L’allarme da tempo era scattato con tanto di lampeggianti accesi e ben in vista, ma in molti ignoravano la gravità e la pericolosità cercando di contenere e minimizzare la questione. Nel corso della Giornata Mondiale dell’Ambiente decisa dalle Nazioni Unite, sono state lasciate le comode vie secondarie e, finalmente, sono state tirate fuori per l’ennesima volta le cifre della presenza di materiali plastici negli oceani. Annualmente finiscono nelle acque ben 8 milioni di rifiuti, che hanno formato nella parte liquida del pianeta un paio di isole galleggianti. Solo nel Mediterraneo è stimata una presenza di 250 miliardi di parti più o meno visibili e complicate da recuperare. A questo proposito non è sufficiente una seppur volenterosa raccolta differenziata, in quanto non potrà mai essere paragonata alla produzione, all’utilizzo e alla successiva dispersione nell’ambiente. Clamorosa la vicenda di qualche giorno fa, quando una balena non è riuscita a sopravvivere nel sud della Thailandia, in quanto aveva ingoiato un’ottantina di buste di plastica. Non è stato sufficiente l’intervento dei veterinari locali. La Giornata targata 2018 ha proprio come obiettivo “la lotta alla plastica monouso”, micidiale, che in alcune aree dell’Europa inizia ad essere messa al bando. In India, ad esempio, ogni anno sono prodotte 5 milioni e 600 mila tonnellate di rifiuti di plastica. Una montagna o un’isola impossibile da contenere. E, se poi è sommata la realtà delle altre aree del pianeta il quadro è da bollino rosso. Scuro. Legambiente, attraverso l’operatività e l’attivismo di Goletta Verde, ha rilevato che il 96% dei rifiuti galleggianti nei mari del Mediterraneo sono plastiche, con una densità media di 58 scorie ogni chilometro /quadrato, che s’impenna a 62 per chilometro/quadrato nel Tirreno. Intanto le associazioni dei produttori di vetri rilanciano la valida ed ecologica alternativa, fra l’altro igienica e riutilizzabile, praticamente all’infinito. Infinito o quasi è, invece, il periodo per lo smaltimento, soprattutto per le plastiche nell’ambiente. Per questo è importante, se non vitale, una corretta raccolta differenziata per una seconda vita commerciale del risultato della specifica e specializzata lavorazione. “Lo stesso materiale è una grave fonte di pericolo per la rete idraulica italiana”: pensieri e parole del presidente dell’ANBI, l’Associazione Nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, Francesco Vincenzi. “L’inciviltà di chi getta rifiuti, in gran parte di plastica nei fossi o nei canali di scolo è una delle cause di aumento di rischio idrogeologico, già alimentato dalla violenza degli eventi metereologici, conseguenza dei cambiamenti climatici. La pulizia delle acque dai materiali, fra cui ramaglie, bottiglie di plastica e rifiuti domestici, e’ una delle principali voci di spesa nei bilanci dei consorzi di bonfica”. E gli esempi, purtroppo, non mancano. “Non sono passati due mesi dall’esondazione del Canale Nuovo, in provincia di Lucca, causata proprio da un ‘tappo’ creato da materiale di scarto, in particolare plastica, finita nel tratto tombato del corso d’acqua. Numerosi gli interventi preventivi operati su indicazione delle amministrazioni comunali e da parte dei cittadini”. Ed è anche per questo motivo che “i consorzi”, ha sottolineato il direttore generale dell’ANBI Massimo Gargano, “sono impegnati da tempo in una costante azione di educazione ambientale negli istituti scolastici e con l’organizzazione di giornate ecologiche mirate alla pulizia di ecosistemi degradati dalla presenza di rifiuti, per lo più sacchetti e bottiglie di plastica”.
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