I cibi recuperati

Giornata Mondiale dell’Alimentazione decisa dalla FAO per superare la fame nel mondo e ridurre gli sprechi

I dati sono stati resi noti dalla FAO, che ha fissato per il 16 ottobre di ogni anno una significativa Giornata Mondiale dell’Alimentazione anche per sostenere l’obiettivo del 2030 per l’ambiziosa ‘fame zero’. Sull’intero pianeta annualmente una montagna di alimenti va sprecata, stimata in un miliardo e 300 milioni di tonnellate. Un/terzo della produzione finisce nella discarica, quasi equamente suddivisa fra i paesi industrializzati e quelli in Via di Sviluppo. “Un insulto alla miseria e alle necessità”, assolute, salvavita, che gli esperti hanno calcolato, in soldoni, in oltre 2 mila miliardi di euro. La disponibilità potrebbe soddisfare fra gli 8 e i 9 miliardi di persone. Ben al di là dell’attuale affollamento terrestre. Teoricamente, perché in pratica non è così, dato che una parte, una consistente parte del mondo, patisce e soffre, anche fatalmente e tragicamente, di malnutrizione o, addirittura, di parziale o completa astinenza di quotidiani pasti sufficienti per la sopravvivenza.
Un paradosso planetario, fastidioso, indisponente, rispecchiato anche in Italia. Per il Politecnico di Milano nella nostra penisola finiscono fra i rifiuti alimenti per un valore di quasi 12 miliardi e 600 milioni di euro. Lo spreco domestico, casalingo, insomma, delle famiglie, oscilla sul 47% del totale, che riguarda anche la produzione, l’industrializzazione, la distribuzione e la commercializzazione, ma in minima parte, in quanto i vari settori sono particolarmente avanzati nelle tecniche per non subire perdite economiche e mancati incassi. La dispersione domestica italiana, comunque, arriva a 85 chili a persona per un valore complessivo di 6 miliardi di euro.
Dalla parte sociale e sanitaria emerge che una persona su tre soffre di malnutrizione e da un’altra una su otto risulta sovrappeso o, peggio, obesa. Difficoltà o problemi di riassetto distributivo. In generale solo il 9% degli alimenti sono recuperati e offerti a chi è in evidente difficoltà, anche attraverso associazioni pubbliche, religiose e private.
In Italia è stata varata nel 2016 la ‘legge antispreco’ promossa dalla parlamentare Maria Grazia Gadda. Moltiplicate le iniziative per recuperare cibi ancora utilizzati e anche quelli cucinati, ma ancora commestibili. Eccedenze, che possono essere offerte a nuclei familiari devastati economicamente e alle mense caritatevoli. Il Comune di Roma, a questo proposito, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il consorzio LIFE-Food.Waste.StandUp, coordinato da Federalimentare, in collaborazione con Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori. L’iniziativa è sostenuta anche dalla Commissione Europea nell’ambito del programma per l’Ambiente e l’Azione del Clima.
Meno alimenti sprecati e calo della quantità di rifiuti da raccogliere e smaltire. Una parte degli alimenti non più utilizzabili per il consumo umano finirà al Bioparco, anche in seguito alla positiva conclusione della fase sperimentale. Il Campidoglio ha rilevato che ogni municipio della capitale avrà il relativo punto di riferimento per una raccolta dai centri di vendita della grande distribuzione e anche dai ristoranti continua, costante e puntuale per assicurare un’opportuna e quotidiana consegna per soddisfare esigenze e necessità, fra l’altro, sempre crescenti.
In Italia finiscono nei cassonetti oltre 5 milioni di tonnellate di alimenti, l’equivalente del 15,4% dei consumi, una quantità sufficiente a sanare le condizioni di tutte le famiglie in stato di assoluta povertà.

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