La produzione dei cereali

Meeting internazionale a Roma con gli operatori del settore. Nuove aree coltivabili. Previsioni positive per il 2019

Aumenta generalmente la produzione mondiale dei cereali, anche se, in alcuni casi, le aree di coltivazione sono in fase di cambiamento. Lo stoccaggio rimane sugli stessi livelli dell’anno precedente In attesa del raccolto del mais.
Flash internazionale nel corso di RomaCereali, undicesimo Meeting della Filiera Cerealicola, a cui hanno partecipato esperti, osservatori e rappresentanti del settore arrivati da ogni parte del pianeta. Il filo conduttore ha riguardato lo scenario e l’evoluzione del potenziale produttivo e del mercato.
Riflettori rivolti sul Canada, gli Stati Uniti, l’Europa, ma anche sulle zone nordafricane e attenzione al commercio dell’Australia, del Kazakistan, del Messico e della Turchia.
Gli andamenti delle semine e dei raccolti sono diverse sono diversi a seconda dei prodotti. Le previsioni indicano fra il 2018 e il 2019 una conferma delle attuali disponibilità sfruttando li stoccaggio, in modo da ammortizzare la diminuzione estremamente contenuta della produzione, -2,1%.
Le differenze con segno positivo riguardano i consumi e gli usi e il commercio, le compravendite. In flessione, complessivamente, le superfici coltivate, -0,8%, anche se avanzano aree fino a qualche decennio fa quasi insospettabili, fra cui quelle nordafricane, che dovrebbero aumentare intorno al 7%.
La produzione del frumento duro dovrebbe toccare i 37 milioni di tonnellate. La riduzione sarebbe di 3 milioni e 200 mila tonnellate rispetto alla campagna 2016-2017. Il settore avrebbe la compensazione dalla produzione degli Stati Uniti e del Canada.
In Italia le superfici destinate a frumento tenero sarebbero un po’ più di mezzo milione di ettari, +3,7%. In calo, invece, le aree destinate alla coltivazione del mais. Stabili quelle riservate all’orzo. La riduzione degli spazi coltivati e degli investimenti sono condizionati dalla situazione del
meridione e delle maggiori isole, almeno secondo le indicazioni dell’ISTAT. Sui prezzi sono segnalati aumenti medi generalizzati.
L’angolo del riso con l’incremento dello 0,5% della produzione nel 2018, 490 milioni e 200 mila tonnellate. Risultati positivi in tutti i grandi produttori, al di fuori della Cina, -2,8%. Per l’Ente Nazionale Risi è stato collocato oltre il 71% della disponibilità vendibile e superiore a quello dello scorso anno, 62%. Quasi 135 mila tonnellate. Quotazioni in rialzo, in particolare per il gruppo Arborio, il Tipo Ribe e la varietà Augusto, anche di 50 euro alla tonnellata.

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