Carciofo Romanesco

Terzo Festival al Portico d’Ottavia con protagonista il caratteristico alimento IGP della cucina giudaica e della Città Eterna. Allargato il coinvolgimento anche in altre aree della capitale

È stato il primo ad ottenere il riconoscimento internazionale con l’IGP, l’Indicazione Geografica Protetta, per la qualità e per la valorizzazione, il Carciofo Romanesco del Lazio. Era il novembre del 2002. E, poi, altre targhe per l’ennesima eccellenza nazionale dell’agroalimentare sono state poste al Carciofo Spinoso di Sardegna, la Denominazione di Origine Protetta e al Carciofo Brindisino e a quello di Paestum, l’IGP. Sulla nostra penisola sono molteplici le giornate dedicate a questo prodotto protagonista di numerosi piatti preparati nelle rispettive cucine, che nel Lazio è coltivato seguendo un preciso disciplinare, soprattutto nelle aree della provincia pontina, romana e viterbese.
A Roma, in particolare dal 7 al 10 aprile, è previsto il Festival del Carciofo Romanesco al Portico d’Ottavia promosso dalla Confesercenti con il sostegno, fra gli altri, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste; della Regione Lazio; dell’amministrazione comunale del Campidoglio e del Primo Municipio; del CAR, il Centro Agroalimentare di Roma; della Camera di Commercio attraverso l’Azienda Speciale AgroCamera e dell’ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. Il tradizionale taglio del nastro dell’iniziativa, che festeggia la terza stagionalità, è stato fissato per le ore 11 di lunedì 8 aprile alla presenza, fra gli altri, del responsabile del dicastero di via Venti Settembre, Francesco Lollobrigida.
L’intenso cartellone prevede menù particolari a base di carciofo da parte di una ventina di ristoranti a prezzo standardizzato sui 35 euro, degustazioni all’ingresso del quartiere ebraico, accompagnati dagli stornelli che ricordano Alvaro Amici e dalle evoluzioni degli artisti di strada. La manifestazione, però, ha allargato i confini e gli interessi con il coinvolgimento anche di alcuni locali delle zone di Campo de’ Fiori, piazza Navona, Trastevere e Testaccio. Le offerte dei ristoranti non riguardano solo le specialità con i carciofi, soprattutto ‘alla Giudìa’, ma anche le altre prelibatezze dei fornelli romani e dei prodotti stagionali tipici del territorio regionale, fra cui la pasta, lunga e corta e anche ripiena, arricchita dai condimenti e dalle salse vegetali e gli accompagnamenti delle seconde proposte fra abbacchio, coratella, frittate e pesce, in particolare baccalà. E alla fine il gelato, naturalmente al gusto di carciofo, oltre al digestivo, che, però, è alcolico.
Nell’edizione del 2023 sono stati consumati, nel poker di giorni del Festival, oltre 40 mila carciofi, ma la maggiore testimonianza sul generale apprezzamento è arrivato dal presidente della Confesercenti di Roma e del Lazio Valter Giammaria, che ha quantificato l’entità della commercializzazione registrata solo al CAR, pronto a diventare “il più esteso d’Italia e il secondo d’Europa”, quasi “40 milioni”.
Il programma del Festival è stato illustrato all’Universitas Mercatorum, a Palazzo Costaguti di piazza Mattei e il rettore Giovanni Cannata ha ricordato il corso di laurea di Scienze Gastronomiche organizzato proprio dall’ateneo. L’assessore comunale ai Grandi Eventi, alla Moda, allo Sport e al Turismo Alessandro Onorato ha ribadito l’importanza di queste iniziative “per l’arrivo nella capitale di viaggiatori da ogni parte del mondo”, in quanto le tipiche specialità locali “sono un buon motivo per una visita a Roma e per un ritorno, a guardare quel che avviene in altre capitali europee, fra cui Londra e Parigi”. Ha ricordato che “lo scorso anno Roma ha accolto quasi 50 milioni di turisti” e fra un triennio la città “avrà a disposizione il doppio di hotel a ‘cinque stelle’ di Milano”. Queste kermesse enogastronomiche, come un evento sportivo, uno spettacolo, un concerto musicale o l’inaugurazione di un allestimento espositivo “favoriscono anche la destagionalizzazione dei flussi turistici, in quanto il nostro Paese e soprattutto Roma non può essere” legata e collegata al calendario. Intanto la capitale attende l’invasione straordinaria di almeno 35 milioni di persone per il 2025, l’anno del Giubileo.
“Roma non è solo il Colosseo e il Vaticano, ma anche altro” e le molteplici Iniziative sono la riprova come fossero tanti, anche se contenuti, giubilei. “È opportuno sviluppare il turismo fieristico e quello congressuale sfruttando gli spazi e le strutture esistenti, anche dell’EUR” e promuovendo “nei locali”, compresi quelli degli alberghi, “le produzioni e le specialità del territorio regionale. Una fra tutte, l’aggiornamento della ‘Carta dei vini’, come accade nelle altre aree della nostra penisola”, ha rilevato Giammaria.
Il Carciofo Romanesco, detto anche ‘Mammola’, è raccolto da gennaio a maggio. La migliore produzione è compresa fra marzo e aprile. È conosciuto fin dal quarto secolo avanti Cristo con la denominazione ‘karshuf’ ed era utilizzato dagli arabi e anche nell”Antica Roma come alimento e medicinale. Apprezzabili per la salute le qualità emerse e dimostrate, per il contenuto di potassio, ferro e cinarina, che facilita l’abbassamento della pressione, accelera la depurazione renale, contrasta la cellulite e stimola la diuresi. Ben note nel Lazio le sagre, fra cui quelle di Sezze, in provincia di Latina e di Ladispoli, a nord della capitale, che, fra l’altro, è gemellata con il Festival al Portico d’Ottavia.

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