Farmaci generici equivalenti

Illustrati i risultati dell’Osservatorio di Nonisma ed Egualia, che vede una crescita del settore nonostante le difficoltà per l’approvvigionamento dei principi attivi

La quota di produzione complessiva di principi attivi in Europa è caduta dal 53% del 2000 all’attuale 25%. Oltre la metà, a vantaggio dei paesi dell’Oriente asiatico, in particolare della Cina e dell’India, in grado di assorbire le necessità e occupare vasti spazi del mercato allontanando l’Europa dall’autosufficienza, che ormai importa più del 56% del fabbisogno. La dipendenza lievita addirittura al 74% se sono considerati anche i prodotti intermedi. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal quinto Osservatorio permanente sul ‘Sistema dei farmaci generici in Italia’, condensato della collaborazione fra Nonisma ed Egualia, l’ex Assogenerici, che rappresenta le industrie delle confezioni sanitarie accessibili.
La ‘fotografia’ della vulnerabile situazione europea e, quindi, anche Italiana, è racchiusa in un centinaio di pagine di un volume segmentato in cinque essenziali temi, che riguardano, in particolare, ‘Il settore della farmaceutica’, ‘Le imprese dei farmaci generici,’ ‘Il mercato’, ‘Alla ricerca di un equilibrio” e le ‘Indicazioni di policy’. Lo studio è stato illustrato nella capitale, nella sala dell’Ara Pacis, dal coordinatore scientifico Lucio Poma, alla presenza del vertice di Egualia Enrique Hausermann e dei rappresentanti delle istituzioni, delle industrie e degli operatori dell’importante comparto.
“Il sistema dei farmaci generici è costretto a convivere fra i prezzi delle materie e i costi della produzione. Una posizione appesantita dalle complicazioni per l’approvvigionamento dipendente da un’unica area geografica”, ha rilevato Lucio Poma. Le aziende, fra l’altro, non possono aggiornare i listini e sono costrette a contenere e sopportare gli aumenti dei costi produttivi con l’inevitabile riduzione del margine positivo e l’inatteso e nuovo risultato di una carenza di farmaci sui mercati europei. In una decina d’anni nei paesi dell’Unione sono scomparsi il 26% dei farmaci equivalenti, il 33% degli antibiotici e il 40% degli oncologici. Nel solo settore degli antibiotici mancano diciotto tipologie in Polonia, undici in Spagna e dieci in Francia. In Italia è diminuito anche il numero dei fornitori.
Dalla ricerca appare evidente che “nel sistema sanitario non sono più disponibili scorte, in quanto è prodotto solo il più economicamente vantaggioso. In caso di gara d’appalto le imprese impiegano dai tre ai sei mesi per produrre, confezionare e spedire”, ha sottolineato Poma. E “la progressiva diminuzione dei farmaci rappresenta un rischio a causa dei tempi diversi per la produzione rispetto ad altri settori, anche per aggiornare e adattare i macchinari”, ha ricordato il presidente di Nonisma, Maurizio Marchesini.
La realtà italiana è inglobata in quella europea e Hausermann ha precisato che “per assicurare continuità di cure a milioni di cittadini italiani per le patologie croniche è necessario scongiurare la temuta scadenza dei farmaci diventati non più industrialmente sostenibili”. Immancabile anche un richiamo alle strategie per non cedere spazi, produttività e risorse, in quanto “è urgente e prioritario trovare delle forme di bilanciamento per affrontare l’esplosione dei costi per i farmaci più economici, che rischiano di scomparire progressivamente dal mercato”. Una delle richieste riguarda “l’alleggerimento della pressione che da tempo schiaccia il settore creando difficoltà sulla futura capacità di garantire al Servizio Sanitario Nazionale farmaci di qualità, sicuri ed efficaci a costi sostenibili. In caso contrario un comparto essenziale per la tutela della salute pubblica rischia di essere irreversibilmente e irrimediabilmente compromesso”.
Il farmaceutico è una delle poche attività, con l’alimentare, la metallurgia, i macchinari e la chimica, a mostrare segnali di crescita rispetto al 2010, +1,4%, in controtendenza alla generale manifattura, che, nello stesso periodo ha visto ridotto il numero degli occupati del 5,5%. La farmaceutica, invece, nel 2022 ha registrato un +1,9%. In totale le imprese occupano quasi 65 mila e 600 operatori, l’1,7% del complesso manifatturiero. Una larga parte sono strutture medio-grandi con oltre 50 dipendenti.
Nel 2022 la produzione industriale è stata di 49 miliardi di euro, +42% a confronto con l’anno precedente. Dopo un triennio di stabilità il balzo in avanti è collegato principalmente alle esportazioni di medicinali e vaccini anti-Covid-19. Nel nostro Paese il fatturato è aumentato e ha raggiunto i 3 miliardi e 100 milioni di euro, comunque dietro la Germania, che ha segnato 3 miliardi e 800 milioni di euro.
Attività caratterizzata dagli investimenti, +4,2% a guardare i dati del 2021. In salita anche i costi di produzione, +2,9% nell’ultimo anno, +18% nel quinquennio appena scaffalato. La spesa farmaceutica territoriale è stata di 21 miliardi e 500 milioni di euro, +6.5% e quella ospedaliera di un miliardo e 200 milioni di euro, con i consumi ridotti, ma un aumento della spesa, con proiezione espansionistica.
Il settore, fra l’altro, non considera positivamente la mancanza di una legislazione unica europea soprattutto per l’approvvigionamento in periodi critici in modo da soddisfare un eventuale innalzamento della richiesta. Necessari anche sostegni economici per stimolare e accrescere l’innovazione e la sostenibilità ambientale, snellimenti burocratici e digitalizzazione per irrobustire la struttura produttiva.
Egualia, nell’originale versione, è stata fondata nel 1983 e rappresenta una cinquantina di aziende produttrici di farmaci generici equivalenti, che occupano quasi diecimila persone in tutte le aree della nostra penisola. La disponibilità dei farmaci generici equivalenti ha consentito a molte piccole e medie imprese di sviluppare e valorizzare l’attività per raggiungere un livello di eccellenza riconosciuto a livello mondiale nelle produzioni farmaceutiche.

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