Pirateria audiovisiva

La ricerca di Ipsos ha segnalato una flessione, ma restano ancora numerose le irregolarità. Positivo l’effetto delle nuove norme sull’azione delle forze dell’ordine. I dati illustrati nel corso di un convegno promosso dalla FAPAV

Una flessione, contenuta, ma, comunque, significativa, in quanto inverte una tendenza, che rimane preoccupante e altamente dannosa economicamente e civicamente. Il quadro riguarda la pirateria audiovisiva in Italia, che è stata analizzata in una ricerca dall’Ipsos, illustrata da Nando Pagnoncelli e commentata da tutti i rappresentanti dell’importante settore nazionale. Il privilegio di convocare i protagonisti delle molteplici attività è stata di Federico Bagnoli Rossi, presidente della FAPAV, la Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali, per una specie di Stati Generali organizzati nella capitale. La comune linea dell’incontro, promosso a Palazzo Wedekind di piazza Colonna, è stata la ‘Lotta alla pirateria tra legalità, sicurezza e intelligenza artificiale’ anche sospinta dai dati dell’approfondimento su ‘Industrie dei contenuti, consumi culturali e comportamenti illeciti’.
“L’obiettivo dell’indagine riguardava l’eventuale cambiamento nell’incidenza della pirateria e la diffusione anche dei contenuti”. Nel 2023 il 39% degli adulti italiani è stato responsabile di un illecito per film, fiction, programmi o avvenimenti sportivi, con un calo in dodici mesi del 3%, tornando, praticamente, agli anni prima del lockdown causato dal Covid-19 e deciso per cercare di evitare l’allargamento del numero dei contagi. In particolare la pirateria per i film, i programmi e lo sport è rimasta stabile rispettivamente al 30%, al 21% e al 15%. È scesa di un paio di punti percentuali, al 22%, per le serie televisive. L’incidenza delle IPTV, illegali, il sistema di trasmissione su reti informatiche, in particolare su internet, è stata del 23%. A impressionare sono le stime complessive: 319 milioni gli atti di pirateria; 767 i milioni di euro di fatturato svaniti per film e fiction e 285 milioni di euro solo per lo sport; 821 milioni di euro sono stati i danni per il Prodotto Interno Lordo, erano 716 milioni di euro nel 2021; 377 milioni di euro persi dal Fisco e anche 11 mila e 200 i posti di lavoro finiti a rischio, in lievitazione rispetto al 2021 quand’erano 9 mila e 400. In totale, il fatturato scomparso da tutti i settori economici italiani, secondo i calcoli, ammonterebbe a un paio di miliardi euro.
Ammanchi finanziari, occupazione vacillante e anche una considerazione sconcertante sul fenomeno da tempo non più considerato marginale e temporaneo. Il 53% ritiene di non creare danni rilevanti e il 59% è addirittura non pienamente consapevole di poter essere responsabile di un licenziamento o di altre possibilità occupazionali. Il 45% dei ‘pirati’ oscilla fra i 10 e i 14 anni con 21 milioni di operazioni e il 58% ritiene probabile essere scoperto e sanzionato, in quanto il 76% è a conoscenza che è un reato e il generale 45% ha trovato i siti web oscurati. E questo potrebbe essere uno dei deterrenti soprattutto in seguito alla normativa, che quasi la metà non conosce proprio, approvata lo scorso agosto consentendo alle forze dell’ordine e ai magistrati interventi decisi. “L’iter era iniziato nella scorsa legislatura ed è stato definito nell’attuale”, ha ricordato Federico Mollicone della Commissione Cultura, Istruzione e Scienza della Camera.
Sono state migliaia le operazioni della Guardia di Finanza e della Polizia Postale e delle Comunicazioni e per la Sicurezza Cybernetica rappresentate rispettivamente dal colonnello Gaetano Cutarelli del Nucleo Speciale Beni e Servizi e dalla responsabile della Prima Divisione Barbara Strappato. “La tempestività per intervenire e risalire ai responsabili è fondamentale”, ma è richiesta la collaborazione “di tutti”. Ogni giorno la concorrenza sleale e illegale intasca “migliaia di euro”, da individuare per evitare anche forme di riciclaggio.
