Di ‘Cultura come diritto di cittadinanza: radici costituzionali, politiche e servizi’ si è parlato a Roma nell’accogliente sala dell’Associazione Civita, che ha promosso e organizzato l’incontro in collaborazione con l’A&A Studio Legale con base operativa nella capitale e ramificazione anche a Milano. All’importante appuntamento hanno partecipato, fra gli altri, amministratori pubblici, avvocati, il direttore generale dei Musei del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Antonio Lampis e il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese. La serie degli interventi è stata aperta dai rappresentanti delle strutture organizzatrici, Nicola Maccanico per l’Associazione Civita e Gianluca Albè dell’A&A Studio Legale. Ad allargare e approfondire l’argomento ha provveduto proprio Cassese seguendo la linea dell’articolo 9 della Carta, nel settantesimo anniversario, in cui è precisato che ‘la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. L’atteso intervento è stato articolato in cinque essenziali capitoli attorcigliati al tema e soprattutto riferiti alla mutazione avvenuta nel corso degli anni. Un aspetto riguarda il passaggio dall’impianto della nazione a quello universale, dalla cultura con una identità circoscritta alla transnazionale, oltre i confini, arricchiti dagli interventi e dalla collaborazione di storici e linguisti. Questo riguarda anche la disponibilità. Un diritto dell’uomo e dell’umanità. La seconda trasformazione, per l’ex Ministro della Funzione Pubblica nell’allora Governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, riguarda il cambiamento dalla frammentazione alla dimensione unitaria, con l’obiettivo anche di riqualificare l’ambiente che ospita l’opera oltre al semplice e opportuno restauro. Ricostituire l’area del bene. Dall’uso alla conservazione. L’attenzione per una esposizione prolungata con la visione rivolta all’eternità. E, poi, dall’uso personale a quello di tutti, della comunità attraverso varie fasi, fra cui, la cura, la vigilanza e la fruizione. L’ultimo punto fissato dall’ottantatreenne giurista e accademico della provincia irpina riguarda il passaggio dalla separatezza all’interconnessione come sviluppo anche economico con il coinvolgimento di più ministeri per un servizio culturale in continuo movimento ed evoluzione. All’appuntamento romano sono intervenuti anche Gian Paolo Manzella, assessore allo Sviluppo Economico, al Commercio e all’Artigianato, alle Start-Up e all’Innovazione della Regione Lazio e Antonella Àgnoli, responsabile alla Cultura, alla Creatività e alla Valorizzazione del Patrimonio Culturale della Città di Lecce, che hanno ricordato alcune delle iniziative promosse nelle rispettive realtà territoriali di competenza. La serie degli interventi, coordinati dall’avvocato Francesco Caroleo, hanno riguardato anche le differenze di accesso ai servizi culturali rilevati annualmente dall’ISTAT e dall’OCSE, che portano a esclusioni sociali ripetute, radicate e crescenti. I servizi culturali nel nostro Paese sono stati considerati in numerose occasioni non essenziali e sacrificabili, in particolare al cospetto di una sempre più vincolante e avara finanza pubblica, soprattutto a livello locale. Una delle priorità della Commissione Europea, invece, è di sostenere l’accesso e la partecipazione alla cultura attraverso opportune strategie.
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