Alveari di monitoraggio

Carabinieri, Comune e FAI per ‘Apincittà’. Raccolta di dati per valutare la condizione ambientale della capitale

“…vola, vola, vola, vola, vola l’ape Maia, gialla e nera, nera e gialla e tanto gaia…”: è l’indimenticabile refrain di una sigla di un cartoon datato, ma tornata improvvisamente d’attualità nel corso della presentazione di una originale e utile iniziativa promossa e griffata dai Carabinieri del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari, dalla Federazione Apicoltori Italiani e dall’amministrazione di Roma Capitale.
Il progetto ‘Apincittà’ prevede una dislocazione ben precisa e strategica degli alveari, in modo di acquisire una serie di dati dall’alto valore scientifico e anche nutrizionale. Le api, infatti, sono ormai riconosciute come un vero e proprio laboratorio naturale della situazione ambientale. Un termometro che registra lo stato generale dell’aria e della flora. Informazioni precise e preziose su quali fioriture della capitale sono maggiormente diffuse e apprezzate dal laborioso volatile, sulla presenza e sulla concentrazione di sostanze più o meno altamente inquinanti e pericolose, come i metalli pesanti, le polveri sottili, le microplastiche e gli idrocarburi policiclici aromatici.
‘Apincittà’ è sostenuto, almeno finora, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche; dall’Istituto Superiore di Sanità; da alcuni atenei, fra cui l’Università del’La Sapienza’ e dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che curerà la complessa analisi riguardante la melissopalinologia, la scienza investigativa per determinare la provenienza botanica di un miele attraverso il riconoscimento dei pollini contenuti all’interno. Il 75% delle piante a fiore, angiosperme, sono bottinate attivamente dalle api. Le mappe polliniche, che i ricercatori devono conoscere, sono composte da quasi 265 mila specie. Per gli altri approfondimenti impegnativi sarà coinvolta la Federazione Apicoltori Italiani.
Inizialmente sono almeno una dozzina le aree cittadine individuate partendo da quella sperimentale predisposta dalla Federazione nel 1980 a Palazzo della Valle, riferimento della Confagricoltura. Tre alveari sono stati attivati nella sede del Comando CUFA dei Carabinieri, che, praticamente, è diventata la ‘postazione laboratorio numero 1’. La rete collaborativa di ispezione potrebbe comprendere le zone di largo Argentina; via Veneto; il Bioparco di Villa Borghese, per una realtà anche didattica per gli studenti; a Villa Wolkondsky, nella sede dell’Ambasciatore della Gran Bretagna; alla Cooperativa Agricola ‘Giuseppe Garibaldi’ di via di Vigna Murata; agli Orti Urbani delle Tre Fontane; alle Mura Latine di via Casilina, ex Pantanella; in via Anagnina e in via Nomentana.
La valutazione dell’ecosistema sarà osservato e approfondito anche dagli amministratori pubblici del Campidoglio attraverso il biomonitoraggio utile ad un miglioramento della sensibilizzazione e dell’educazione ambientale.
Per Raffaele Cirone, presidente della Federazione Apicoltori Italiani, è un modo per valorizzare l’attività e la produzione nazionale, riferimento sempre maggiore per il settore anche degli altri paesi. La moria annuale è evidente e consistente. A sentire Cirone, quasi un/quarto. Al momento gli alveari conosciuti sarebbero un milione e duecentomila. Le cause potrebbero essere collegate al peggioramento dello stato ambientale. La Federazione, istituita nel 1953, ha rilevato anche il crescente numero di furti di alveari, per lo più su commissione. Tendenza confermata dal generale Antonio Ricciardi. Roma apripista ufficiale e organizzato di questo laboratorio, che potrebbe anticipare un “sentiero delle api, con visite guidate e la partenza fissata alle Mura Aureliane”, ha reso noto Edgar Meyer di Roma Capitale.
Altre iniziative, “diciamo spontanee”, ha sostenuto Cirone, “sono segnalate a Milano e a Torino, ma senza alcun riconoscimento ufficiale” di questa agricoltura urbana da poter far diventare ben presto apicultura. E per l’amministrazione monocolore pentastellata del Campidoglio continua questo collaborazione richiesta alla locale fauna per fronteggiare e cercare di superare, anche alcune volte in maniera originale, alcune emergenze cittadine.

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