L’omaggio. Il riconoscimento. La dedica. Intramontabile. Guardare al passato, rispettare e approfondire il presente e ricordare, sempre, negli anni futuri. Il nome, quel nome. Di un orgoglioso romano e romanista, sottolineando la passione calcistica per i colori giallorossi. Ad Ennio Morricone, scomparso a quasi 92 anni nella notte fra il 5 e il 6 luglio, è stato intitolato l’Auditorium-‘Parco della Musica’ di Roma. “La sua casa”, hanno rilevato un po’ tutti. Decisione all’unanimità nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio. Votazione uniformata da parte della maggioranza e chi solitamente non rispecchia le posizioni della Giunta guidata da Virginia Raggi. Il Consiglio comunale nella convocazione straordinaria ha attestato, così, l’ineguagliabile e invidiabile attività di Morricone. Iscritto all’anagrafe dell’attuale capitale della nostra penisola dal 10 novembre del 1928, il compositore, direttore d’orchestra, arrangiatore, ha collezionato premi e grandi lodi in ogni angolo del pianeta. Imponente e allungabile il palmares, da racchiudere indicativamente in un paio di Oscar, quattro Golden Globe e tre Grammy. E, ancora, in una decina di David di Donatello, undici volte Nastro d’Argento e sei BAFTA, il British Academy of Film and Television Arts. La preziosa e pregiata statuetta è stata alzata alla fine di febbraio del 2016 con il film ‘The Grateful Eight’ e nel 2007 in relazione alla strepitosa ‘Carriera’. Nel 2016 è stata dedicata a Morricone anche la stella numero 2.574 per l’hollywoodiana Walk of Fame. Leone d’Oro ‘alla Carriera’ a Venezia e nel 2017 onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica. Una stima ha considerato in oltre 70 milioni il volume di vendite delle musiche di Ennio Morricone fra 33 e 45 giri e di altri supporti variati nel corso delle stagioni. Era Accademico Effettivo al Santa Cecilia dove aveva studiato in gioventù. Le note e le straordinarie melodie hanno innovato, accompagnato e abbellito le pellicole, fra l’altro quelle del cosiddetto ‘western all’italiana’ di Sergio Leone, ma anche di Sergio Corbucci e Duccio Tessari. Al di là degli ‘spaghetti western’ Morricone ha offerto l’arte e la genialità musicale anche a John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Oliver Stone e Quentin Tarantino. Morricone ha composto colonne sonore per più di sessanta film vincitori di premi. L’Auditorium-‘Parco della Musica’, progettato da Renzo Piano, solitamente ospita la Festa del Cinema, rassegne sonore ed esposizioni. Nel 2018 spettacolare concerto all’Auditorium romano per festeggiare i novant’anni del compositore. Il direttore generale della SIAE, la Società Italiana degli Autori e degli Editori, Gaetano Bandini ha ricordato il numero delle opere depositate da Morricone negli anni di attività professionale, 5.888. In Campidoglio erano presenti, fra gli altri, i figli del ‘maestro’, Andrea e Marco, che hanno diretto l’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia nel ‘Deborah’s Theame’ dal film ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone, amico d’infanzia e compagno di scuola e nel brano ‘Il prato’ della pellicola dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio sono intervenuti anche l’altro Premio Oscar Nicola Piovani, nel ’99 per la colonna sonora del film ‘La vita è bella’ con Roberto Benigni; il regista Giuseppe Tornatore, impegnato a realizzare un documentario proprio su Ennio Morricone e il cantante e autore Renato Zero, il quale ha ricordato anche la moglie del compositore Maria Travia.
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