Aumenta nel nostro Paese la produzione di asfalto riciclato. Meglio in Europa solo il Belgio e la Germania. Non tutto, però, è utilizzato nonostante la dimostrata efficienza, la salvaguardia ambientale e il valore economico
Negli ultimi quindici anni il nostro Paese è stato in grado di scalare posizioni per qualità e quantità dell’asfalto riciclato, ma non ancora sulla percentuale utilizzata sulle strade. In Europa l’Italia era negli ultimi gradini della particolare scalinata delle generali valutazioni ed è riuscita a risalire fino, praticamente, a conquistare il pianerottolo con il podio dell’efficienza, non dell’efficacia, però. I benefici ambientali ed economici, comunque, hanno mostrato segni e segnali positivi.
La ‘fotografia’ sull’attuale situazione e sulle potenzialità del settore è stata scattata e mostrata nel corso dell”Asphaltica Word’ 2025 promossa dalla SITEB, l’associazione che raggruppa chi opera sulle infrastrutture con riferimento indicativo a Strade Italiane e Bitume e organizzata da BolognaFiere in quella del Levante a Bari negli ultimi giorni di ottobre. L’appuntamento ha avuto il sostegno del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; dell’ANAS, l’Azienda Nazionale per le strade del Gruppo Ferrovie dello Stato; del PIARC, Permanent International Association of Road Congresses; del Politecnico di Bari e della SIIV, la Società Italiana Infrastrutture Viarie.
L’Italia, in particolare, ha registrato una quota di recupero del fresato d’asfalto del 60%, meno del Belgio e della Germania, rispettivamente al 90% e all’88%. Procede quasi parallelamente alla Spagna, 61%, ma molto meglio di Francia, 45% e Gran Bretagna, 38%. L’Italia, in pratica, produce annualmente oltre 17 milioni di tonnellate, ma solo una parte sono riutilizzati, quindi non valorizzati, finendo nei sottofondi o nei depositi in attesa di essere sfruttati o, addirittura,
smaltiti in discarica.
Nel 2024 le operazioni hanno consentito di risparmiare 10 milioni di tonnellate di inerti e oltre 420 tonnellate di bitume vergine per un valore economico di almeno 440 milioni di euro. “I dati confermano che il fresato d’asfalto è un materiale di grande valore tecnico e ambientale. Esiste un limite collegato alla capacità di lavorazione degli impianti per la produzione di conglomerato bituminoso, in quanto sulla nostra penisola è utilizzato mediamente solo il 30% per l’anzianità delle macchine di almeno vent’anni. Qualora gli impianti venissero rinnovati la quantità potrebbe aumentare anche del 50% per poter risparmiare fino a 17 milioni e 500 mila tonnellate di inerti e 700 mila tonnellate di bitume ogni anno per un ‘peso’ economico di oltre 750 milioni di euro”, ha rilevato il direttore della SITEB Stefano Ravaioli. “L’enorme potenziale per l’economia circolare del nostro Paese potrebbe essere concretizzato con opportuni investimenti e anche adeguando la normativa” soprattutto al capitolo riguardante le quantità previste nei progetti. In particolare con l’aumento del materiale da utilizzare.
Negli ultimi anni il quadro normativo è stato arricchito con strumenti importanti come le misure EoW, End of Waste sul fresato e sui rifiuti inerti da costruzione e da demolizione e i CAM, i Criteri Ambientali Minimi, che sollecitano un maggiore impiego del materiale riciclato. Nel corso dell’approfondimento, ‘Infrastrutture stradali sostenibili e durevoli’, Ravaioli ha sottolineato come “la ricerca nel nostro Paese ha offerto risultati estremamente positivi, ma l’utilizzo del fresato è ancora rallentato dalla burocrazia
che ostacola l’acquisizione con le necessarie autorizzazioni e da limiti massimi al contenuto del materiale previsti nei passati capitolati speciali di appalto. Il ‘CAM Strade’, da poco varato, rappresenta un’opportunità concreta, ma devono essere rafforzate le prescrizioni dell’uso minimo di fresato anche negli strati più profondi delle pavimentazioni per rendere davvero efficiente la circolarità delle risorse”.
Dall”Asphaltica World’ 2025 alla Fiera del Levante di Bari è emersa, comunque, la conferma dell’innovazione, della sostenibilità e della circolarità come essenziale svolta per realizzare infrastrutture stradali più durevoli, sicure, efficienti e rispettose dell’ambiente.
