54 anni, originario della lombarda Crema, impegnato nel settore produttivo, Carlo Bonomi sarà il nuovo presidente della Confindustria. È stato designato nelle ultime ore a larga maggioranza dai consiglieri dell’associazione industriali. 123 i voti a favore sui 183 complessivamente disponibili. Gli altri sono finiti a Licia Mattioli, ex riferimento degli industriali torinesi. L’elezione di Bonomi dovrebbe essere confermata nel corso dell’assemblea prevista per il prossimo 20 maggio. Prima, il 30 aprile, dovrebbe essere giudicato e votato il team di collaboratori proposto da Bonomi, che, in caso di via-libera, diventerà il settimo lombardo a guidare la struttura di viale dell’Astronomia. Presidente di Assolombarda, che rappresenta gli industriali di Milano, Lodi e la Brianza, Bonomi, trentunesimo leader dell’associazione dell’EUR, alla vigilia era il favorito. Succede a Vincenzo Boccia, che ha ricoperto l’incarico nell’ultimo quadriennio. Il mandato di Bonomi inizierà in un particolare periodo, in cui “il PIL nazionale potrebbe precipitare in una tremenda voragine, con un passivo di quasi il 10%”. Le prime dichiarazioni di Bonomi sono state abbastanza eloquenti, basate sulla “difesa del settore, dell’innovazione, di una riapertura delle attività produttive, ma in assoluta sicurezza, a garanzia della salute pubblica”, in questa terribile fase contrassegnata dal temibile Coronavirus. Richiesta la cooperazione fra pubblico e privato, “simile a quella utile all’Italia per assorbire i colpi del secondo conflitto mondiale, del terrorismo, dell’inflazione, del rischio di insolvibilità causa della crisi del 2011”. Bonomi ha sollecitato la classe politica ad assumere la responsabilità di indirizzare il Paese verso l’uscita da questa pericolosa impasse, anche “se sembra smarrita la strada su cui percorrere”, soprattutto in relazione alla cosiddetta ‘seconda fase’. A sentire Bonomi, “far indebitare le imprese non è il miglior piano” per una ripartenza produttiva , economica e sociale. E, nel contempo, sarebbe utile “eliminare i pregiudizi verso il mondo industriale”.
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