In vista dell’appuntamento con le urne per il rinnovo del Parlamento iniziano ad essere molteplici gli incontri e i convegni, come quello promosso al Palazzo della Cooperazione di Roma da Riformismo e Solidarietà, ‘Per un’altra Europa’, alla presenza, fra gli altri, dell’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dei rappresentanti dell’ABI, l’Associazione delle Banche Italiane e della Confindustria. La serie degli interventi è stata aperta da Sergio Fabbrini, direttore della LUISS School of Government, che ha ricostruito le varie fasi dell’andamento europeo, in particolare nel corso della ben nota crisi economica. Europa trascinata maggiormente nelle indicazioni delle valutazioni dei conti dei singoli paesi più che delle prospettive politiche. Fabbrini non ha mancato di ricordare, che una delle opportunità sarebbe una specie di trasformazione in una Unione federale, tipi quella degli USA o della Svizzera. Da considerare anche la scelta con il referendum dell’uscita dall’Unione della Gran Bretagna, una “nazione pesante”, generalmente, sia dal lato economico che politico. I cittadini, intanto, negli ultimi giorni, hanno scosso i vertici politici inglesi chiedendo un’altra consultazione consultiva, in quanto non sarebbero più convinti della precedente scelta. O, forse, hanno verificato che le motivazioni esposte da chi sosteneva la Brexit non sarebbero realizzabili. E, poi, Londra deve sempre tenere in considerazione le preferenze più o meno oscillatorie del Galles, dell’Irlanda del Nord e della Scozia. L’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni con un passato anche alla Farnesina ha rivolto l’interesse sulle effettive questioni che l’Unione sarà chiamata ad affrontare soprattutto le difficoltà economiche e quelle relative all’esplosione dei flussi migratori, che potrebbero portare ad una emergenza sociale. Per Gentiloni, comunque, la tornata elettorale del 26 maggio del 2019 potrebbe ruotare intorno alla risposta di un eventuale quesito, che inizia ad essere tambureggiante, Europa si o no? “A guardare gli ultimi sondaggi, in Italia solo uno su cinque avrebbe voglia di uscire dall’Unione e il 10% dalla moneta unica” per una retromarcia verso la mai dimenticata lira. Per Gentiloni le prossime consultazioni elettorali sarebbero una specie di referendum, anche in Italia. Da una parte gli europeisti e dall’altra i sovranisti. E gli schieramenti sono trasversali fra seguaci delle varie colorazioni politiche. Delicati gli argomenti sull’agenda, fra cui l’aggiornamento del capitolo ‘immigrazione’ per l’accordo di Dublino per i rifugiati; i corridoi umanitari, i flussi, le quote e l’integrazione. “La contrapposizione sarebbe da evitare, da aggirare”, ha sostenuto Marcella Panucci, direttore generale della Confindustria. Rivelate anche maggiori intese delle realtà produttive fra i paesi europei rispetto a quelle politiche, in quanto gli interessi e gli obiettivi sono più ravvicinati per le attività imprenditoriali. Una coesione per consentire una lievitazione dell’occupazione “nelle quattro regioni del sud Italia”, meridionalissime anche nella particolare graduatoria fra le 270 del continente. Immancabile anche il richiamo alla “sicurezza davanti a minacce esterne” per “una difesa comune”. Il segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati Luca Visentini ha indicato le proposte da presentare ai candidati al Parlamento, che riguardano, in particolare, l’occupazione; la crescita dei salari e degli investimenti pubblici; una maggiore attenzione sull’economia circolare e le cause dell’ambiente; una estensione dei diritti su integrazione e tolleranza a favore della giustizia sociale e l’allargamento dell’inclusione e dell’utilizzo delle tecnologie. Inevitabile “una politica per regolare i flussi migratori per evitare reazioni” della cittadinanza. Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, ha ribadito la necessità di evitare la distinzione e il confronto ad ogni livello fra istituti di credito o, comunque, il sistema delle banche e quello dei rispettivi paesi. Marco Venturelli di Confcooperative ha richiamato l’interesse su nuovi modelli di impresa e di investimenti congiunti fra pubblico e privato con il coinvolgimento anche del mondo cooperativo. Per il presidente di Riformismo e Solidarietà Pier Paolo Baretta la percezione degli elettori riguarda la richiesta di un’altra Europa per modificare l’attuale situazione. Affrontare, quindi, la questione della governance “con coraggio e decisione”. Trovare un “punto di sintesi federale” e un nuovo rapporto fra stati e Unione e un modello sociale migliore, di crescita, di sviluppo e di diritti.
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