L’energia dal vento

‘Le politiche di sviluppo dell’eolico offshore’ sono state affrontate nel corso di un convegno promosso nella capitale dall’ANEV. Tecnologie innovative per una produzione ‘pulita’

Nel 2022 l’eolico ha prodotto 20,358 terawattora, TWh, l’1,8% in meno rispetto all’anno precedente. L’energia che arriva dal vento è il 9% del complessivo accumulato. La stragrande maggioranza è prodotto nelle zone meridionali e nelle isole della nostra penisola, quasi il 90%. Leader è la Puglia con 2.672 megawattora, poi Sicilia, Campania e Basilicata. In Europa capoclassifica è la Danimarca, che dalla rotazione delle pale ottiene il 41% del fabbisogno nazionale. I limiti fissati dall’Unione Europea per la decarbonizzazione impongono un innalzamento della quota delle fonti rinnovabili e il settore potrebbe sfruttare in Italia altre risorse.
‘Le politiche di sviluppo dell’eolico offshore. Ambiente, industria, infrastrutture e ricerca’ è stato il comun denominatore di un convegno articolato in un paio di giornate, promosso a Roma dall’ANEV, l’Associazione Nazionale dell’Energia del Vento’, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche, delle associazioni ambientaliste, delle imprese, delle università e della ricerca. Sono intervenuti, nella sala ‘Loyola’ del ‘Roma Eventi-Fontana di Trevi’ anche alcuni riferimenti delle ambasciate di quei paesi dove la tecnologia e l’esperienza per l’offshore è particolarmente avanzata, fra cui Olanda e Danimarca.
Gli interventi dell’intenso programma sono stati regolamentati all’Interno di una serie di segmenti che hanno riguardato ‘Lo sviluppo dell’eolico offshore secondo i migliori criteri di sostenibilità’, ‘dell’industria eolica offshore in Italia’, ‘delle infrastrutture’ e quello ‘tecnologico nel settore eolico offshore’, ‘Le infrastrutture coinvolte nella realizzazione degli impianti eolici offshore’ e l”Analisi delle best practices a livello internazionale’. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha rivelato che “il decreto energia prevede una disponibilità di 27 miliardi e 400 milioni di euro e misure dedicate all’eolico offshore per cercare di raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030”. A questo proposito è importante la collaborazione, “una maggiore comunicazione e l’ascolto delle regioni e degli enti locali per la difesa dell’ambiente e dell’economia dei territori attraverso soluzioni sostenibili”.
Le considerazioni del ministro Gilberto Pichetto Fratin sembrano raccogliere le sollecitazioni del presidente dell’ANEV Simone Togni. “È fondamentale un quadro normativo stabile come più volte ha richiesto l’ANEV in tutti i riferimenti ministeriali. Inevitabile varare un nuovo FER, Fonti Energetiche Rinnovabili, che da troppo tempo è atteso. Dal PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, emerge l’obiettivo del 2030 a 2,1 GW, ma l’Associazione ha posto come target 10 GW, rispecchiando le potenzialità del nostro Paese. Quello degli impianti flottanti è una tecnologia innovativa, importante per la generale crescita nazionale. E, inoltre, le tradizionali soluzioni devono essere accompagnate da ragionevoli tempistiche”. La tecnologia offshore è già avanzata e lo sviluppo coinvolge sia il cosiddetto ‘botton fixed’, fondo fisso, che il sistema ‘flooting’, galleggiante.
L’altro ministro, Adolfo Urso, delle Imprese e del Made in Italy, ha ricordato “l’importanza del settore da sostenere e sviluppare ulteriormente, in particolare nel sud con il rafforzamento dei porti” affacciati sul Mediterraneo per “favorire anche la cantieristica e l’assemblaggio”.
Il vicepresidente dell’ANEV e anche direttore degli Affari Istituzionali e del Mercato Regolato di Renexia, Mauro Fabris, ha ribadito il significato del “coinvolgimento dei territori”, ma insieme”alle istituzioni e alle amministrazioni pubbliche locali in un quadro normativo” il più a lungo fermo e certo. “Le tariffe dell’energia caleranno con l’apporto delle fonti rinnovabili e del gas italiano”, ha rilevato Gilberto Pichetto Fratin.
Nel nostro Paese le domande di autorizzazione relative agli impianti di eolico offshore’ presentate sono pari a 110 GW. Le richieste di concessione alla rete Terna, fino allo scorso 30 settembre, hanno raggiunto 89,81 GW. I dati sono stati resi noti nel corso dell’approfondimento romano dopo essere stati raccolti ed elaborati dall’Associazione Wind Europe. Le stime per il 2030 sono in lievitazione per quanto riguarda l’offshore.
WWF e Marevivo hanno ufficialmente aderito alla realizzazione degli impianti offshore, anche se Rosalba Giugni ha precisato se ci sia la possibilità di contenere il livello acustico, che potrebbe condizionare la vita della fauna acquatica.
“Un accordo allargato fra imprese, cittadini e associazioni ambientaliste per costruire il consenso” è stato proposto da Francesco Ferrante di Kyoto Club “senza ulteriori attese”. E, poi è fondamentale “formare i tecnici dell’eolico per le installazioni e la relativa manutenzione degli impianti”. Queste attività e specializzazioni sono delle opportunità e potrebbero favorire l’occupazione e “il ripopolamento dei centri di dimensione limitate” sia con l’offshore che con l’onshore.
All’incontro erano presenti, fra gli altri, Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti e i rappresentanti del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche; di ARERA, l’Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente; di Terna; di Fincantieri; del GSE, il Gestore Servizi Energetici e di Legambiente, il cui presidente Stefano Ciafani ha sottolineato l’urgenza di “velocizzare la fase di decarbonizzazione”.
All’ANEV, attiva dal 2002, aderiscono oltre cento aziende del settore dove sono impegnati almeno cinquemila operatori.

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