Il nuovo Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International pubblicato oggi fotografa un’Italia migliore rispetto all’anno scorso: il CPI 2017 posiziona il nostro Paese al 54° posto nel mondo (su 180 Paesi), con un incremento di 6 posizioni, ma un punteggio tuttavia non ancora pienamente sufficiente di 50 su 100. Le posizioni scalate dal 2012, anno dell’approvazione della legge anticorruzione, ad oggi sono 18, di cui 15 da quando è stata creata l’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un progresso in controtendenza con l’andamento della maggior parte degli altri Paesi a livello globale che faticano a migliorarsi. In cima all’indice di Transparency International, che ogni anno classifica i Paesi sulla base del livello di corruzione percepita nel settore pubblico, assegnando un punteggio da 0 (molto corrotto) a 100 (per niente corrotto), ritroviamo anche quest’anno Danimarca e Nuova Zelanda, con 89 e 88 punti rispettivamente. Anche in coda i Paesi sono rimasti invariati, con Sud Sudan (12 punti su 100) e Somalia (9/100). A livello continentale, l’Italia non è più fanalino di coda d’Europa: se le passate edizioni hanno visto il nostro Paese gravitare nelle ultimissime posizioni, quest’anno qualche posizione è stata risalita anche se il nostro Paese è ancora 25esimo su 31, lontano dai vertici della classifica. “Il miglioramento registrato quest’anno è frutto dell’impegno italiano in questi ultimi anni sul fronte anticorruzione: dopo la legge Severino del 2012 sono stati fatti diversi progressi, tra cui l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico generalizzato e, soprattutto, la recente legge a tutela dei whistleblower. Non va neppure trascurato l’importante lavoro svolto da ANAC per prevenire il fenomeno e garantire un migliore funzionamento delle amministrazioni pubbliche” dichiara Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia. Continua Carnevali: “Nonostante gli importanti passi avanti compiuti in questi ultimi anni, rimangono ancora diversi angoli bui nel settore pubblico e nella politica, a partire dai finanziamenti a quest’ultima. È vero che abbiamo una maggiore trasparenza sul fronte dei finanziamenti ai partiti rispetto al passato, ma ci sono altri soggetti che vengono usati per canalizzare le risorse e che non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione, a partire dalle fondazioni e dalle associazioni politiche”. Concetto rimarcato anche dal Direttore Esecutivo Davide Del Monte, che riprende quanto sottolineato dal Presidente e dall’Advisory Board dell’associazione sul tema dell’opacità dei finanziamenti alla politica: “Siamo alla vigilia di elezioni cruciali per il nostro Paese, le prime dopo l’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti, e noi cittadini siamo chiamati a votare dei candidati di cui non possiamo conoscere i reali finanziatori e, quindi, da quali interessi particolari vengono sostenuti”.
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