A sollecitare la fase delle azioni è stata la parte sportiva con Giovanni Malagò, presidente del CONI, il Comitato Olimpico Nazionale, che in collegamento audiovideo ha ammesso i danni economici e ha chiesto “continui aggiornamenti tecnici e intese con le forze dell’ordine”. In grado già “di bloccare un numero impressionante di siti illeciti”. I diritti televisivi degli avvenimenti sportivi sono stati rappresentati da Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega del calcio di serie A; da Romano Righetti di DAZN; da Alfredo Borgia di Sky, da Stefano Selli di Mediaset e da Luigi De Laurentiis, presidente del Bari, ma anche produttore cinematigrafico con il marchio Filmauro.
Al confronto romano, aperto dal presidente della FAPAV Federico Bagnoli Rossi e coordinato dalla giornalista Caterina Baldini, hanno offerto il contributo, fra gli altri, Stan McCoy, vertice dell’MPA EMEA, Motion Picture Association Europe MiddleEst and Africa e Francesco Rutelli, che, alla guida dell’ANICA, l’Associazione Nazionale delle Industrie Cinematografiche, Audiovisive e digitali, ha ribadito l’importanza di un’azione educativa e di una formazione condivisa verso comportamenti idonei e razionali utilizzando ogni mezzo a disposizione. Previste campagne di comunicazione e di informazione anche con alcuni volti noti dello sport, come, fra gli altri, l’ex calciatore Christian ‘Bobo’ Vieri.
Ha ricordato l’aspetto negativo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria Alberto Baracchini, mentre il presidente della sezione Radio e TV della Confindustria Francesco Siddi ha rilevato “la crescita della consapevolezza del reato” e che questi comportamenti non sono un gioco per testare l’eventuale capacità, in quanto le aziende investono per la produzione di programmi e fiction e pagano per ottenere i diritti sugli avvertimenti sportivi”.
Giovanni Di Pasquale, direttore generale dell’APA, l’Associazione dei Produttori di Audiovisivi, ha provato a motivare la flessione “forse dovuta anche alla riapertura delle sale cinematografiche e che sono nuovamente frequentate”. In calo l’interesse per gli home video, come ha segnalato Luciana Migliavacca, presidente di Univideo, che vorrebbe scoprire i responsabili di questa situazione minacciosa per l’intero comparto.
Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà, ha la “sensazione di aver fermato l’emorragia con la norma dello scorso agosto e l’intervento del settore sportivo”. Provvedimenti, comunque, da aggiornare e da applicare con tempestività per evitare all’illegalità di trovare altre soluzioni. Il commissario dell’AGCom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Massimiliano Capitanio, che ha calato il sipario sull’incontro ha servito alla platea lo slogan “difendere la bellezza e uscire dall’indifferenza” e di sfatare il falso mito che la pirateria ruba per “offrire a chi non potrebbe” un prodotto, ma, invece, è impegnata anche “nell’accaparrare” quello senza mercato, in quanto facilmente reperibile. L’obiettivo è di “ottenere dati” e “catturare la pubblicità”, altra e “nuova forma” adottata “dalla criminalità organizzata”. Nel 2024 sarebbero state spente almeno diciottomila trasmissioni illecite ed espone una provocazione, non tanto velata, che riguarda la possibile applicazione di una vecchia norma, che prevede “di pubblicare su un quotidiano a tiratura nazionale” le eventuali informazioni sui rei. E questo potrebbe essere un altro sistema di prevenzione per evitare la pubblicazione e una notorietà poco invidiabile.
Norme, regolamenti, leggi. “L’Italia, fra l’altro, potrebbe diventare il riferimento internazionale per le normative sul diritto d’autore in relazione all’intelligenza artificiale”, come ha rilevato Paolo Marzano, componente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d”Autore del Ministero della Cultura e docente alla LUISS, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali ‘Guido Carli’.

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