Il Ministero dell’Agricoltura riconosce il Consorzio di Tutela del Vermouth di Torino, che ha ottenuto nel 2017 l’IGP e offre annualmente al mercato, anche internazionale, quasi sei milioni di bottiglie
L’aromatizzazione della miscela liquida, secondo gli esperti, gli storici e gli appassionati del settore enogastronomico, risale almeno al 1786, ideata e trovata dall’erborista torinese Benedetto Carpano, anche se dell’addolcimento e della movimentazione sono state scoperte le tracce nella lontana Grecia e nella Roma antica. Dal capoluogo piemontese l’estensione della novità, soprattutto in Francia, è stata relativamente veloce con l’aggiornamento anche della denominazione: dalla tedesca ‘Wermut’ alla transalpina ‘Vermouth’. La produzione, tipicamente Italiana, negli anni è diventata l’ennesima unicità mostrata, commercializzata ed esportata.
E per salvaguardare da concorrenze scorrette e ingannevoli il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha riconosciuto ufficialmente il Consorzio di Tutela del Vermouth di Torino, che, fra l’altro, aveva ottenuto nel 2017 l’inequivocabile marchio IGP, l’Indicazione Geografica Protetta. Un modo per fronteggiare gli utilizzi impropri della denominazione, che potrebbe creare disagi e incertezze ai consumatori e danneggiare anche economicamente gli stessi produttori. Il Consorzio, costituito nel 2019, ha anche la funzione di promozione e di valorizzazione di un settore in grado di immettere sul mercato annualmente quasi sei milioni di bottiglie, con la previsione di innalzare l’attuale livello per una continua e costante crescita.
“È confermato l’impegno istituzionale per la protezione e la promozione delle produzioni del territorio rafforzando un sistema delle IGP che vale oltre 20 miliardi di euro e rappresenta il 16% dell’export agroalimentare italiano”, ha rilevato il responsabile del dicastero di via XX Settembre Francesco Lollobrigida.
Al Consorzio aderiscono importanti realtà imprenditoriali, fra cui Carpano, Cinzano, Gancia e Martini&Rossi, ma anche di dimensioni medie e ulteriormente contenute, oltre alle aziende del settore delle erbe aromatiche, che rappresentano almeno il 90% della produzione di questa assoluta specialità piemontese diffusa in un’ottantina di paesi. Bruno Malavasi, presidente del Consorzio dallo
scorso ottobre, ha ricordato l’impegno nel corso degli anni del predecessore Roberto Bava e del direttore Pierstefano Berta sostenuti da Federvini, in particolare da Gabriele Castelli e che “il Vermouth di Torino è il primo vino aromatizzato ad ottenere questo tipo di tutela”. Consorzio “custode di un importante patrimonio culturale, sociale ed economico”.
Bianco, rosso e rosato le versioni del Vermouth (o Vermut) a disposizione per le preferenze dei consumatori, con diverse preparazioni, livelli alcolici e zuccherini e gusti: dolce, secco, extrasecco e chinato. Il Vermouth è fondamentale soprattutto nella composizione dei cocktail, ma è sempre più presente e utilizzato anche nei laboratori di pasticceria proprio per i molteplici ingredienti, che offrono particolari profumi, sapori e colori.
