Quindicesima Conferenza nazionale per l’efficienza energetica con il riferimento a ‘L’altra strada per la transizione’ promossa dagli Amici della Terra
Alla ricerca del’L’alrra strada per la transizione nel corso della quindicesima Conferenza nazionale sull’efficienza energetica articolata in un paio di giornate organizzate nella capitale dagli Amici della Terra. Intenso il programma suddiviso in un poker di approfondimenti, che hanno riguardato l’obiettivo di ‘Ripartire con il piede giusto in Italia e in Europa’; affrontato il tema dei ‘Trasporti’ che con ‘L’elettrico non basta’; analizzato ‘Prima l’efficenza nel nuovo PNIEC’ e ricordato come ‘La riqualificazione degli edifici’ possa diventare ‘opportunità e non un obbligo’. All’incontro-confronto di Palazzo Baldassini hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche locali, delle università, delle ricerche, delle associazioni ambientaliste e delle imprese produttive.
A Roma la serie degli interventi e stata aperta da Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra e la sezione di partenza è stata coordinata da Rosa Filippini, direttrice del periodico L’Astrolabio. La Conferenza, sostenuta fra gli altri, dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dall’ENEA, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, è stata organizzata proprio nel periodo in cui “l’Italia è impegnata al perfezionamento della proposta di aggiornamento del PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, con i tempi e i modi previsti dalle regole dell’Unione Europea. Gli Amici della Terra sono preoccupati che obiettivi sempre più irrealistici e contradditori siano controproducenti per conseguire traguardi concreti e coerenti con una prospettiva di sostenibilità ambientale, che non può essere ridotta a una visione emergenzialista e distorta della questione climatica”. Le posizioni degli Amici della Terra sono distinte e distanti e partono “dalla realtà italiana e dalle contraddizioni dell’attuale impostazione strategica delle politiche dell’Unione su energia e clima, in particolare sulla scelta di intervenire privilegiando alcune tecnologie invece di limitare le indicazioni a scopi e obiettivi”.
Continuano proprio in apertura le precisazioni con “il ruolo assegnato ad alcune tecnologie come l’eolico, il fotovoltaico, le batterie, i veicoli elettrici e a idrogeno, al di là dell’impatto economico, ambientale e sociale”. Non solo: “l’Unione Europea non ha ancora fatto i conti fino in fondo con i limiti di un approccio poco realistico e condizionato da scelte dirigiste e inadeguate alle caratteristiche dei diversi mercati nazionali dell’energia”. Insomma, una transizione ecologica a misura soprattutto economica dei rispettivi paesi, in quanto “la realtà delle tendenze, utilizzando indicatori energetico-ambientali, è un punto di partenza indispensabile per valutare l’efficacia, l’efficienza e la fattibilità delle politiche nel settore che vede l’impegno di sempre più ingenti risorse pubbliche e private in un contesto economico-finanziario comunque complesso”.
Le scosse alla platea sono arrivate quasi subito con gli interventi del docente dell’Università di Padova Giuseppe Zollino e dell’ingegnere minerario Giovanni Brussato, che ha richiamato l’attenzione sulle cosiddette ‘materie prime’. Un argomento delicato, in quanto fondamentali e anche strategiche per la produzione internazionale. Brussato ha consigliato di essere pronti a preparare l’occorrente nelle zone più critiche per la desalinizzazione dell’acqua. Zollino, invece, ha sostenuto la riapparizione “del nucleare sullo scenario nazionale”, in quanto offre una energia continua e anche modulata, risparmia emissioni inquinanti e utilizza poco territorio. A lungo termine, “quando i target europei saranno più alti per un’energia ‘pulita’, il nucleare sarà praticamente quasi indispensabile. Le rinnovabili, secondo le previsioni, non riusciranno a soddisfare completamente le richieste del mercato”. Almeno dieci anni per il completamento dell’operazione e l’avvio produttivo con un ingente esborso iniziale, “un investimento poi assorbito nel lungo periodo, probabilmente trentennale”. Gli impianti di ultima generazione “sfruttano meno spazio a parità produttiva con le rinnovabili”, ha sostenuto il docente dell’ateneo del capoluogo veneto, che è rimasta una delle voci nuclearista fuori dal coro dei sostenitori delle fonti fossili e degli ambientalisti sponsor dei vari bio, del fotovoltaico, dell’eloico e dell’idroelettrico.
Marta Bucci, direttore generale di Proxigas, ha rassicurato sulle riserve in vista della stagione invernale. Ha anche ribadito che il gas resta fondamentale nella quotidianità e nella transizione energetica. La generale situazione è stata confermata da Claudia Squeglia dell’ENI e da Claudio Farina di SNAM.
Chicco Testa, presidente di AssoAmbiente, ha ipotizzato che la transizione rischia di durare decenni, ma “con procedimenti certi, sicuri e senza disperdere inutilmente quantità di risorse economiche”. Chicco Testa, lo ricordiamo, è stato il primo presidente della storia di Legambiente, che proprio nei giorni scorsi ha confermato al vertice Stefano Ciafani.
In alcuni comparti il nostro Paese è assolutamente sopra la media europea come sul riciclo della differenziata dei rifiuti, quindi nella circolarità e in altre attività produttive, ma, al contrario, ci sono situazioni ancora cronicamente arretrate, fra cui nella dispersione dell’acqua dalle condutture e di quella piovana e della rete fognante in molti comuni. E siamo nel 2023.
Il trasporto e la mobilità rimangono settori aggrovigliati, in quanto il passaggio all’elettrico, almeno in Italia, è estremamente rallentato per i costi delle vetture, per l’autonomia limitata delle batterie e per le difficoltà di trovare l’infrastruttura utile all’opportuna ricarica. Le colonnine. Oltre alle auto sono in circolazione i mezzi pesanti per non parlare delle navi e degli aerei dove l’innovazione non ha trovato ancora soluzioni stabili ed efficaci. Non dimentichiamo, inoltre, che il circolante sulle strade ed autostrade della nostra penisola è uno dei più datati d’Europa con tutte le scatenanti conseguenze.