Leader nel mondo. Campioni. In Germania, come nel calcio, una decina di anni fa. Era il 2006. Da Berlino a Düsseldorf per salire ancora sul gradino più alto del podio. La passerella, con tanto di riflettori della ribalta internazionale, questa volta è riservata a un’altra tipica specialità nazionale, il vino. Quasi 1.700 le aziende nostrane, che saranno presenti con le rispettive etichette di qualità alla venticinquesima di ProWein, in programma dal 18 al 20 marzo. È la più alta concentrazione di offerta alla Fiera internazionale di vini e liquori. Staccata la Francia, che, comunque, con l’Italia rappresenta quasi la metà dei partecipanti all’appuntamento tedesco. Le produzioni italiane praticamente rappresentano tutte le regioni della nostra penisola. La superficie espositiva della produzione italiana, fra l’altro, aumenta in modo continuo e costante, allargando le novità caratterizzate dalla qualità e dalla biodiversità. Il mercato tedesco, a leggere i dati della Coldiretti, è uno dei riferimenti principali dell’export, il secondo nella particolare classifica, salito nel 2017 del 3%. Al primo posto restano le richieste in arrivo dagli Stati Uniti. Pensare che nell’edizione inaugurale del 1994 gli espositori italiani erano 29. L’organizzazione, intanto, allunga lo sguardo e gli interessi. Ecco allora ProWine Asia per allestire incontri interessati e interessanti a Singapore dal 24 al 27 aprile e ad Hong Kong dal 7 al 10 maggio e quello China a Shanghai, il prossimo novembre, dal 13 al 15. L’andamento commerciale con il grande paese orientale nel settore agroalimentare mostra segnali estremamente positivi. Nel 2017, sempre per la Coldiretti, le esportazioni dei prodotti in Cina sono aumentate del 18%, come dire, 460 milioni di euro. Gli alimenti caratteristici della dieta mediterranea sono i più ricercati. A guidare il settore export è proprio il vino, che mostra un balzo in avanti del 21% quantificato in 120 milioni di euro; poi l’olio extravergine di oliva ,+41%, 40 milioni di euro; i formaggi, +34%, 17 milioni di euro e la pasta, +20%, 23 milioni di euro. Negli anni ProWein ha esteso l’area a disposizione della produzione mondiale, aumentato il numero delle etichette da degustare ed della partecipazione agli ingressi. Oltre 6 mila e 600 gli espositori, che arrivano da 62 paesi. Lo scorso anno i visitatori sono stati 58 mila e 500, rappresentanti di ben 131 nazioni, per lo più “manager oltre la media. Quasi il 60% dei partecipanti ha concluso affari e altri hanno assicurato e programmato ordinazioni. Oltre la metà, invece, ha avuto la possibilità di trovare nuovi fornitori”, ha rilevato Marius Berlemann, direttore della ProWein, nel corso dell’alzata del velo avvenuta per la prima volta a Roma. L’avvenimento in terra di Germania, oltre a fotografare la situazione mondiale, è l’occasione anche per un confronto generale fra i vari operatori del settore e per illustrare il Business Report realizzato in collaborazione con l’Università di Geisenheim, che ha coinvolto quasi mille e cinquecento esperti, soprattutto produttori e distributori, di una cinquantina di paesi. Lo studio ha riguardato la situazione economica, l’andamento dei mercati, il marketing e lo sviluppo delle vie commerciali. Non mancano le novità nell’edizione targata 2018 fra le oltre cinquecento iniziative. Spazio alle bollicine più note del mondo: quasi 150 marchi nell’Area Champagne per un tour selezionato e di alta qualità e rappresentatività; alle bevande artigianali con il Craft Spirits, Craft Beer e Cider; al biologico e “agli sviluppi nel settore del confezionamento, in particolare con lo show ‘Packaging&Design'”. Interessi puntati sul Giappone per il tradizionale sake e sull’Ungheria per le varie e variegate acquaviti di frutta. Alla prima edizione, il 23 e 24 febbraio del 1994 , all’allora ProVins gli espositori erano 321, di cui 61 tedeschi e di altri 7 paesi e i visitatori interessati erano stati poco più di 1.500.
|