ai cittadini di vivere di più e meglio in Italia. In una decina d’anni le persone che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono un milione e 200 mila in più, praticamente due-su-tre. Trent’anni fa erano uno-su-tre. L’83% di questo progresso è dovuto ai nuovi medicinali. Le persone curate con soluzioni innovative contro l’epatite C, quindi guarite, sono 260 mila. I farmaci ‘orfani’ disponili sono aumentati, da 7 nel 2007 a oltre 120”. I farmaci ‘orfani’, citati per la prima volta nel 1983, sono quelli che potenzialmente sono utili per trattare una malattia rara, ma non hanno sufficiente mercato per ripagare le spese di sviluppo. “Nell’ultimo ventennio la mortalità è diminuita del 28% e per le malattie croniche del 41%. Gli antibiotici consentono di contrastare le infezioni resistenti e le vaccinazioni hanno permesso di eliminare malattie e di avere il controllo su altre contenendo l’incidenza e la mortalità in modo da salvare molte vite come è stato per il Covid-19″. Il presidente Marcello Cattani, che nell’intensa relazione ha reso noti i dati dell’industria “farmaceutica dell’Italia, ormai protagonista in Europa”, ha illustrato l’attuale situazione e ha rilevato considerazioni e richieste ai rappresentanti del Governo, delle amministrazioni pubbliche locali, delle aziende sanitarie, delle organizzazioni sindacali e di tutti gli operatori del settore presenti all’annuale Assemblea di Farmindustria.
‘L’industria farmaceutica in Italia. Un’eccellenza europea tra innovazione e sfide globali’, è stato il riferimento dell’incontro targato 2023, a cui hanno portato il contributo i ministri dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini; per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR Raffaele Fitto; della Salute Orazio Schillaci e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il presidente regionale della Campania Vincenzo De Luca. Le cifre sciorinate dal presidente dell’Associazione dell’industria del farmaco Marcello Cattani confortano l’intera attività, “49 miliardi di euro di produzione nel 2022, dei quali 47 miliardi e 600 milioni di euro di export e 3 miliardi e 300 milioni di euro investiti anche in ricerca e sviluppo con una crescita occupazionale nell’ultimo quinquennio del 9%, aumentata dai giovani, +16% e dalle donne, +13%, che portano la presenza a 44% del totale. 68 mila e 600 i dipendenti” operativi a vari titoli e funzioni in aziende “che sono all’avanguardia per gli standard di sostenibilità e nel welfare, in modo da assicurare la conciliazione fra vita e lavoro”.
L’industria farmaceutica, che garantisce quasi il 2% del Prodotto Interno Lordo, ha annunciato per i prossimi cinque anni altre risorse per favorire la ricerca, la salita del PIL di un altro punto percentuale e il livello di occupazione stimato in almeno 20 mila addetti. Tutto compreso. Direttamente nelle relative aziende e nelle imprese coinvolte. Marcello Cattani ha anche sottolineato che “è il momento per sviluppare una nuova visione in funzione di una crescita e di un veloce recupero da parte del nostro Paese del gap competitivo con le altre realtà internazionali in un sistema a misura di paziente e rivolto al futuro”. All’Auditorium di via della Conciliazione il vertice di Farmindustria ha ribadito che “il Made in Italy è un patrimonio da sostenere e sviluppare, da considerare e inserire nei prossimi progetti per il Paese e per i territori. Nella competizione internazionale è necessaria maggiore Europa nel mondo e più Italia in Europa per allettare investimenti, innovazione, mettere in sicurezza e ricostruire filiere strategiche in modo da diminuire la dipendenza dei principi attivi e intermedi dall’estero”.
La categoria chiede “una revisione della legislazione farmaceutica europea per la proprietà intellettuale per non diminuire la qualità delle cure, per la gestione della spesa e una riforma dell’AIFA”, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Per le nuove generazioni sono disponibili alcune iniziative destinate e riservate alle classi delle medie superiori e degli Istituti Tecnologici Academy e delle università per l’orientamento, la formazione e l’occupazione.
Nel 2022 l’Italia del farmaco è stata fra i paesi leader in Europa con Belgio e Germania per valore della produzione. Negli ultimi dieci anni le esportazioni sono lievitate del 176%, il 9,3% del manifatturiero. Il nostro Paese vanta specializzazioni nei farmaci biotecnologici e di sintesi chimica, nelle terapie avanzate, nelle malattie rare, nei vaccini e nei plasmaderivati. Oltre 700 milioni di euro sono destinati agli studi clinici, che consentono ai pazienti di usufruire di terapie innovative prevalentemente nelle strutture del Servizio Sanitario
Nazionale. Per ogni euro investito dalle imprese il beneficio per il SSN è triplicato.
Il 40% del settore è composto da imprese a capitale italiano, di ogni dimensione e a forte radicamento sull’intera nostra penisola. Il Lazio è la seconda regione per occupati dopo la Lombardia, ma leader nell’export. Nel sud operano complessivamente 13 mila e 500 persone. Altro risultato positivo: un euro per la vaccinazione produce guadagni per 54 euro, in quanto sono evitate malattie e assenze dal lavoro.
Imprese del farmaco coinvolte anche nella transizione ecologica. In dieci anni le aziende hanno ridotto i consumi del 37% e le emissioni inquinanti del 34%. Per l’ISTAT il settore è ai primi posti fra i manifatturieri per numero di attività sensibili alla sostenibilità ambientale.
L’Europa da tempo perde quota rispetto agli Stati Uniti e alla Cina e, attualmente, emerge anche la concorrenza di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Singapore che offrono opportunità e attrattive per i giovani ricercatori. La spesa farmaceutica, fra pubblica e privata, è di un euro e cinquanta centesimi al giorno ed è inferiore del 20% rispetto ai principali paesi europei e sale al 30% considerando che la popolazione italiana è più anziana. “Dipende dai prezzi mediamente inferiori”.

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