I cantieri della rigenerazione urbana

Annuale Assemblea dell’ANCE, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, con la relazione della presidente Federica Brancaccio e il riferimento posto a ‘La prospettiva’. Chieste normative e risorse economiche

Emergono molte ombre, ma anche qualche fiammella per illuminare lo scenario presente e soprattutto futuro del comparto delle costruzioni e delle ristrutturazioni, che, da sempre, sono fra i maggiori propellenti per l’economia, la produzione e l’occupazione nel nostro Paese, dalla relazione di Federica Brancaccio, presidente dell’ANCE, illustrata nel corso dell’annuale Assemblea. ‘La prospettiva’ è stata l’indicazione offerta alla platea per rappresentare l’attuale condizione e gli obiettivi dell’intero settore, comunque appesantito da una serie di situazioni rimbombate nella sala dell’Auditorium-‘Parco della Musica’ dedicato al Premio Oscar Ennio Morricone. Intanto la drammatica sequenza degli incidenti, anche fatali, registrati nei nei vari cantieri. “Dall’incrocio dei dati dell’INAIL con quelli delle casse edili è stato rilevato che il 70% delle giornate di infortunio riguarda lavoratori senza contratto” e, quindi, con nessun “obbligo di una adeguata formazione”.
L’approfondimento di Federica Brancaccio ha posto un’iniziale questione rappresentata da un possibile “Medio Evo con paure e insicurezze che rischiano di minare la fiducia e anche quella delle giovani generazioni”. Quasi obbligatorio il confronto: prima l’Italia “aveva un sistema sanitario all’avanguardia, una rete infrastrutturale fra le più sviluppate d’Europa, un modello di istruzione utile alla formazione e alle avanzate competenze” con un reddito “medio a sostenere un mutuo, un affitto per una vita dignitosa” che è stato negativamente condizionato dai “tagli lineari alla sanità, all’istruzione, alle infrastrutture, all’assistenza senza una scelta sulle priorità e sulle spese da salvaguardare”. E “per tenere i conti in ordine migliaia di imprese sono state fatte fallire”. 
Il periodo del rigore, ma non completamente, visti “gli sprechi e le spese inutili”. Il collegamento con il discusso ‘superbonus 110%’ è praticamente naturale, ma per l’ACER, “nel biennio 2021-2022 ha consentito all’Italia di crescere, +12,3%, a ritmi superiori della Cina, +11,3%. Un costo troppo alto e con grandi sprechi evitabili se “fossero state raccolte le indicazioni dell’Associazione”. In particolare sulle “regole per impedire alle imprese non qualificate l’accesso alle risorse e un sistema di controlli per ridurre le frodi. Infatti le irregolarità riguardano proprio” le pratiche senza “obbligo” di verificare. I successivi interventi legislativi hanno creato un maggiore caos e per giunta con applicazione retroattiva, che lasciano nell’incertezza la conclusioni degli accordi. “Sette miliardi e duecento milioni di euro di lavori sono fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani”.
Dalla “stagione del ‘superbonus’ a quella della riqualificazione degli edifici” seguendo “la direttiva europea sulle ‘Case green’, che diventa un’opportunità” da sostenere soprattutto dalle istituzioni e verso chi non ha” le possibilità economiche. Una casa meno inquinante favorirà un risparmio fino al 50% della bolletta” energetica. “Un debito rivolto alla crescita, non all’assistenzialismo e alla selva di incentivi”. Dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono fuoriusciti una quindicina di miliardi di euro, quasi la metà riguardano il Mezzogiorno. Una scelta dovuta all’inevitabile ritardo di molti progetti del sud, ma che sa poco di prospettiva e rischia di diventare sempre più una zavorra se non facciamo nulla per ridurre il divario fra i territori “anche in previsione dell’attuazione della riforma dell’autonomia differenziata”. Il PNRR “deve rappresentare una spinta e non l’ultima spiaggia” per favorire la “crescita economica e la riduzione delle diseguaglianze sociali”.
