Il ritorno a Roma. Dopo un secolo

Quasi trecento opere in mostra a Palazzo Bonaparte di piazza Venezia dell’olandese Maurits Cornelis Escher. Ricostruito anche lo studio per l’attività artistica

Era il novembre del 1923 quando l’allora venticinquenne olandese Maurits Cornelis Escher, dopo aver visitato la Liguria, la Toscana e l’Umbria, ha messo piede a Roma per restarci oltre dieci anni, fino al 1935, alloggiando al civico 122 di via Alessandro Poerio, zona di Monteverde. A un secolo dall’arrivo che ha caratterizzato la produzione artistica, Palazzo Bonaparte ospita, fino al 1° aprile del 2024, una esposizione con quasi trecento opere fra incisioni e litografie, alcune mai viste e apprezzate dal pubblico. Semplicemente, ‘Escher’, l’indicazione della mostra promossa da Artemisia e curata da Federico Giudiceandrea e da Mark Veldhuysen, fra l’altro presidente della Fondazione dedicata all’artista nato il 17 giugno del 1898 a Leeuwarden e scomparso, sempre in Olanda, a Hilversum, il 27 marzo del 1972.
L’iniziativa, che è inserita nel progetto ‘L’arte della solidarietà’ realizzato con Susan G. Komen Italia impegnata nella lotta ai tumori del seno anche con la ‘Race for the Cure’ in programma a Roma per la venticinquesima volta il 12 maggio del 2024, è articolata in otto sezioni per ripercorrere interamente l’attività di Escher. La prima tappa del percorso espositivo riguarda ‘Gli inizi’, poi l”Italia’, quindi le ‘Tassellature’, la ‘Metamorfosi’, la ‘Struttura dello spazio’, i ‘Paradossi geometrici’, i ‘Lavori su commissione’ e l”Eschermania’.
Nelle sale di Palazzo Bonaparte è ammirabile la serie completa delle dodici xilografie datate 1934, ‘Notturni romani’, fra cui il ‘Colonnato di San Pietro’, ‘San Nicola in Carcere’, ‘Piccole chiese, Piazza Venezia’, ‘Santa Francesca Romana’, ‘Il dioscuro Polluce’, che affiancano altre creazioni come ‘Roma (e il Grifone del Borghese)’ del 1927, ‘San Michele dei Frisoni’ e ‘Roma’ del 1932 e ‘Tra San Pietro e la Cappella Sistina’ del 1936.
La rassegna ha avuto il sostegno della Regione Lazio, del Comune di Roma attraverso l’Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e del Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi e la collaborazione di Generali Valore Cultura, di ATAC, di Frecciarossa Treno Ufficiale, delLa Repubblica, di Urban Vision, di Ricola, del Mercato Centrale Roma, dell”Hotel de Russie’ e dell”Hotel de la Ville’. Il catalogo è stato stampato da Skira.
Previste visite guidate per tutti, dagli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria a quelli degli istituti di primo e secondo grado fino agli adulti italiani e stranieri. L’opportunità didattica è gestita da Eleonora Luongo.
“Maurits Cornelis Escher è stato considerato riservato, geniale, anche se un po’ inquieto, che con le incisioni e le litografie ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportare il visitatore in un mondo immaginifico e impossibile, in un mix di arte, matematica e geometria, fisica, scienze e design”, hanno ribadito Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen. “Artista scoperto solo in tempi relativamente recenti è seguito anche da chi, oltre ad apprezzare l’arte, comprende ed è appassionato di altro”. Litografie e incisioni “per rappresentare soprattutto paesaggi, angoli e vedute di quella Roma antica e barocca, che voleva scoprire nella dimensione intima e solitaria, inseguita e probabilmente trovata nelle ore notturne alla luce fioca di una lanterna”. I segmenti offrono anche le nuove acquisizioni e molte fra le produzioni maggiormente significative, come ‘Mano con sfera riflettente’, ‘Vincolo d’unione’, ‘Metamorfosi II’ e ‘Giorno e notte’.
Un po’ a malincuore è stato costretto a lasciare l’Italia a causa “della crescente oppressione del movimento fascista”. Prima il trasferimento in Svizzera nel 1935 e, dopo un paio d’anni, in Belgio, a Uccle e, infine, a Baam, in Olanda. L’Istituto Storico Olandese, alla vigilia della partenza dall’Italia dove aveva riprodotto alcuni panorami e orizzonti di altre regioni in compagnia dell’amico e dell’artista svizzero Giuseppe Haas Triverio, aveva dedicato una mostra recensita, fra l’altro, dall’Osservatore Romano. Per un periodo Escher ha soggiornato anche in Spagna, in particolare a Granada.
In uno scritto della metà di novembre del 1953 Escher aveva sottolineato “se una persona usa la grafica come mezzo espressivo fin dalla giovinezza impiegando invariabilmente strumenti, fra cui matrici di legno, lastre di rame e pietre litografiche, torchio, inchiostro e ogni tipo di carta per la stampa, alla fine questa tecnica diventa la seconda natura, la più importante per l’inizio della carriera di artista grafico, altrimenti non avrebbe preso quella direzione. L’illusione che l’artista desidera creare è soggettiva e molto di più importante dei mezzi fisici oggettivi con cui cerca di creare”.
Ad arricchire il percorso espositivo anche una ricostruzione dello studio olandese di Escher a Baam e gli attrezzi utilizzati per l’attività artistica e il cavalletto portatile, originale e necessario, ‘compagno’ negli spostamenti in Europa.
‘Escher’ a Palazzo Bonaparte di piazza Venezia può essere visitata fino al primo giorno di aprile dal lunedì al giovedì fra le 9 e le 19 e 30. Venerdì, sabato e domenica porte aperte fino alle 21.

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