Una passerella al di sotto dell’orizzontale stradale della piazza per camminare e vedere la storia. Di Roma. Antica. Interventi di riqualificazione completati all’Area Sacra di largo di Torre Argentina con il determinante contributo del Gruppo Bulgari e le competenti indicazioni della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Il percorso predisposto consente di visitare l’intera area archeologica e ammirare le fasi della vita dall’età repubblicana attraverso l’epoca imperiale e medievale. Uno scenario suggestivo dei resti dei templi dell’Area Sacra che possono essere ammirati e scrutati dagli interessati, ma anche dai semplici curiosi, in ogni particolare, dai materiali alle varie sequenze realizzative. Al tradizionale taglio del nastro hanno partecipato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’amministratore delegato della maison Jean-Christopher Babin, l’assessore alla Cultura Miguel Gotor e il sovrintendente Claudio Parisi Presicce. L’ingresso è in via di San Nicola de’ Cesarini e l’accesso è consentito anche a chi ha difficoltà motorie e ai passeggini, in quanto sono stati eliminati i dislivelli e le barriere architettoniche proprio con la posa delle passerelle. Una pedana faciliterà lo spostamento dal piano stradale all’Area Sacra. Il sostegno del Gruppo Bulgari è stato quantificato in quasi 500 mila euro in seguito alla convenzione siglata nel 2014 con il Campidoglio, che ha consentito di effettuare una serie di interventi di riammodernamento del patrimonio storico-architettonico-archeologico. In pratica l’ulteriore donazione è stata aggiunta al residuo dei quasi 485 mila euro utilizzati per il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, come indicato nell’accordo, con il quale era stato stabilito che l’eventuale eccedenza venisse destinata ad altri qualificati lavori sul patrimonio culturale di Roma Capitale. Per il perimetro di largo di Torre Argentina, quindi, l’investimento è stato di una cifra vicina al milione di euro, come riportato dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali. Le zone espositive riguardano il portico della medievale Torre del Papito e gli spazi sotto via di San Nicola de’ Cesarini dove sono state allestite numerose testimonianze recuperate nel corso degli scavi e degli interventi dello scorso secolo, fra cui frammenti di epigrafi, sarcofagi, decorazioni architettoniche e un paio di teste di statue gigantesche, probabilmente di divinità ammirate e venerate nell’Antica Roma. Il percorso è arricchito dai pannelli bilingue, in italiano e in inglese, sia illustrativi che fotografici. Per chi ha problemi alla vista sono stati predisposti un paio di grandi ‘lavagne’ tattili in italiano e in inglese e in braille con le indicazioni dell’intero complesso e dei singoli monumenti e con la rilevazione di un paio di reperti scansionati in 3D. È stata apportata una illuminazione sull’intera passerella e nei paraggi dei reperti espositi e nello spazio museale. Sulla strada è stata predisposta al portico della Torre del Papito. L’ingresso è previsto dal martedì alla domenica nella fascia oraria oscillante fra le 9 e 30 e le 19 con l’ora legale, chiusura anticipata alle 16 nell’altro periodo. La biglietteria e la libreria sono in piazza de’ Calcarari. La piazza lastricata e i quattro templi sono riaffiorati fra il 1926 e il 1929 nel corso dei lavori di demolizione dell’area compresa dai vertici di via del Teatro Argentina, via Florida, via San Nicola de’ Cesarini e corso Vittorio Emanuele II per la costruzione di nuovi edifici. Ancora non sono stati ben collocati nel tempo e a chi sono stati dedicati i templi: uno, forse del III secolo avanti Cristo, era rivolto a Feronia; un altro, sempre del III secolo avanti Cristo, in onore di Giutuma; il terzo degli inizi del II secolo avanti Cristo, sarebbe stato riservato alle Ninfe e, l’ultimo, della fine del II secolo avanti Cristo pensando alla dea della Fortuna. Alla metà del I secolo avanti Cristo dovrebbe risalire il complesso dei Portici di Pompeo, adiacente all’Area Sacra, nella cui Curia è stato consumato l’agguato risultato fatale a Giulio Cesare. L’incendio dell’80 dopo Cristo ha danneggiato gran parte dell’area risanata dall’imperatore Domiziano con pavimentazione in travertino, che sono ancora visibili. Poi, intorno al V secolo, l’abbandono e la trasformazione degli edifici, la costruzione di una Chiesa, che nel 1132 è stata intitolata a San Nicola con la denominazione aggiuntiva prima di de’ Calcarari e, quindi, di de’ Cesarini.
|