L’accoglienza dei gesuiti

Presentato il Rapporto del Centro ‘Astalli’, che nelle otto strutture sulla nostra penisola ha assistito oltre 18 mila persone sfuggite ai conflitti

 

‘Accompagnare, servire, difendere’. Tre azioni indicate da Pedro Arrupe, l’allora Padre Generale della Compagnia di Gesù, che nel 1980, profondamente colpito dalla tragedia di migliaia di ‘boat people’ vietnamiti in fuga dal proprio paese, aveva sollecitato interventi per alleviare le vittime di quella situazione. L’anno dopo, nel 1981, a Roma, un via degli Astalli, a pochi passi dalla centralissima piazza Venezia, quei messaggi sono stati ripresi e valorizzati, ma non solo per gli scampati nel sud-est asiatico. Il Centro ‘Astalli’, così, è diventato il servizio dei Gesuiti per i rifugiati e da oltre quarant’anni è impegnato quotidianamente in attività che hanno proprio quegli obiettivi: accompagnare, servire, difendere. Indirizzo accolto e consiglio raccolto. Nel settembre del 2013 Papa Francesco visitando la mensa del Centro ha ricordato il gesuita spagnolo di Bilbao Arrupe come “profeta di una delle sfide più grandi per l’umanità”.
Nella capitale, nello spazio dedicato al regista Luigi Squarzina del Teatro ‘Argentina’, è stato ufficialmente presentato l’annuale Rapporto del Centro ‘Astalli’, che mostra dati e rilievi nelle otto strutture operative nel nostro Paese, a Bologna, Catania, nella campana Grumo Nevano, a Palermo, Padova, Roma, Trento e Vicenza. Il gesuita Camillo Ripamonti, dal 2004 presidente del Centro, ha sottolineato come “nel 2022 sono state assistite almeno 18 mila persone, quasi 10 mila solo nella capitale”. E, per comprendere ancora meglio l’imponente attività, sono l’imponente attività, sono a disposizione le cifre: oltre 46 mila pasti distribuiti a Roma, da dove tutto ha avuto inizio; almeno 9 mila colazioni offerte a Palermo; un migliaio di frequentatori nella scuola per imparare la lingua italiana; quasi 10 mila le visite ambulatoriali, di cui più di 8 mila solo a Roma nel Centro SaMiFo, Salute dei Migranti Forzati e le altre nelle città siciliane.
Accompagnare, servire, difendere, sono i tre capitoli del Rapporto, ma anche accogliere le migliaia di volti e di sguardi e raccogliere le storie e le esperienze, possibilmente di tutti, in quanto ognuno ha la personale vicenda vissuta in qualche parte del pianeta prima di arrivare in Italia, al Centro ‘Astalli’. Al di là delle indicazioni iniziali di Pedro Arrupe all’ultracinquantenne padre gesuita brianzolo risuona la domanda di Papa Francesco, ‘Dov’è nostro fratello e nostra sorella nel mondo?’, formulata quel giorno di dieci anni fa. Sugli interventi per i rifugiati, fra l’altro, è stata stampata una minipubblicazione, ‘Una nuova rotta per l’umanità’. Una quarantina di pagine per raccogliere le parole espresse da ‘Papa Francesco ai rifugiati dal 2013 al 2023’.
“È in fuga nostro fratello e nostra sorella. Nel 2022 è stata superata la soglia dei 100 milioni di migranti, che sono stati costretti a lasciare la rispettiva terra e la propria casa”, ha rilevato padre Camillo Ripamonti. In pratica è come se una coppia di nazioni popolate al pari dell’Italia fossero in viaggio alla ricerca di un posto meno martoriato. Dopo quello degli anni Novanta nella ex Jugoslavia il conflitto è ritornato in Europa, in Ucraina, ma continua in altre aree del pianeta. Almeno una sessantina. “Una guerra a pezzetti”, l’aveva classificata Papa Francesco. “Un mondo in continua fuga” dalla morte e dalla distruzione. ‘Dov’è nostro fratello e nostra sorella nel mondo?’. Sono in fuga o “bloccati alle frontiere, alcune volte impossibilitati a sfuggire a quel futuro senza alternative”. Dall’approfondimento, testimoniato da 120 pagine, emerge anche che “molti sono posti ai margini a causa di norme, ritardi e procedure, alcune modificate fra la richiesta e l’esito”. Tutto questo provoca difficoltà sia nella ricerca di una occupazione che di un alloggio. “Il rischio è che diventino dei ‘senza fissa dimora’” con l’inevitabile e immaginabile conseguenza. “Accoglienza e integrazione” sono la faccia della medesima moneta. “Nel 2022 il sistema è riuscito a risolvere per 107 mila 677 persone, ma la maggior parte è stata offerta dai ‘CAS’, i ‘Centri di Accoglienza Straordinaria’, che non sempre garantiscono servizi essenziali nei percorsi di accompagnamento”. Il Centro lo scorso anno ha assistito “l’1% di questa popolazione, 1.308 persone e a Roma, in alcune strutture, è stato raggiunto anche il 50%”. Le due principali vie di accesso per l’Italia e, quindi, per l’Europa sono quella del Mediterraneo e della cosiddetta ‘rotta balcanica’ con il passaggio terrestre a nordest della nostra penisola.
Lo scorso anno la traversata nel Mediterraneo sarebbe stata fatale per 2.365 persone. Per il PRAB, il Protecting Rights at Bordes, i respingimenti terrestri alla frontiera sarebbero stati almeno 6 mila, di cui il 12% minori. A sentire Frontex gli attraversamenti irregolari alle frontiere dell’Unione Europea sarebbero stati 330 mila, il 64% in più rispetto al 2021. I migranti sarebbero soprattutto di nazionalità afghana, algerina, marocchina, nigeriana, siriana e turca. Gli ucraini arrivati in Italia a causa del conflitto con la Russia sarebbero 170 mila, per lo più alloggiati da connazionali, parenti e amici già nel nostro Paese è solo il 20% nel circuito dell’ accoglienza, secondo le rilevazioni della Protezione Civile.
All’illustrazione del Rapporto, il ventiduesimo della serie, era presente, fra gli altri, anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi, al vertice della Conferenza Episcopale Italiana. “La richiesta costante di volontariato mostra una società civile pronta al cambiamento, disponibile ad accogliere i rifugiati e a ripensarsi aperta e solidale”. Oltre settecento i volontari impegnati nei molteplici riferimenti sulla nostra penisola del Centro ‘Astalli’.

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