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L’Unione Europea ha alzato per ogni paese il livello del recupero dei RAEE, i Rifiuti di Apparecchi Elettrici e Elettronici, dal 45% al 65%, ma, almeno in Italia, non è stato toccato neanche il minimo. Infatti non è stato sfiorato quel limite. Nel 2018 sono state raccolte oltre 310 mila tonnellate dei cosiddetti ‘grandi bianchi’, il 42,8% dell’immesso sul mercato. Il resto, la maggioranza del quantitativo, non è smaltito correttamente nonostante la possibilità prevista dall’attuale normativa di uno scambio con il distributore al momento della consegna, 1:1 e, in alcuni casi, anche senza l’acquisto, 1:0. Per cercare di analizzare i motivi della dispersione e verificare il regolamentare iter dello smaltimento dei RAEE, l’associazione Altroconsumo ed Ecodom, il consorzio italiano impegnato nel recupero e nel riciclaggio degli elettrodomestici, hanno promosso una iniziativa attraverso sistemi fra i più innovativi. Altroconsumo, attraverso gli iscritti che hanno sostituito i cosiddetti ‘R1’, frigoriferi e congelatori e ‘R2’, asciugatrici, lavastoviglie e lavatrici, ha installato sui RAEE da smaltire un particolare congegno tecnologico in modo da seguire costantemente gli spostamenti. Dal rivenditore e dall’isola ecologica dei vari municipi di ogni zona della nostra penisola i RAEE solo nel 61% dei casi sono effettivamente arrivati nei centri autorizzati in modo da garantire una corretta soluzione a vantaggio dell’ambiente e dell’economia circolare. Il GPS ha anche registrato la deviazione delle grandi apparecchiature domestiche in aree non autorizzate e, quindi, illecite allo smaltimento, o nei bazar dell’usato per essere rivenduti a prezzi scontati e senza alcun controllo e manutenzione a svantaggio della sicurezza o anche in altre abitazioni private. “Apparecchi”, hanno sottolineato più volte i rappresentanti di Altroconsumo e di Ecodom, “destinati allo smaltimento, quindi considerati dai proprietari inutilizzabili”. Il tracciato telematico ha anche segnalato lo spostamento degli elettrodomestici da un impianto regolare per lo smaltimento ad un altro altrettanto autorizzato, che, quasi sempre è collegato ad un unico titolare. “Per ogni movimento, infatti, la società chiamata alla separazione dei materiali dovrebbe ottenere una quota prefissata, che in quelle circostanze potrebbe essere anche multipla”. Almeno questo hanno rilevato gli esperti che hanno seguito e approfondito l’inchiesta-indagine, ‘Dov’è finito il mio frigorifero?’. Altroconsumo, in passato, aveva affrontato già la delicata questione della gestione dello smaltimento multimateriale dei grandi elettrodomestici con i risultati pubblicati sul periodico dell’associazione. Ecodom, invece, nei mesi scorsi aveva organizzato a Roma un confronto con le altre realtà impegnate e specializzate nella raccolta e nell’eliminazione regolare dei ‘grandi bianchi’ di alcuni paesi europei. I rappresentati del settore, in particolare dei produttori, dei distributori, dei rivenditori e del Consorzio, hanno ribadito richieste comuni, sia al Governo che al legislatore, riguardanti soprattutto un aumento degli investimenti sulla legalità, provvedimenti per un chiaro modello industriale del riciclo, maggiori controlli e verifiche lungo tutti i passaggi e l’allestimento di altri punti di raccolta dei RAEE. L’attuale situazione mostra lacerazioni. Non mancano anche le esportazioni clandestine degli usati in alcuni paesi africani, che non hanno un’economia circolare, una raccolta differenziata dei rifiuti e, per cui, il futuro smaltimento sarebbe avventato e dannoso per l’ambiente. Dai RAEE è possibile recuperare, ormai, oltre il 90% del materiale. È opportuno non sprecare e disperdere questo patrimonio soprattutto in un Paese come l’Italia povero di materie prime.
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