Ecosistema urbano

Presentato il Rapporto sulle performance ambientali delle città della nostra penisola. Trento leader. Male Napoli, Roma, Torino, Firenze e Milano

Trento è il capoluogo italiano con il miglior ecosistema urbano. L’ha determinato un’analisi, che ha seguito diciannove parametri, gestita e coordinata da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e il quotidiano Il Sole 24 Ore. Il Rapporto sulle performance ambientali delle città della nostra penisola ha tagliato il traguardo della trentesima annualità e, nell’occasione, ha confermato le prime dieci del 2022 anche se con posizioni modificate. Intanto il gradino più alto del podio è stato conquistato dal capoluogo trentino ed è stato completato dalla lombarda Mantova e dalla friulana Pordenone. Tutte oltre il coefficiente di 80/100. Trento 85,86%; Mantova 82% e Pordenone 81,41%. Seguono altri centri come Treviso, Reggio Emilia, La Spezia, Cosenza, Forlì, Bolzano e Belluno. Per trovare la prima grande città bisogna scorrere sguardo e dito indice fino all’undicesima casella dove è posta Venezia. Alimentando la curiosità è conveniente continuare nella ricerca, sanata e soddisfatta nel trovare Bologna al posto numero 23, poi Milano al 42, Firenze al 53, Torino all’82, Roma all’89 e Napoli al 98. La chiusura è tutta del meridione, come sulla carta geografica. L’amara conferma delle ultime stagioni ha visto in fondo Catania e Palermo, 20,86% e Caltanissetta, 34,82%. La Sicilia trionfa, al contrario. Nelle ultime dieci posizioni spiccano Messina, Isernia, Napoli, Reggio Calabria, Crotone, Alessandria, Latina e, appunto, Caltanissetta, Catania e Palermo. Un bel bottino, sconfortante, per il meridione.
Gli indicatori utilizzati dagli esperti sulle 105 realtà italiane hanno riguardato, in particolare, quattro inquinanti per la qualità dell’aria, i consumi domestici e la dispersione dell’acqua, la produzione e la raccolta differenziata dei rifiuti, l’offerta e la frequentazione sul trasporto pubblico locale, l’incidenza della circolazione veicolare e degli incidenti stradali, l’estensione della ZTL, la Zona a Traffico Limitato, le piste ciclabili e le isole pedonali, la presenza di alberi, l’uso del suolo, l’area riservata al verde urbano e l’acquisto di energia prodotta dalle rinnovabili e la consistenza delle comunità energetiche.
“I prossimi anni saranno decisivi per accompagnare la riconversione ecologica in settori strategici per la decarbonizzazione dell’economia italiana come quelli più energivori dell’industria manifatturiera, della filiera dell’automotive, dell’edilizia, dell’agricoltura e dei trasporti”, ha rilevato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. Nel 1950, nel mondo, le persone erano 751 milioni, attualmente sono oltre 4 miliardi e 500 milioni. Altri 700 milioni sono attesi entro il 2030 è ancor di più nel 2050, secondo le proiezioni elaborate dall’ONU. Le città saranno sempre più larghe e popolate. Al momento quelle con oltre 10 milioni di abitanti sono una trentina, entro il 2030 potrebbero superare quota quaranta, soprattutto per il rapido incremento previsto in India, in Cina e nei paesi in via di sviluppo. I cambiamenti climatici non risparmiano nessuna area terrestre e continuano ad essere imprevedibili e ingestibili. Nel nostro Paese le situazioni estreme sono in vertiginoso aumento. Dall’inizio del 2023 la salita è stata del 135% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Emergenza smog, effetto serra, riscaldamento globale sono stati i temi maggiormente condizionanti per questa situazione che oscilla fra temperature elevate, poi causa dei problemi idrici e del livello di fiumi e laghi al di sotto del livello stagionale e improvvisi e intensi temporali, devastanti per l’agricoltura e il sistema idrogeologico nazionale.
Impietoso e imbarazzante il confronto delle classifiche di alcuni settori esaminati per il periodico studio fra le migliori performance e le debacle, anche clamorose, come quelle di Milano per la quota nell’aria del biossido di azoto, NO2 e delle polveri sottili, PM10 e di Roma per il consumo domestico dell’acqua e per l’ancora alta dispersione del prezioso liquido dalla rete idrica. Genova e Firenze, invece, sono in fondo alla graduatoria per i ripetuti incidenti stradali.
Dall’altro lato della lavagna emergono alcune grandi città, fra cui Venezia e Milano per l’offerta del trasporto pubblico e per l’uso efficiente del suolo, come Bologna. Per la raccolta differenziata dei rifiuti il podio è di Ferrara, Pordenone e Treviso.
“Le città vanno ripensate come motori di cambiamento in grado di rendere le quotidianità vivibili e a misura umana, ma anche laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione e con infrastrutture di economia circolare per la riduzione delle perdite di acqua nella rete distributiva, per il completamento dei collegamenti fognari e della depurazione delle acque reflue, per la diffusione delle colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici e per una maggiore permeabilità del terreno e il recupero delle falde”, ha ricordato Stefano Ciafani. Altri interventi potrebbero coinvolgere la riqualificazione degli edifici e delle periferie, la creazione di spazi comuni e luoghi di incontro, le pedonalizzazioni e le piste ciclabili, la collocazione di nuovi alberi sollecitando l’ampliamento di corridoi verdi e della natura urbana, in modo anche per contenere i livelli inquinanti e le temperature climatiche cittadine”.
Obiettivo dell’Europa è la “neutralità climatica nel 2030”. Almeno per le città selezionate nel progetto, ‘Mission 100 climate neutral and smart city by 2030’, fra cui nove italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. I centri urbani emettono i due/terzi del gas serra di tutto il pianeta, ma sono impegnati a cercare di invertire sensibilmente la tendenza nonostante le difficoltà evidenti anche per i rischi idrogeologici. I più estremi e decisionisti ipotizzano di utilizzare le nuove tecnologie per “riconvertire e ristrutturare, abbattere per ricostruire, rigenerare interi quartieri, recuperare edifici e dare casa in affitto a prezzi accessibili a chi ha necessità”. La città “consuma molto di più di quanto produce ed è dove sono pagati i prezzi alti ed evidenti all’inquinamento, all’energia, ai rifiuti, ma potrebbe essere anche il luogo dei risparmi delle risorse se” l’attenzione fosse rivolta alle “innovazioni, alla green economy e alla crescita equa e inclusiva”, in poche parole, alla “transizione ecologica”.

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