Originale iniziativa dell’ACRI, l’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio. Visibili ottanta capolavori di una sessantina di artisti con protagoniste alcune figure femminili della storia soprattutto antica
Un’ottantina di opere realizzate da sessanta artisti in possesso di trentuno fondazioni di origine bancaria arricchiscono e abbelliscono l’inedita iniziativa curata da Angelo Mazza. Le importanti figure femminili dell’antichità sono protagoniste dell’esposizione on-line promossa dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali dell’ACRI, l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, inserita nel programma ‘R’Accolte’. Un vero e proprio catalogo su cui trovare, apprezzare e ammirare autentici capolavori artistici.
‘Pàthos. Valori, passioni, virtù’, è il riferimento di questa esposizione, che sarà prorogata fino al 15 maggio ed è ispirata proprio alle figure delle donne della storia passata e trapassata e del Vecchio Testamento. Betsabea, Cleopatra, Eva, Giuditta, Lucrezia e Rebecca sono solo alcune delle vedette rappresentate nel corso dei secoli dai più grandi e noti esponenti della storia dell’arte, in particolare dal Seicento al Ventesimo secolo.
La novità è stata illustrata nella capitale, negli spazi dell’ACRI della centralissima via del Corso, dal presidente dell’associazione Giovanni Azzone; dalla responsabile della Commissione per i Beni e le Attività Culturali Donatella Pieri; dal curatore della mostra Angelo Mazza; dalla divulgatrice di Storia dell’Arte Benedetta Colombo e dalla direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti. ‘Arte e @rte’ è stato il filo conduttore dell’incontro, da cui è emerso, fra l’altro, il considerevole patrimonio che dal 2012 è compreso nelle ‘R’Accolte’. Quasi 16 mila opere di ogni età, dall’antichità al contemporaneo, opportunamente catalogate, appartenerti a ben 78 collezioni, sono completamente disponibili nella visione degli appassionati, degli studiosi e anche dei ricercatori.
Il tour artistico è articolato in una decina di ‘stanze’ virtuali, che ospitano le donne diventate “simbolo di uno specifico sentimento, emblema di valori, passioni e virtù”. Nella prima il visitatore può trovare “Artemisia, Pero, Porzia e Sofonisba” esempi “del coraggio, della fedeltà e dell’affermazione della propria volontà”. Nella seconda la protagonista è Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto è fra le più conosciute della storia. Otto i dipinti esposti. A Lucrezia, “simbolo di dignità e sacrificio” è riservato lo scenario successivo. “All’eroina romana vìolata da Sesto Tarquinio. Il figlio di Tarquinio ‘Il Superbo’, l’ultimo re di Roma”. Le Sibille con “le virtù preveggenti” sono raccolte nella quarta dimora. Sono diventate il “simbolo di sapienza e profezia”. Numerose le rappresentazioni nelle collezioni delle varie fondazioni di origine bancaria e delle molteplici casse di risparmio. Eva, presentata nella “doppia valenza di negatività e positività” è celebrata nel quinto palcoscenico espositivo. “Una donna simbolo di seduzione e inganno, la moglie di Putifarre”, che è nel sesto spazio. Avanti è possibile scoprire le vicende di Sara e di Agar, “intrecciate nel racconto biblico e diventate simbolo di crudeltà e riscatto”. Sara e Rebecca, “speranza e unione”, vedette nell’area successiva, poi, la penultima riservata a Susanna, “vittima di molestie e calunnie, la cui onestà e integrità sarà riconosciuta”. La conclusione del percorso è affidata a Debora, Giale e Giuditta, riferimenti di ribellione e audacia.
La straordinaria carrellata è infarcita da un catalogo digitale, da un video-interviste e da contenuti multimediali. “L’iniziativa è il risultato anche della collaborazione fra le varie fondazioni”, ha rilevato Donatella Pieri. Il presidente Azzone ha ricordato l’impegno nel settore delle arti e dei beni culturali “con un investimento economico, dal 2000, di oltre 7 miliardi e 500 milioni di euro”.
Gli interventi sono stati gestiti e coordinati dal giornalista Nicolas Ballario, che ha sollecitato, fra l’altro, un fuori-programma con l’intervento dello storico dell’arte Claudio Strinati. “Le nuove tecnologie hanno consentito una maggiore informazione e conoscenza delle opere e una migliore visione e valutazione delle immagini”, ha ammesso Angelo Mazza, “anche per evitare o limitare le correzioni pittoriche e fotografiche. Le immagini sono state fondamentali nel corso degli anni per una ricostruzione storica e artistica e per comprendere e continuare a completare la situazione sia di chi ha realizzato le opere che dei rispettivi protagonisti”. La mostra può essere ammirata digitando www.pathos-raccolte.it