Carta vincente

Segni positivi anche nel primo quadrimestre del 2018 dall’Associazione degli industriali del settore

Da una parte i positivi risultati registrati nel 2017 e nel primo quadrimestre dell’anno, dall’altra il peso delle difficoltà più volte e periodicamente segnalate e mai affrontate o almeno alleviate se non risolte e superate. Gli industriali della carta nell’annuale Assemblea mostrano e confermano segnali di assoluta vitalità, in particolare nelle esportazioni, che ammortizzano le condizioni nazionali non proprio rosee.
Nella relazione il presidente di Assocarta Girolamo Marchi ha sottolineato alcuni dati essenziali in riferimento anche all’andamento fra gennaio e aprile del 2018, “di una produzione complessiva cresciuta soprattutto nel settore del packaging, +2,3%; degli usi igienico-sanitari, +3,3% e delle carte speciali, +3,9%; in flessione dell’1,1%, invece, quelle grafiche”. Lievita il fatturato, +6,5%, “a parziale recupero dei rincari record dei prezzi delle cellulose”. Le esportazioni assorbono quasi il 45% della produzione e l’Italia è il quarto paese europeo per volumi di carte e cartoni con leadership nel settore per gli usi igienico-sanitari. Il comparto è l’iniziale anello di una più lunga, articolata e variegata catena, che comprende anche l’editoria, la stampa e la trasformazione, in grado di registrare un fatturato annuo di oltre 31 miliardi di euro, quasi il 2% del Prodotto Interno Lordo nazionale per una offerta occupazionale complessiva ormai prossima a quota 690 mila, il 3% di quella dell’intero Paese.
L’Associazione nazionale fra gli industriali della carta, cartoni e paste per carta è stata istituita l’11 maggio del 1888 e proprio quest’anno ha tagliato il fatidico nastro dei 130 anni di attività. 117 le imprese operative in 150 stabilimenti. Marchi non ha mancato di ribadire, alla presenza, fra gli altri, del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, di quello di Legambiente Stefano Ciafani e di ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, Guido Bortoni e del relatore del pacchetto europeo dell’economia circolare Simona Bonafè, i problemi della categoria. Al primo posto il gravio delle spese energetiche non comparabile a quello delle altre nazioni. “Il settore chiede l’azzeramento del gap di prezzo del gas fra l’Italia e l’Europa attraverso il definitivo varo del meccanismo di riduzione degli oneri parafiscali sia con l’ampliamento delle interconnessioni con le aree del nord, TENP, che con i Balcani, TAP.
Il settore, nonostante l’acqua sia uno degli elementi fondamentali per la produzione, è sensibile al consumo idrico. “Al 90% è utilizzata acqua di riciclo, che dopo è restituita all’ambiente”. L’industria cartaria, inoltre, sostiene la certificazione forestale e la maggior parte del legno utilizzato arriva da aree gestite in modo sostenibile. Il settore, fra l’altro, ben consapevole delle limitate risorse, vanta una produzione di oltre il 50% con materiale riciclato. ‘Una politica industriale per l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile’ è stato il filo comune seguito dagli intervenuti coordinati dal vicedirettore di Radio 24 Sebastiano Barisoni. La quantità di materiale proveniente dalla raccolta differenziata è in continua e costante crescita nel nostro Paese, anche se alcune zone rilevano ancora dati inguardabili e impresentabili. Per far salire il livello percentuale e raggiungere target assoluti sarebbe opportuno volgere l’attenzione al lato qualità del materiale da riciclare con investimenti anche per recuperare lo scarto minimo. “L’economia circolare non è soltanto una politica ambientale, ma anche industriale”, ha sostenuto l’europarlamentare Simona Bonafè, che ha posto nella nuova normativa soglie ambiziose costringendo un po’ tutti ad un maggiore impegno nella ricerca e nell’innovazione. Una visione a lunga scadenza per un’Europa in difficoltà con le materie prime e, quindi, alla ricerca di contenere gli scarti in discarica sotto il 10% e trovare nuove risorse. In Italia la carenza impiantistica per la lavorazione e lo smaltimento è rilevante, ma nei paesi dell’Est è ancora maggiore la differenza nella gestione dei rifiuti. Simona Bonafè nel nuovo testo è riuscita a trovare faticosamente l’equilibrio fra le esigenze e le richieste dei vari paesi, ad armonizzare le normative e a uniformare i quattro tipi di calcolo per la raccolta differenziata. “In Italia sarebbe necessaria una omogeneità regolamentare a carattere regionale” e per i ritardi legislativi tira in ballo le responsabilità della politica Stefano Ciafani, alla guida di Legambiente, che da Chiavari vede partire Goletta Verde per la tradizionale ispezione dei litorali e delle coste della nostra penisola.
“Senza una politica industriale non c’è lavoro e senza impresa manca l’occupazione”, ha ricordato Antonio Tajani. “In Italia la green economy è diventata una realtà produttiva in grado di creare importanti opportunità e altre forme e figure professionali”.
Assocarta, comunque, ribadisce ancora che per una completa decarbonizzazione è inevitabile abbattere i costi energetici. Nel nostro Paese la rete di gasdotto è di quasi 30 mila chilometri, ma sarebbe ipotizzabile anche sfruttare positivamente gli scarti nella produzione energetica. Nel contesto europeo l’utilizzazione del gas è condizione essenziale non solo per la competitività dell’industria cartaria, ma anche per assicurare lo sviluppo del riciclo e dell’economia circolare. In Italia, “in una situazione di impossibilità di chiudere il ciclo con li sfruttamento degli scarti per produrre energia, l’utilizzo del gas naturale nell’industria cartaria è inevitabile e senza alternative. Evitare, perciò, il rischio di delocalizzazione delle imprese e investimenti anche italiani all’estero”.

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