Barriere salvamare

foto: ANSA

Due mesi di sperimentazione prima della foce del Po nel ferrarese. Le plastiche e gli altri materiali destinati al riciclo

foto: ANSA“Getta le tue reti, buona pesca ci sarà…”, cantava lo scomparso modenese di Sassuolo Pierangelo Bertoli all’inizio del brano ‘Il Pescatore’ nel duetto con Fiorella Mannoia. Questa volta sono state calate un po’ più a nord, sempre in Emilia-Romagna, ma nella provincia di Ferrara, nella zona di Pontelagoscuro, prima che il Po confluisce nell’Adriatico. Le barriere sul fiume più lungo del nostro Paese saranno utili a fermare tutti i rifiuti galleggianti trascinati dalle acque prima che finiscano nel mare. Il recupero, poi, è l’altra fase, che completa il progetto, uno dei primi al mondo, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, COREPLA e Castalia e realizzato in collaborazione con l’Autorità di Bacino del fiume e il sostegno del comune di Ferrara e dell’AIPO, l’Agenzia Interregionale per il Po e prevede tecniche innovative per intercettare soprattutto i rifiuti nelle acque dolci e per il riciclo delle plastiche.
I fiumi, ormai è stato accertato, sono i principali fornitori di rifiuti marini. L’80%, infatti, arrivano dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d’acqua insieme agli scarichi urbani, altra ‘voce’ critica per l’inquinamento, a causa del malfunzionamento o, addirittura, dell’assenza dei previsti depuratori. Il resto deriva dall’attività di pesca e navigazione. Per arginare il cosiddetto ‘marine litter’, quindi, è importante e necessario bloccare i nocivi rifornimenti intervenendo sui fiumi. La non corretta gestione dei rifiuti urbani e industriali;foto: SkyTG24 la scarsa pulizia delle strade; gli abbandoni e gli smaltimenti illeciti e la posizione geografica dell’Italia, estesa con chilometri e chilometri di coste e litorali su un bacino chiuso come il Mediterraneo, alzano il livello dei rischi. Il Po è il principale corso d’acqua del Paese, che attraversa praticamente tutto il nord, toccando 4 regioni e 13 province e, infatti, contribuisce a far dell’Adriatico il mare italiano con la maggior presenza di rifiuti.
Il progetto, ‘Il Po d’AMare’, prevede tecniche innovative per il recupero dei rifiuti, la selezione e l’avviamento al riciclo. Un sistema che in futuro potrebbe essere applicato anche ad altri fiumi italiani e all’estero, ma, intanto, la fase sperimentale è partita dall’Emilia-Romagna. Il piano è inserito nell’iniziativa di Castalia, ‘Seasweeper’, che, in particolare, riguarda l’installazione di un dispositivo di raccolta composto da barriere in polietilene, in grado di intercettare, selezionare, bloccare e raccogliere la plastica e altri materiali galleggianti trasportati dal fiume. Il sistema di barriere non danneggia la flora e la fauna del fiume, in quanto l’azione avviene solo nella parte superiore, alla superficie, al cosiddetto ‘pelo d’acqua’. Piccole imbarcazioni, ‘sea hunter’, recuperano i rifiuti, parti di plastiche, legnami, canne e portati a riva; posti nei cassoni e trasferiti a un’ottantina di chilometri di distanza nell’impianto veronese di Transeco a Zevio dove è prevista una prima selezione. Le parti plastiche partono per un successivo trattamento, l’irrecuperabile e il non usabile è smaltito. La plastica è lavorata a Torretta di Legnago in un centro del COREPLA, che è in grado di suddividere, attraverso lettori ottici, gli imballaggi dalle diverse frazioni polimeriche per l’avvio al riciclo o al recupero energetico.
“L’Italia è estremamente avanzata nell’economia circolare, in quanto ricicla imballaggi che in altri paesi non sono nemmeno raccolti. Ad oggi oltre 8 imballaggi di plastica sui 10 immessi sul mercato sono recuperati”, ha sottolineato Antonello Ciotti di COREPLA nel corso della presentazione del progetto al Castello degli Estensi di Ferrara.
La barriera è stata realizzata a Pontelagoscuro, a una quarantina di chilometri dalla foce del Po anche per valutare la quantità di rifiuti presenti lungo il fiume. I costi del progetto, che durerà un paio di mesi, per le operazioni di raccolta, trasporto, selezione, lavorazione e riciclo, sono sopportate da COREPLA e Castalia, rispettivamente il Consorzio per il Recupero della Plastica e l’altro specializzato da oltre trent’anni per la salvaguardia del mare, che raggruppa 35 aziende pronte all’attività di pronto intervento anti-inquinamento in Italia per conto del Ministero dell’Ambiente e di altre strutture sia pubbliche che private. È stato istituito a Napoli nell’86 dal Dipartimento per il Coordinamento della Protezione Civile. In questi quasi sessanta giorni sarà anche valutata la possibilità di organizzare e predisporre permanentemente un processo sui fiumi della nostra penisola, come ha rilevato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Svilu
ppo Sostenibile.
Intanto sul paradisiaco scenario caraibico, vicino a Santo Domingo, centinaia di tonnellate di plastica ha invaso la costa di Montesinos Beach. Le immagini dell’ennesima tragedia ambientale hanno ben presto fatto il giro del mondo. Acqua ricoperta da milioni di bottiglie di plastica confezioni monouso, che enti locali, organizzazioni non governative e volontari, non solo di associazioni ambientaliste, sono impegnati a togliere dall’Oceano. La natura restituisce al mittente, al genere umano, quella produzione, poi abbandonata indiscriminatamente.

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