Gli imballaggi della discordia

Illustrato a Roma il bilancio della Federazione Carta e Grafica. Positivo l’export, ma l’interesse è rivolto alla nuova normativa europea

È stata fondata nel giugno del 2017 la Federazione Carta e Grafica per rappresentare alcuni comparti industriali e unisce, in particolare l’ACIMGA, l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchine per l’industria Grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e Affini; l’Assografici, che rappresenta anche chi è impegnato nella lavorazione di carta e cartone e degli imballaggi flessibili e Assocarta. Alla Federazione sono collega il Comieco, il Consorzio nazionale di recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica e l’Unione Industriali Grafici e Cartotecnici della Città Metropolitana di Milano.
L’andamento del 2022 è stato illustrato e analizzato nella capitale, in una sala della centralissima Associazione Civita, dal nuovo presidente Michele Bianchi, da cui emerge un fatturato di 31 miliardi e 400 milioni di euro e una conferma dal segno positivo riguardante il commercio con l’estero di 4 miliardi e 53 milioni di euro, sostanzialmente come nel 2021. L’incidenza sul Prodotto Interno Lordo è stata dell’1,6%. La crescita del giro d’affari è stato di oltre il 24%, come dire 6 miliardi e 200 milioni di euro su una stagione che già aveva mostrato una evidente ripresa, +15,5% rispetto al 2020. La Federazione raggruppa 16.369 realtà produttive, che vedono impegnati 162.050 operatori.
L’industria cartaria italiana è la seconda in Europa dopo la Germania e la terza al mondo per le macchine per la stampa e la trasformazione e leader in quelle per la cartotecnica e anche per il comportamento del ciclo dell’uso, della raccolta differenziata, della lavorazione, del riciclo e della reimmissione sul mercato. In Europa il nostro Paese è al secondo posto nella particolare graduatoria per quantità di carta da riciclare. Sull’imballaggio le imprese del settore hanno anticipato i target fissati dall’Europa per il 2025 e per il 2030 all’85%.
L’Europa, però, proprio sugli imballaggi è finita al centro delle segnalazioni del settore in merito alle decisioni che potrebbero condizionare l’attività delle aziende italiane e ignorare i risultati raggiunti e gli ingenti investimenti affrontati. E, così, l’annuale Assemblea è ben presto diventata un confronto sulla direttiva dell’Unione Europea quasi sorvolando sulle altre questioni, su tutto e su tutti l’ancora alto costo dell’energia. Dopo le considerazioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso i partecipanti hanno affrontato il delicato argomento, ‘Virtù, vizi e pregiudizi della proposta europea di Regolamento imballaggi’. Il precedente presidente della Federazione Carlo Emanuele Bona; quello dell’EPPA, l’Alleanza Europea per gli Imballaggi di Carta, Antonio D’Amato e della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi e del CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, Ignazio Capuano; la rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Laura D’Aprile e la parlamentare europea impegnata nella ricerca di una opportuna e adeguata soluzione per le imprese italiane Patrizia Toia hanno scambiato le varie articolate argomentazioni. Gli interventi sono stati gestiti e coordinati dall’autore e conduttore radiofonico Matteo Caccia e dalla giornalista televisiva Monica D’Ambrosio.
Un po’ tutti hanno evidenziato delle contrarietà sull’indirizzo tracciato dall’Europa, in particolare da parte di D’Amato, “è in alcuni casi contrario agli iniziali obiettivi e delicato sugli imballaggi dei prodotti alimentari e farmaceutici” e di Ronchi, “il sistema italiano è una eccellenza e i dati dimostrano i miglioramenti”. L’incremento della quantità di rifiuti di carta e cartone e degli imballaggi è causato anche “dalle compravendite on-line e dalle voluminose confezioni. Il commercio è particolarmente lievitato nel periodo del forzato isolamento domestico” per evitare l’estensione del numero dei contagi da Covid-19.
Patrizia Toia ha assicurato l’impegno per modificare il testo attraverso “una diplomazia dimostrativa, per una mediazione che conduca a una intesa favorevole all’attività delle imprese italiane, ai risultati conseguiti e all’ambiente”. La ricerca di una flessibilità per una soluzione il più possibile condivisa. “Sarebbe incredibile costringere gli imprenditori ad attivare un’altra linea industriale con nuovi investimenti e lasciare una situazione che funziona positivamente visti anche i livelli raggiunti”.
“Consolidare i dati, comunicare e spiegare scientificamente per superare questa tendenza e cercare di adeguare la regolamentazione riguardante gli imballaggi”. Le risorse del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbero essere rivolte alle aree maggiormente in difficoltà con le infrastrutture destinate al recupero di materia dopo la raccolta differenziata che, nelle regioni meridionali ha un risultato imbarazzante e, generalmente, è ben lontana dai limiti previsti per il 2025.

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