Pneumatico Fuori Uso

L’Europa ferma l’utilizzo della gomma riciclata utilizzata per le superfici di attività sportive dove l’Italia è leader. Recuperato quasi tutto l’immesso sul mercato

 

Una decisione dell’Unione Europea nei giorni scorsi ha messo in allarme l’intero settore e scombussolato i piani probabilmente presenti e sicuramente futuri degli imprenditori, che negli anni hanno investito risorse e, soprattutto, in alcune produzioni sono arrivati in cima, conquistando la leadership. È il caso del blocco dell’utilizzo della gomma riciclata utilizzata per i campi da calcio in sintetico, che, secondo gli operatori, sarebbe dannoso per “almeno il 40% del rispettivo mercato”. In pratica gli industriali del riciclo avrebbero una parte della clientela estromessa nonostante le considerazioni “sulla qualità della produzione espressa dalla FederCalcio e dalla Lega Nazionale Dilettanti Italiana nelle sedi europee. L’unica concessione, per il momento, è rappresentata dall’allargamento del periodo transitorio portato a otto anni”. Le aziende, così, avrebbero il tempo e le eventuali opportunità per modificare o sostituire la produzione della rispettiva ‘economia circolare’, però solo relativamente valutata e “riconosciuta dagli organi e dagli uffici continentali”.
L’appannata situazione è emersa all’apertura dell’incontro promosso nella capitale da ECOPNEUS, che rappresenta i principali produttori e importatori di pneumatici nel nostro Paese e da UNIRIGOM, l’Unione dei Recuperatori Italiani della Gomma, praticamente quelli coinvolti direttamente dalla decisione europea. “Recuperare quella percentuale di mercato sarà complicato, in quanto non ci sono alternative”. Eppure qualcuno ha ipotizzato che un aggiornamento e un aggiustamento normativo sui cosiddetti ‘acquisti verdi’ da parte della pubblica amministrazione con all’interno anche quello relativo a una consistente quota per il rifacimento stradale sarebbe una delle opportunità. Recupero e riciclo negli asfalti, che, sfruttando la ricerca e lo sviluppo degli ultimi anni, sono in grado di fornire un’ampia qualità anche per l’assorbimento dell’inquinamento acustico soprattutto nelle grandi città. In Italia le gomme sostituite di auto, moto, ciclomotori e mezzi pesanti non possono essere smaltite in discarica, ma devono essere trattate e diventare, fra l’altro, materiale o energia.
Ormai sono molteplici le soluzioni soprattutto con una regolamentazione certa e duratura e non modificabile ad ogni mutazione politica e non solo, “in quanto gli imprenditori investono capitali sia nell’impiantistica che nella formazione e nella ricerca tecnologica”. Nel 2022 la raccolta ordinaria di Pneumatico Fuori Uso da parte della rete ECOPNEUS ha sfiorato le 232 mila tonnellate con un extratarget del 120% rispetto all’anno precedente, peraltro ancora condizionato dall’effetto del Covid-19, come dire 38 mila e 600 tonnellate. “Il sistema ha recuperato la maggior parte dell’immesso sul mercato con la quota ‘illegale’ o fantasma in costante diminuzione”.
Nel corso dell’incontro su ‘Il futuro dell’economia del Paese: circolare, come un Pneumatico Fuori Uso-Nuove prospettive per la filiera dei PFU, strategica per gli obiettivi nazionali e globali di sostenibilità’, è emerso anche che la regione più prolifica è la Lombardia con 33 mila e 883 tonnellate, seguita, ma a distanza, dal Veneto e dall’Emilia-Romagna, poi la Campania e il Lazio. In fondo alla lista la Basilicata, l’Umbria, il Molise e la Valle d’Aosta. Curiosando nel ‘Report di Sostenibilità 2022’ fra le province, invece, svetta Roma con 12 mila e 504 tonnellate, che precede Napoli con 8 mila e 853 tonnellate e Milano con 8 mila e 848 tonnellate. Da segnalare Brescia e Trento, che hanno superato il livello delle 5 mila tonnellate di quantità raccolta.
116 mila e 905 tonnellate sono diventate materia dopo la lavorazione, 104 mila e 913 tonnellate sono state recuperate in energia soprattutto all’estero e principalmente in Turchia, in quanto nei cementifici italiani è scarsa la richiesta. Lo scorso anno sono state commercializzate complessivamente quasi 61 mila tonnellate di gomma vulcanizzata granulare, GVG, sotto forma di granuli e polverini con un incremento di quasi il 22% rispetto al 2021, ma ancora lontano dai livelli di prima dell’impasse dovuto al Coronavirus. Dal 2016 al 2019 le tonnellate superavano costantemente la soglia delle 70 mila. L’impiego della GVG, la gomma vulcanizzata granulare, è stata assorbita per quasi un/terzo anche dai paesi esteri, compresi quelli extracomunitari, soprattutto per gli orizzontali degli impianti per le attività sportive e ludiche, praticamente il 60%, 36 mila e 331 tonnellate. Una certa consistenza è utilizzata anche nei manufatti edili e per l’industria e nelle infrastrutture, oltre 17 mila e 700 tonnellate, quasi il 30% e per le mescole. Minima, quasi impercettibile, almeno finora, il ricorso a asfalti, bitumi e conglomerati, nel mercato nazionale solo 312 mila tonnellate, forse, per gli osservatori del settore, l’1% ad essere generosi. Eppure, hanno assicurato i tecnici dell’ANAS e delle Ferrovie dello Stato, il test sul nuovo materiale proveniente dal riciclo della gomma da PFU ha offerto ottimi risultati ed è stato definito ‘salvamotociclisti’. Nel settore sportivo la gomma riciclata è ideale per le risposte elastiche, la resistenza alle condizioni atmosferiche e all’elevata capacità di assorbimento agli urti, quindi antitrauma per palestre e aree di gioco per i bambini. Superfici per piste di atletica leggera, pallavolo, pallacanestro, tennis, padel, calcio e ogni derivazione sia all’aperto che indoor. Dall’elenco non sono escluse l’equitazione, dopo le verifiche dei veterinari e le sperimentazioni nei centri di Orvieto e di Todi e nel Centro Militare di Grosseto e nella Caserma ‘Lancieri d’Aosta’ di Palermo e le attività nautiche e veliche.
Benefici ambientali, sociali, ma anche economici con un risparmio sulle importazioni di materie prime quantificato in quasi 127 milioni di euro. Al confronto romano hanno partecipato, fra gli altri, Andrea Fluttero e Federico Dossena e Daniele Fornai di UNIRIGOM e ECOPNEUS, oltre ai rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’ENEA e dell’ISPRA, ai quali gli imprenditori del settore hanno richiesto un continuo aggiornamento sulla situazione sia in ambito nazionale che europeo.

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