4.339.137.530,77 euro da investire, quasi equamente sparsi fra le regioni del nord e quelle meridionali del nostro Paese e un po’meno nelle aree comprese dai confini di Abruzzo, Lazio, Marche, Molise, Toscana e Umbria. Quasi tremila i progetti proposti dall’ANBI, l’Associazione nazionale dei consorzi, gestione tutela e territorio ed acque irrigue, di cui 858 pronti ad essere realizzati. Progetti praticamente esecutivi, che hanno concluso l’iter e sono in attesa di essere finanziati. L’occasione da cogliere per salvaguardare maggiormente il territorio e la raccolta e la distribuzione delle acque potrebbe essere rappresentata dalle somme in arrivo dall’Europa, ma vincolante alla concretizzazione delle proposte entro il 2026. ‘Resilienza ai cambiamenti climatici, transizione ecologica, recovery fund, green deal: le proposte concrete ed immediate dei consorzi di bonifica’ sono stati gli argomenti affrontati in una sala del riferimento romano dell’ANBI, a cui hanno partecipato il presidente e il direttore generale Francesco Vincenzi e Massimo Gargano; i sottosegretari alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, alle Infrastrutture e ai Trasporti e all’Ambiente Giuseppe L’Abbate, Salvatore Margiotta e Roberto Morassut; i rappresentanti di alcune commissioni parlamentari Filippo Gallinella, Giampaolo Vallardi e Susanna Cenni; il responsabile del Dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri Fabrizio Curcio e il segretario generale dell’Autorità di Bacino Erasmo D’Angelis. Francesco Vincenzi ha ricordato la fragilità dei territori della nostra penisola e l’importanza della funzione e degli impegni dei consorzi “per tutelare il prezioso liquido, i canali, i torrenti, i fiumi e i boschi”. Il piano dell’ANBI sarà illustrato nelle prossime settimane in altre città del nostro Paese, fra cui a Bologna con la partecipazione del presidente della Conferenza Stato-Regioni e dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini; a Spoleto con la presenza della guida regionale Donatella Tesei; a L’Aquila dove sono ancora visibili le dannose testimonianze del terremoto; a Genova, in cui da poche settimane è stato inaugurato il ponte e a Matera. Un po’ tutti hanno ribadito la necessità di evitare interventi finanziari ‘a pioggia’ e di una semplificazione per l’approvazione e la concretizzazione dei progetti. Gli interventi dovrebbero riguardare anche le vie dell’acqua, oltre 700 chilometri, alcune ormai non più visibili, essendo trombati o invasi e infestati dalla vegetazione e dai rifiuti, compresi quelli cosiddetti ingombranti indiscriminatamente abbandonati. Il piano varato dall’ANBI stima in quasi 21 mila e 700 i posti di lavoro nelle varie sezioni di manutenzione straordinaria, interventi nei bacini e per il completamento delle necessarie opere. In particolare nel sud potrebbe essere opportunità occupazionale per 9 mila e 498 operatori, nel settentrione per 8 mila e 922 persone e nelle zone del centro-Italia per 3 mila e 273 specializzati. Questa all’orizzonte, per gli amministratori pubblici, potrebbe essere “una prova senza appello”, in modo da dimostrare la capacità di progettazione, di realizzazione e di opportuna spesa anche “per aumentare la produttività con l’acqua e l’energia”.
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