L’acqua per l’agricoltura

Le novità per la gestione della preziosa risorsa sono emerse da una ricerca coordinata dall’Università svedese di Lund e sostenuta dalla Commissione Europea, a cui hanno collaborato le realtà di tredici paesi

L’utilizzo dell’acqua e, soprattutto, una maggiore e migliore consapevolezza sulla gestione della vitale risorsa è ormai diventato il principale obiettivo dei ricercatori di tutto il mondo. Il progetto ‘Farmwise per l’agricoltura irrigua e la sostenibilità ambientale’ è inserito in questo contesto di approfondimento e innovazione anche per elevare l’attenzione nel settore delle necessarie coltivazioni. Il piano, coordinato dall’Università svedese di Lund, è finanziato dalla Commissione Europea con 6 milioni di euro. L’iniziativa ha un’estensione triennale.
L’iniziativa, che rappresenta un avanzamento per un’utilizzazione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche in agricoltura con l’ausilio delle moderne e aggiornate tecnologie, è stato illustrato dal docente dell’ateneo del paese scandinavo Ronny Berndtsson nella sala del riferimento romano dell’ANBI, l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue. Il progetto, coordinato dallo stesso Berndtsson, è sviluppato attraverso la cosiddetta ‘intelligenza artificiale’, i biosensori e il biochar, un materiale derivato dal carbone vegetale con particolare proprietà “di assorbimento degli agenti inquinanti come i nitrati e i fosfati” e in grado “di abbattere fino all’80% dell’azoto se posizionato in appositi sistemi filtranti. Dopo un paio di mesi, esaurita questa proprietà, può essere riutilizzato come ammendante agricolo”.
Ai soddisfacenti risultati hanno contribuito il Consorzio Canale Emiliano-Romagnolo e l’Università di Bologna attraverso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari, ma anche i ricercatori e gli esperti di tredici paesi europei. L’iniziativa è stata sospinta dalla necessità di gestire la preziosa risorsa in merito alla qualità e alla quantità ed evitare il cosiddetto ‘cuneo salino’ che affligge soprattutto le aree del Mediterraneo.
Lo studio ha avuto come finalità anche la valutazione, con il sostegno della tecnologia e dell”intelligenza artificiale’, degli indicatori su “l’impatto della fertilizzazione sulla qualità dell’acqua e sul rischio di inquinamento. In questo modo sarà possibile coinvolgere gli agricoltori, gli enti pubblici e le autorità competenti e interessate”. Una decina le innovazioni testate che saranno disponibili per gli operatori del settore, fra l’altro impegnati a contenere, se non a prevedere, gli effetti degli ormai accertati cambiamenti climatici.

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