Rifiuti non rifiutati

Rapporto annuale dell’Althesys Strategic Consultants. Stabilità normativa per gli obiettivi europei

Il disegno di una strategia nazionale per i rifiuti e la stabilità normativa sono ormai necessarie per migliorare l’andamento dell’intero settore. Immancabilmente affiancati da una Autorità Nazionale di Regolazione del settore; da un supporto ai processi di aggregazione; dall’integrazione industriale; da una raccolta differenziata di qualità.
Le proposte arrivano al termine del convegno, ‘Rifiuti, una strategia nazionale verso il 2030’, utilizzato per illustrare l’annuale Rapporto WAS, Waste Strategy, di Althesys.
Alessandro Marangoni, direttore scientifico dell’Althesys Strategic Consultants, ha aperto la serie degli interventi di imprenditori, manager, esperti e operatori del settore, che continua l’inevitabile espansione e industrializzazione sostenuta anche dell’ammodernamento dei sistemi di raccolta, smaltimento e, soprattutto, di riutilizzo dei materiali per una seconda vita commerciale e di utilizzo.
Dal WAS Annual Report emerge il peso delle grandi multiutility fra i cento maggiori specializzati protagonisti nella raccolta dei rifiuti urbani presi in esame e l’attività posta sotto la lente di ingrandimento, un/quarto in più rispetto al passato. Analisi più allargata per comprendere e approfondire ancor meglio l’andamento dell’intero settore.
Nel 2016 il valore della produzione è stato di 7 miliardi e 370 milioni di euro con una crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente. È di oltre il 74% del totale della produzione della raccolta di rifiuti non pericolosi. Le imprese esaminate sono impegnate in oltre 3 mila e 500 comuni del nostro Paese, più del 44%, per quasi 38 milioni di abitanti e raccolgono 19 milioni e 300 mila tonnellate di rifiuti, praticamente i due/terzi della produzione nazionale. La quantità recuperata è aumentata dell’1,3% rispetto al 2015.
Le aziende osservate possono essere suddivise in cinque categorie: le grandi multiutility; gli operatori metropolitani; le piccole e medie multiutility e quelle monoutility e le attività private. Tre le imprese inserite nell’elenco delle grandi multiutility, una in meno rispetto al recente passato a causa di un’unione operativa, hanno registrato una produzione pari al 24% assistendo un/quinto dei cittadini. Gli operatori metropolitani, numericamente gli stessi del 2015, hanno servito 6 milioni e 600 mila abitanti e gestito quasi 4 milioni di tonnellate di rifiuti. Le più diffuse delle aziende pubbliche piccole e medie sono le monoutility, il 50% di quelle analizzate, che sono state in grado di creare un valore di un miliardo e 600 milioni di euro. Le 19 strutture private hanno riguardato i residenti di un migliaio di centri della nostra penisola.
Il Rapporto, oltre alle statistiche e al bilancio dello scorso anno, ipotizza gli scenari per il 2030 per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Il contenimento degli scarti da spedire nelle discariche è l’innegabile orizzontale su cui poggiare l’importante fase della cosiddetta economia circolare, che passa attraverso un’adeguata raccolta differenziata, la lavorazione dei materiali, la successiva trasformazione, la riproposizione commerciale sul mercato e l’utilizzo.
Un altro aspetto per limitare l’uso delle discariche riguarda il recupero energetico. L’analisi e l’approfondimento, ‘Il waste management tra consolidamento industriale e strategia nazionale dei rifiuti’, è concentrata sul fabbisogno di termovalorizzazione o cogenerazione. La valutazione è stata svolta su tre macroaree: la penisola, la Sardegna e la Sicilia, con le isole a evidente carico dei costi per i rispettivi trasporti. Nei tre comparti, al momento, l’unica ad essere soddisfatta nel fabbisogno sarebbe la parte peninsulare con le aree del nord a coprire le mancanze del centrosud. Sardegna in deficit, leggero, di quasi 23 mila tonnellate, mentre l’altra isola, la Sicilia, che non ha termovalorizzatori, avrebbe una necessità di oltre un milione di tonnellate. E, questo, per la cosiddetta ‘bassa produzione’. Per l”alta’ gli impianti del settentrione non sarebbero in grado di contenere e ripianare le croniche mancanze del resto del Paese. Necessarie 260 mila tonnellate. Buco anche sulla coppia
di grandi isole con la Sicilia in condizioni assolutamente più critiche, oltre un milione di tonnellate.
Per consolidare gli scenari del 2030 sarebbe necessaria una Strategia Nazionale per i rifiuti anche attraverso la costituzione di una Autorità Nazionale indipendente per una valorizzazione dei rifiuti diventando un punto di riferimento per tutti gli operatori. Proposta una campagna nazionale informativa di comunicazione sul ciclo dei rifiuti, ma anche di formazione e ramificata a livello locale per rilevare i vantaggi ambientali, sociali ed economici con un corretto percorso di raccolta, smaltimento e utilizzazione di tutti i rifiuti urbani.

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