Fumare è dannoso. Per la salute di chi aspira quel cilindro di tabacco sminuzzato e compresso in una carta velina bianca infuocata nell’estremità contraria al cosiddetto ‘filtro’ composto soprattutto da acetato di cellulosa per trattenere qualche sostanza e le particelle vegetali. All’importante questione sanitaria è associata quella ambientale, in particolare causata dall’abbandono indiscriminato dei resti delle sigarette consumate. È stimato che annualmente evitano il cestino dei rifiuti 4,5 milioni di miliardi di mozziconi contenenti 7.800 tonnellate di materiali pericolosi, 2 milioni di tonnellate fra carta, foglie, inchiostri e colle per il confezionamento e l’imballaggio. Questa vera e propria montagna inquinante, prima o poi, è inevitabilmente trasportata per lo più dagli effetti metereologici, vento e pioggia, nelle fognature e, quindi, nei corsi d’acqua e, infine, nei mari per il malessere della flora e della fauna, che, non è escluso, finisca sui piatti delle nostre tavole. Da una ricerca dell’Imperial College di Londra è emerso che il fumo delle sigarette contribuisce dello 0,2% all’anidride carbonica del pianeta. Relativo, ma non come il tempo necessario per la distruzione di una sigaretta, che oscilla dai 5 ai 12 anni. Il giro d’affari dell’industria del tabacco è di quasi 765 miliardi di dollari e, nella particolare graduatoria, è seconda solo a quella delle armi. La tecnologia e l’inventiva della ricerca sostengono le sperimentazioni per trovare modi e maniere per contenere la pericolosa e crescente invasione. Il Royal Melbourne Institute of Technology ha sviluppato un progetto per riciclare le cicche e ricavare energia, biogas e biometano, oltre a materiali industriali. In Canada, a proposito, la lavorazione consente una trasformazione in pellet e in oggetti di uso comune e quotidiano come, fra l’altro, carte da gioco, panchine, pettini, posaceneri, spazzolini e vestiti. Per l’eventuale riutilizzo, comunque, è necessaria una maggiore raccolta. Migliore e capillare. ‘Piccoli gesti, grandi crimini’ è la campagna di sensibilizzazione promossa da Marevivo e dalla sezione italiana di British American Tabacco sul superficiale e maleducato abbandonato nell’ambiente de residui delle fumate, ma anche di altri oggetti di uso comune e frequente, quali bottigliette e tappi di plastica e scontrini di carta termica. L’iniziativa, arrivata alla terza stagionalità, è sostenuta dal MITE, il Ministero della Transazione Ecologica e prevede alcuni approfondimenti e stazionamenti, fra cui a Trieste, fino al 1° giugno; a Salerno, dal 24 giugno al 1° luglio; a Pescara, dal 22 al 28 luglio e a Viareggio, dal 26 agosto al 1° settembre. Oltre cinquantamila i posacenere tascabili e riutilizzabili che saranno distribuiti per evitare anche la lievitazione della presenza di mozziconi sui litorali e sulla sabbia. Solo nel nostro Paese sarebbero 14 miliardi i fastidiosi resti degli indisciplinati ‘viziosi’ e nelle salate acque del Mediterraneo potrebbero rappresentare quasi il 40% della complessiva immondizia. La sollecitazione ai fumatori per una maggiore e migliore attenzione è rivolta sia ai cittadini che alle amministrazioni pubbliche locali. Nonostante il filtro, collocato fin dagli anni Cinquanta dello scorso secolo e le altre soluzioni, anche originali e stravaganti, il fumo è comunque una micidiale macchina per malanni, in particolare alle vie e agli apparati respiratori e circolatori. I disagi non riguardano solo chi aspira direttamente il risultato della combustione del cilindro di tabacco, ma anche chi è costretto a convivere con cosiddetto ‘fumo passivo’ o a frequentare locali con le pareti impregnate o i tessuti dei vestiti che hanno assorbito le temibili sostanze. E per lo smaltimento dell’accumulato dai fumatori sarebbe necessaria una lunga e proficua astinenza e uscire definitivamente dal vortice della dipendenza dalla sigaretta.
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