Prima che sia troppo tardi…

Considerazioni sulla situazione climatica mondiale a tre anni dall’accordo di Parigi

A Parigi, proprio tre anni fa, i delegati di quasi 180 paesi hanno stabilito, dopo lunghe e complicate mediazioni, che la temperatura terrestre entro il limite temporale del 2030 non deve aumentare oltre l’1,5 e i 2 gradi. In questi giorni, invece, in Polonia, a Katowice, grande centro carbonifero, è stata praticamente consumata la Conferenza sul clima alla presenza dei rappresentanti dei paesi aderenti alle Nazioni Unite. Dalla COP24 non arrivano segnali positivi sulle condizioni del pianeta. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guiterres, infatti, ha indicato la questione climatica come ormai “di vita o di morte” per il futuro del pianeta e delle generazioni seguendo la scia e confermando la consapevole scelta ambientalista rivelata anche con il libro da Papa Francesco. L’allarme di Guiterres è arrivato in seguito alla segnalazione da parte della WMO, la World Metereological Organization e l’IEA, l’International Energy Agency, le principali strutture planetarie impegnate nella continua verifica dell’andamento della situazione, che, dopo un triennio di immobilismo, nel 2017 le quantità di emissioni dannose sono risalite e la tendenza gira sull’inevitabile e preoccupante conferma anche nel 2018.
‘Accordo di Parigi: quali prospettive di fronte all’aggravamento della crisi climatica’ è stato il riferimento di un incontro promosso a Roma da Kyoto Club, a cui hanno preso parte rappresentanti di associazioni ambientaliste ed esperti del settore. Kyoto Club è una struttura costituita da imprese, amministratori locali e associazioni ed è particolarmente impegnata nella riduzione delle emissioni di gas serra, fra l’altro prevista dal Protocollo definito e sottoscritto nel centro dell’Estremo Oriente e dagli obiettivi europei fissati al 2030. Kyoto Club promuove iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione nei campi dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, dell’agricoltura e foreste, della mobilità sostenibile.
“37 miliardi di tonnellate annue” è il livello record di CO2 finita nell’aria del pianeta accompagnata “da un rallentamento delle iniziative di contenimento dei paesi maggiormente coinvolti nella partecipazione alle emissioni inquinanti”, ha sottolineato il direttore scientifico di Kyoto Club Gianni Silvestrini. A questo punto sarebbe necessaria una violenta riduzione delle emissioni compresa la decarbonizzazione. Politiche condivise da parte delle varie nazioni e, per quanto possibile, immediate o da attivare il più velocemente possibile. “L’Europa sarebbe pronta ad alzare anche al 55% il target di riduzione delle emissioni al 2030 rispetto al 1990 diventando guida e riferimento per tutti” attraverso un apposito ‘Piano clima ed energia’.
“Per alcuni studiosi”, come ha riferito Stefano Caserini del Politecnico di Milano, “sarebbe stato già ultrasuperato il limite anche se fosse attuata una rapida transazione”. La posizione da trasformare dipende dalla politica, per cui i tempi sono inevitabilmente allungabili. Pubblicato un approfondito e articolato studio, che prossimamente sarà disponibile anche in italiano, ma è già consultabile on-line.
“I trasporti con il 24% di emessioni di gas serra hanno un peso decisivo nell’opposizione ai cambiamenti climatici”, ha ricordato Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro ‘Mobilità sostenibile’ di Kyoto Club. Le case automobilistiche hanno rivolto lo sguardo interessato e produttivo all’elettrico e alla soluzione della motorizzazione ibrida. L’Italia, fra l’altro, è in continua e costante avanzamento nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica con quasi 400 mila imprese e oltre 3 mila occupati. “Un’economia più forte proprio perché più a misura d’uomo con il nostro Paese in prima fila, in quanto ha tutti i parametri e i requisiti per essere vincente”, ha rilevato il presidente di Symbola Ermete Realacci.

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