Materie da riusare in un mercato unico

‘L’Italia che ricicla’ è stato il tema affrontato nel corso dell’annuale incontro promosso da Assoambiente, che a Roma ha anche presentato uno studio per ‘fotografare’ l’attuale situazione e illustrare alcune proposte estese anche ai paesi dell’Unione

Il mercato unico in Europa dei materiali raccolti con la differenziata, lavorati e pronti per la riutilizzazione rappresenterebbe un ulteriore possibilità economica ed occupazionale e darebbe una decisiva spinta per l’intero settore. L’Italia continua ad essere leader nell’industria del riciclo anche se le materie prime seconde non sono ancora costantemente ricercate e sfruttate per l’opportuno completamento della fase circolare. Il comparto è ormai una voce importante, che ha raggiunto il 2,5% del Prodotto Interno Lordo nazionale, ben superiore alla media europea e in grado di coinvolgere almeno 613 mila persone, 613.339 per la precisione, a vario titolo e funzioni, con il 2,4% occupati a tempo indeterminato.
L’attuale situazione e le future prospettive sono state analizzate nel corso dell’annuale incontro promosso a Roma da Assoambiente, l’associazione di riferimento delle imprese del settore, ‘L’Italia che ricicla’, a cui hanno partecipato, fra gli altri, i rappresentanti delle istituzioni anche internazionali e delle strutture specializzate nelle singole attività dei molteplici materiali. L’appuntamento nella sala ‘Gianfranco Imperatori’ di Civita è stata l’occasione anche per illustrare il Rapporto sollecitato dalla sezione Unicircular di Assoambiente, che raggruppa chi opera nell’igiene urbana, nel recupero, nel riciclo, nello smaltimento dei rifiuti e nelle bonifiche. Insomma tutto identificabile come economia circolare.
Donato Berardi del Ref Ricerche, con studi alla ‘Bocconi’ di Milano, ha reso noto che “il livello di circolarità dei materiali in Italia è del 18,7%, superiore a quello della Germania e della Spagna, ma al di sotto della Francia e con ascese fino al 47% per i materiali metalliferi”. In questo panorama del 2024, però, l’intero settore mostra segni di rallentamento nonostante non sia stata raggiunta la saturazione. A incidere su questa nuova realtà sono stati i costi paradossalmente superiori a quelli delle cosiddette ‘materie vergini’, per lo più importate e protagoniste di iniziative particolarmente aggressive. Aumentano, comunque, gli investimenti e l’utilizzo. “Nel 2023, infatti, per ogni abitante sono state impiegate poco più di 11 tonnellate di materia, il 5,5% superiore rispetto al 2019. In Europa, invece, il calo ha raggiunto il 6,3%” con collassi evidenti in “Spagna, -20,9%; in Germania, -14,2% e in Francia, -8,4%.
Salvaguardare l’ambiente e assicurare la produttività attraverso la raccolta differenziata e il riciclo, che dovrebbe essere appesantito e sostenuto dagli interventi privati e, soprattutto, da quelli della pubblica amministrazione. Gli investimenti, per completare il processo dell’economia circolare, fra l’altro, “sono addirittura inferiori al periodo prima del Covid-19″. E, a livello europeo, sempre nel 2023, il valore unitario delle materie prime seconde importate, 647 euro a tonnellata, è chiaramente superiore a quello delle esportate, 524 euro a tonnellata e allo scambio all’interno della stessa Unione, 573 euro a tonnellata”. È l’ennesima dimostrazione “della dipendenza dei paesi dell’Unione nei confronti di quelli extracomunitari”.
L’Unione Europea, comunque, mostra interesse e volontà per sostenere l’economia circolare con l’aumento della produzione e l’utilizzo delle materie prime seconde. “Nel nostro Paese la SNEC, la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare”, collegata al PNRR, il Piano di Ripresa e Resilienza, “è il principale strumento” utile. I progressi nell’ultimo anno sono dovuti all”End of Waste’, ai Criteri Ambientali Minimi e agli incentivi fiscali. L”Agenda 2030 per il riciclo’ è articolata sul completamento del mercato unico europeo dei prodotti da destinare alla nuova commercializzazione; sul riconoscimento del contributo per la decarbonizzazione; sull’agevolazione fiscale; sul rafforzamento delle attività complementari e sul ripensamento normativo e amministrativo delle regole. Inoltre per rinforzare il mercato unico sarebbe opportuno armonizzare le procedure burocratiche fra i paesi dell’Unione. Il sostegno all’industria del riciclo potrebbe essere assicurato anche con la completa applicazione del green public procurement, gli appalti pubblici verdi.
All’incontro, gestito e coordinato dalla giornalista Monica D’Ambrosio, hanno offerto il contributo, fra gli altri, l’europarlamentare Alessandra Moretti, il direttore della Commissione Europea interessata all’Ambiente Aurel Ciobanu Dordea, Francesco Virtuani del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Fabrizio Penna del dicastero di via Cristoforo Colombo e i presidenti di Unicircular Paolo Barberi e di Assoambiente Chicco Testa. “Oltre a ribadire la leadership del nostro Paese nel settore è opportuno segnalare alcuni disagi, come quelli del tessile e dell’automotive, la cui tecnologia non può essere imposta per legge. La quantità e soprattutto la qualità” sono i pregi da sottolineare per le imprese italiane, ha sostenuto e ricordato Chicco Testa.

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