Terreni da coltivare

Ai cinquant’anni di AssItOl Nomisma rivela la mancanza di 3,5 milioni di ettari per l’autosufficienza agroalimentare

 

L’incontro per l’anniversario è stato caratterizzato soprattutto dalla necessità di autosufficienza alimentare con una agricoltura che riesca in una produzione tale da consentire un’autonomia nazionale così da soddisfare le richieste dei consumatori. AssItOl, l’Associazione Italiana dell’industria Olearia, festeggia a Roma, con ‘L’impegno di cinquant’anni e le nuove sfide sempre a difesa del carrello dei consumatori’, la fondazione che risale al 27 aprile del 1972 dalla confluenza dell’industria dell’olio e di quello di semi, della margarina e dei rispettivi derivati. Rappresenta attualmente un fatturato superiore ai 5 miliardi di euro. L’Associazione, fra l’altro, è un riferimento anche delle aziende specializzate nella trasformazione di semilavorati per la panificazione e nei settori di pasticceria e di pizzeria, di condimenti spalmabili, di lievito di zuccheri, di agroenergia e di biodiesel.
A far scattare l’allarme in merito ai rifornimenti di materia prima necessariacal comparto è stato il drammatico scontro fra Russia e Ucraina che ha bloccato le navi con le opportune risorse. Il delicato argomento è stato affrontato in una ricerca curata da Nomisma, ‘Il valore del settore agricolo nelle performance di filiera. I casi di oli vegetali, cereali e zucchero’ e illustrata da Denis Pantini dopo l’intervento di apertura del presidente di AssItOl Riccardo Cassetta.
Le difficoltà “di una non autosufficienza produttiva dell’Italia esistevano ben prima del conflitto dell’Est Europa, che, comunque, ha aggravato la situazione. Ed è quasi impossibile evitare le importazioni in modo da colmare il gap con la produzione nazionale e cancellare un export agroalimentare che, a fine 2021, è stato di oltre 50 miliardi di euro”. E, allora, come fare per alimentare la raccolta nel nostro Paese, ridurre il deficit e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti? Dall’approfondimento di Nomisma emergono alcune realtà importanti se non essenziali. Intanto “la superficie agricola utilizzata, quasi 12 milioni e 500 mila ettari, è decisamente inferiore a quella della concorrenza. Infatti è il 2% di quella della Cina, il 3% degli Stati Uniti e, in Europa, il 45% e il 54% dell’estensione coltivata rispettivamente in Francia e in Spagna”. L’handicap italiano è registrato già in partenza. La situazione è appesantita anche dalla conformità delle aziende, per lo più di limitate dimensioni con almeno tre/quarti impegnate in meno di 10 ettari. Solo il 4,5% è in grado di sviluppare la coltivazione in oltre 50 ettari di superficie.
A seguire i particolari calcoli degli esperti “per raggiungere l’autosufficienza nelle produzioni di cereali, zucchero e altre colture industriali ed evitare le importazioni” sarebbe necessario avere a disposizione almeno altri “3 milioni e 500 mila ettari”, come dire “un’estensione più vasta della Sicilia”. Dai dati dell’ultimo Censimento Generale sull’Agricoltura è evidente che “sono le aziende più grandi a investire sull’innovazione, leva strategica utile per assicurare una maggiore redditività e sostenibilità economica dalle rispettive attività e favorire l’aumento della produzione”. Una svolta per una situazione che sarebbe estremamente positiva per il commercio e l’economia nazionale, in quanto, sempre secondo gli analisti di Nomisma, “l’approvvigionamento da produzione Made in Italy è al di sotto del 50% per il segmento olivicolo e per alcune specie cerealicole. Per il comparto saccarifero siamo quasi arrivati alla ‘desertificazione’ e, quindi, è elevata la differenza con l’estero”. L’aumento dei prezzi sugli scaffali potrebbe creare smottamenti nell’intero sistema ricordando che le importazioni, in passato e sfruttando le relative lavorazioni, hanno sostenuto i bilanci con il successivo export.
Il presidente di AssItOl Riccardo Cassetta ha ricordato la funzionalità dell’Associazione in questi cinquant’anni e ha sollecitato una continua collaborazione all’interno di ogni filiera produttiva. Intanto “sarebbe opportuno utilizzare le attuali norme come i contratti integrati, di distretto e di rete, ma anche l’associazionismo cooperativo e le organizzazioni dei produttori”. Cassetta, comunque, sollecita “l’avvio delle riforme per sbloccare il Paese su tutti i fronti con pragmatismo e concretezza per rimanere sul podio” mondiale “delle manifatture d’eccellenza”.

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