Cure palliative e qualità di vita

Convegno su ‘come la storia delle leucemie mieloidi acute sta cambiando’ promosso prima a Roma e, poi, a Bologna dalla Fondazione GIMEMA con la partecipazione di specialisti sanitari e ricercatori

Ottomila nuovi casi ogni anno diagnosticati con una incidenza più maschile che femminile e, soprattutto, condizionati dall’avanzamento dell’età. In Italia, visto l’aumento medio della vita, come il rischio, anche se, seppur gradualmente e lentamente, è registrato un superamento sfruttando il miglioramento della terapia. La ‘fotografia’ sull’attuale situazione, le stime e le proiezioni sono state illustrate e rese note nel corso di un approfondimento, ‘Dalle linee guida alla qualità di vita e alle cure palliative precoci e simultanee. Come la storia delle leucemie mieloidi acute sta cambiando’, organizzato dalla Fondazione GIMEMA per la promozione e lo sviluppo della ricerca scientifica sulle malattie ematologiche, nella capitale e, poi, anche a Bologna, con il contributo non condizionante di Jazz Pharmaceuticals. GIMEMA, Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto, è stata sollecitata e sospinta da Franco Mandelli dal 1982. Scomparso nel 2018 all’età di 87 anni, l’ematologo bergamasco ha dedicato la vita professionale alla ricerca incentrata sulla cura delle leucemie e dei linfomi. È stato anche alla guida dell’AIL e insegnato all’Università ‘La Sapienza’ di Roma.
L’approfondimento, a cui hanno partecipato, fra gli altri, sanitari e ricercatori anche internazionali come Ian Thomas dell’Università di Cardiff, è stato aperto dall’attuale presidente di GIMEMA Marco Vignetti, che ha rivelato “l’importante patrimonio costituito dai dati di oltre ventimila pazienti e dal continuo e periodico aggiornamento” e ha richiamato l’attenzione delle “istituzioni” sulle necessità, “non proprio solo di contributi, ma di non ostacolare l’attività con” un tourbillon di “norme”.
Il convegno è stato articolato in una decina di sezioni, che hanno riguardato ‘Le linee guida SIE’, la Società Italiana di Ematologia, ‘sulle leucemie mieloidi acute’ e ‘la real-life’; ‘Le novità terapeutiche’; ‘Il valore della qualità of life nei pazienti in trattamento e’ in quelli ‘lungo sopravviventi’; ‘Le cure palliative precoci e simultanee in oncologia ed ematoncologia’; ‘Verso un nuovo modello di cure palliative precoci e simultanee’ e ‘per i pazienti in fase avanzata di malattia’ e ‘Il ruolo dell’attività nel paziente ematologico’.
Un riferimento sull’attuale leucemia risale al 1845 quando Rudolf Ludwig Karl Virchow, polacco ma con l’attività svolta quasi completamente in Germania, ha notato una anomala presenza di globuli bianchi nel campione di sangue di un paziente iniziando, così, a ricercare le cause. Terapie più o meno standard, ma anche sperimentali per alzare la quota del periodo di post-soluzione delle difficoltà dei pazienti, come ha rilevato nel personale contributo Felicetto Ferrara dell’ospedale ‘Cardarelli’ di Napoli. Rimane evidente, comunque, la percentuale di chi non riesce a superare il problema sanitario.
Delle linee guida della Società Italiana di Ematologia hanno pensato Adriano Venditti dell’Università di Tor Vergata e Jacopo Olivieri di Udine, mentre Fabio Efficace di Roma ha evidenziato “una svolta”, però in un ampio raggio temporale, “dagli anni Settanta a quelli Duemila”, che hanno portato anche “al trapianto e a un miglioramento”. Non mancano iniziative quando il medico “ha la percezione degli ultimi giorni” cercando “di evitare un inutile accanimento farmacologico”.
La gestione, per quanto possibile, del dolore, degli stati d’ansia, della depressione e delle difficoltà fisiche e psicologiche, è stata affrontata da Elena Bandieri di Modena. Claudio Cartoni del Policlinico ‘Umberto I’ ha dato risalto alla comunicazione fra sanitario, paziente e familiari proponendo anche “un’assistenza domiciliare palliativa”. Una “migliore qualità della vita e dell’assistenza con una terapia adattata al paziente per un eventuale accompagnamento alla fine dell’esistenza”, è stato il percorso indicato da Mario Luppi e Leonardo Potenza, specialisti nel capoluogo emiliano.
Maria Christina Cox del ‘Sant’Andrea’ di Roma ha ribadito come “sia importante l’attività fisica, almeno 180 minuti a settimana, sempre più necessari “con l’avanzamento dell’età. È opportuno evitare, se possibile, il ricorso alla riabilitazione anche se con il passare degli anni il tono muscolare mostra un evidente decadimento”. Questa la principale motivazione di una quotidiana e regolare applicazione atletica, anche spontanea. L’esercizio fisico-atletico è un potente farmaco anti-tumorale. Il regolare movimento rallenta i processi di invecchiamento e contiene, in ogni caso, sovrappesi e obesità. La massa muscolare, in declino, deve essere puntualmente sollecitata soprattutto dopo i 65 anni.
La leucemia mieloide acuta è praticamente un tumore delle cellule del sangue e i sintomi sono molteplici e potrebbero riguardare ed essere rappresentati da stanchezza; emorragie cutanee; sanguinamenti dal naso, dalle gengive e dall’apparato digerente o urinario. A quel punto sarebbe opportuno un prelievo del sangue e una verifica soprattutto se superati i quarant’anni di età. L’elevata produzione di globuli bianchi statisticamente riguarda 17,5 uomini ogni 100.000 e 10,5 donne ogni 100.000.

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