La presidente Federica Brancaccio chiede al “Governo un programma “pluriennale, di importante visione” anche “per le nostre città, per l’efficientamento energetico e la sicurezza degli edifici, nonostante l’insufficienza delle “risorse pubbliche”, ma per coinvolgere “i capitali privati servono tempi certi e un quadro di regole moderne ed efficienti”, in modo da mettere “in sicurezza gli investimenti”. La “fiducia e la collaborazione sono state inserite come principi-guida del nuovo ‘Codice degli Appalti'” anche se “il 90% delle opere pubbliche è senza una vera concorrenza”, un “valore del 33% del mercato”.
Il calo demografico è un altro tasto dolente toccato nell’intervento iniziale per sottolineare come “nel 2023 la popolazione in Italia è rimasta stabile solo per il saldo migratorio, ma in vent’anni sono sfumati tre milioni di giovani”. L’equivalente di una città come Roma. Diventa opportuno cercare soluzioni per “far restare i ragazzi a studiare e a lavorare nel sud”, dove “gli atenei in una decina di anni hanno perso almeno centomila studenti”. E in questo periodo sono “pressoché scomparse anche le case in affitto” soprattutto “in quasi tutte le grandi città”. I centri storici sono trasformati “in alberghi diffusi e i cittadini in ospiti. Le città vanno abitate altrimenti diventano dei non luoghi”. L’urgenza sociale deve sostenere “il recupero di suolo, la conversione degli edifici degradati in abitazioni sostenibili usando la tecnologia” ed esaltando il “Made in Italy nelle grandi opere di ingegneria e di sviluppo” come avviene “all’estero”. La strategia potrebbe rivolgere l’attenzione alle “caratteristiche e alle rispettive vocazioni di metropoli, città medie e piccoli borghi sfruttando le molteplici qualità sostenute, però, da normative” e interventi “fiscali”.
Un altro colpo è andato alla legge urbanistica “ferma al 1942 e solo affiancata da un decreto del 1968”, con “le regioni” che hanno cercato soluzioni, ma “nell’ultimo triennio ne sono state impugnate ben 22 e di queste 17 sono state dichiarate incostituzionali”. Rinnovare “il patrimonio edilizio esistente sostituendo i vecchi edifici, demolendo e ricostruendo”. Rigenerazione urbana.
“76 i tentativi miseramente falliti” negli ultimi 26 anni per sanare i ritardi.
Il settore dell’edilizia, comunque, manca di manodopera qualificata e specializzata e attraverso “l’accordo con le autorità tunisine duemila persone seguiranno aggiornamenti formativi per essere impegnati nel nostro Paese nei prossimi tre anni”. E, poi, sono previsti programmi di integrazione per i rifugiati, per i senza fissa dimora e per migliorare la sicurezza nei cantieri e contenere gli incidenti sul lavoro, “‘uno scandalo inaccettabile per un paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze’, ha recentemente ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella”.
La categoria chiede la cosiddetta ‘patente’ per qualificare le imprese, ma anche per i lavori privati e non solo per quelli.pubblici. Alcune imprese sono traballanti dal lato economico a causa dei ritardi dei pagamenti e “per il rincaro dei materiali sono ancora in attesa dei ristori del primo semestre del 2022”. Una stima complessiva di quasi 2 miliardi di euro. Nel primo quadrimestre del 2024 è salita ancora la spesa dei comuni in opere pubbliche, +30%. Entro il 2030 la ristrutturazione dovrebbe riguardare quasi un milione di immobili e altri 450 mila prima del 2035, secondo le previsioni degli esperti dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili.
All’annuale Assemblea hanno offerto il rispettivo contributo Marina Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha sostenuto “la necessità di visioni e prospettive” e “sanzioni, anche penali, per chi somministra illecitamente la manodopera e sfrutta una concorrenza sleale nei confronti di altre imprese”; Matteo Salvini, responsabile del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il quale ha ricordato la “disponibilità dovuta al PNRR, 39 miliardi di euro da investire totalmente”; l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, fra l’altro autore dello scritto, ‘Citra vince, città perde’. Rutelli, inoltre, ha sollecitato di evitare “l’immobilismo e l’imbalsamazione delle città” e il varo, nel comparto, di un piano culturale, industriale e occupazionale per una rigenerazione “generale del nostro Paese”.

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