Artigianato e botteghe storiche

In Parlamento il disegno di legge per tutelare e sostenere le attività tipiche nazionali. Intanto provvedono le singole regioni

Tutela, sostegno e sviluppo. Le operazioni fondamentali sono racchiuse e ristrette in quei termini per salvaguardare ed estendere le originalità e le tipicità dell’artigianato Made in Italy. Lavorazioni uniche, che esaltano la profonda storicità e la professionale manualità degli specialisti sparsi sulla nostra penisola, in grado di differenziare l’imitazione dalla straordinaria produzione nelle fasi dell’esposizione e della commercializzazione. La difesa di questo particolare e importante settore da regolamentare è l’obiettivo del disegno di legge ‘Artigianato artistico e tradizione’ presentato in Parlamento dal senatore Stefano Collina, anche se la stragrande maggioranza delle regioni italiane ha già definito ed approvato un proprio documento, che, fra l’altro, oltre al riconoscimento delle botteghe, compresi i laboratori, prevede uno stanziamento per allargare la preziosa attività.
Il riconoscimento della realizzazione artigianale è inserito anche nella Costituzione. L’articolo 54 indica proprio una tutela e il conseguente sviluppo dell’intero settore, cardine dell’economia nazionale, identificabile, secondo alcune stime, sull’1% del Prodotto Interno Lordo. Nel nostro Paese le imprese riconducibili all’artigianato artistico sarebbero almeno 71 mila, di cui quasi il 40% nella merceologia degli orafi e della gioielleria. Sui 4 mila i restaurati di beni culturali e intorno ai 3 mila i ceramisti.
Sull’argomento la CNA, la Confederazione Nazionale degli Artigiani, ha promosso un incontro proprio per affrontare e approfondire le ‘Normative e le opportunità’. All’appuntamento, organizzato all’EUR, nel suggestivo spazio delle Arti e delle Tradizioni Popolari presso il Museo delle Civiltà, erano presenti, fra gli altri, il consigliere regionale del Lazio Marta Leonori, il presidente del Nono Municipio Titti Di Salvo, il responsabile e il segretario della CNA di Roma, rispettivamente, Maria Fermanelli e Stefano Di Niola. Ad accogliere i partecipanti Andrea Villani, direttore del Museo delle Civiltà, che, fra l’altro, ospita alcune vere e proprie ‘perle’ del brillante artigianato italiano.
La Regione Lazio ha completato il ciclo delle riforme “iniziato nel 2015 con quella sull’artigianato, seguita nel 2019 sul commercio e, adesso, sulla tutela e sulla tutela delle attività e delle botteghe storiche”, ha rilevato Marta Leonori. I locali d’annata, i perimetri riservati all’arte e le attività tradizionali saranno salvaguardate e valorizzate. Nella normativa sono incluse anche le sale cinematografiche e le librerie operative da almeno mezzo secolo e le strutture aperte da settant’anni. Ogni comune ha il compito di operare un censimento, in modo che la regione abbia la possibilità di definire, finalmente, il numero e la locazione delle attività da considerare ‘tradizionali e storiche’.
L’abilità, le capacità e le competenze per la gestualità di interventi manuali consolidati e tramandati negli anni contribuiscono a contraddistinguere una particolare zona del nostro Paese, a rinnovare le tradizioni e le tipicità e a caratterizzare l’eventuale e conseguente sviluppo economico-commerciale locale. L’identità dei territori va salvaguardata, ma anche sostenuta con una serie di programmati interventi, compresi quelli della pubblica amministrazione oltre che delle varie associazioni di categoria. Importante è anche la formazione, l’apprendimento dei mestieri attraverso il coinvolgimento dei giovani. A questo proposito è opportuno ampliare e intensificare la collaborazione con gli istituti scolastici.
Un po’ tutti gli intervenuti hanno ribadito l’assoluta necessità di non disperdere questo inestimabile patrimonio storico, sociale, culturale e puntello per il settore turistico. L’unicità delle lavorazioni Made in Italy sono il risultato di tecniche costruite nel corso degli anni e anche della tipicità dei materiali utilizzati. Una salvaguardia unitaria, in modo da garantire il susseguirsi di spiacevoli imitazioni. “Durante i mesi del lockdown deciso per limitare il numero dei contagi da Covid-19 sono stati riscoperti i negozi di quartiere, le insegne di vicinato e le vetrine di prossimità e la rispettiva importanza per il periodo o, addirittura, quotidiano approvvigionamento”. E questo dovrebbe aver generalmente ricordato la funzione delle botteghe storiche, anche degli alimentari, che rischiano di scomparire anche nei centri storici delle città della nostra penisola a vantaggio di punti commerciali lontani dalla tradizione e dalla tipicità locale e nazionale.

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