Industria circolare

Assemblea annuale di Assocarta. È aumentato il livello del materiale riciclato e riutilizzato

Rinnovabile, riciclabile, biodegradabile e compostabile. L’industria italiana della carta posiziona la coccarda ambientalista sull’attività sottolineando “l’origine naturale del prodotto a partire dalle cellulose di provenienza” garantita, “da foreste gestite in maniera sostenibile”. Il settore, fra l’altro, ricicla l’80% degli imballaggi, limite fissato dall’Unione Europea e già praticamente raggiunto. “Nel nostro Paese sono riciclate 10 tonnellate al minuto di carta. Una pubblicazione quotidiana rientra nel ciclo produttivo mediamente dopo una settimana, una scatola entro quattordici giorni. Ogni anno” il sistema “evita” l’ammasso di “una ventina di discariche”.
La relazione del presidente Girolamo Marchi, illustrata nel corso dell’annuale Assemblea di Assocarta, ha offerto una serie di dati e riflessioni, che consentono alla categoria di avere una positiva considerazione da parte dei consumatori. Eloquente il filo conduttore dell’appuntamento promosso a Roma, ‘Carta, cultura circolare’. Il settore da anni è impegnato sui propri residui per essere avviati al riutilizzo come utili sottoprodotti.
Il bilancio del 2018 ha un colorito roseo per fatturato di 7 miliardi e 720 milioni di euro, +4,2% rispetto all’anno precedente. La quota delle esportazioni, dopo un 2017 da record, è leggermente scesa, ma non per le carte destinate agli usi igienico-sanitari. Asssocarta è stata in grado di fornire anche i riferimenti relativi al primo trimestre del 2019, che segnalano una flessione della produzione, -2% e del giro d’affari, -2,2%.
Quasi 120 le imprese aderenti all’Associazione operative nei 153 stabilimenti sulla nostra penisola. 19 mila e 300 gli occupati. Dalla carta alla trasformazione, però, le aziende salgono vertiginosamente nel numero, quasi 18 mila, per un fatturato di 24 miliardi di euro e, compresa l’editoria, la quota supera i 30 miliardi di euro. La produzione annuale disponibile sul mercato interno è di 5 milioni e 200 mila tonnellate, di cui 3 milioni e 881 tonnellate finiscono all’estero. Oltre il 70% è diretto nell’area dei paesi dell’Unione, in particolare in Germania e in Francia. Per soddisfare la richieste nazionale, 10 milioni e 693 mila tonnellate, è inevitabile un’importazione di oltre la metà del necessario, che riguarda vari usi: dal cartone ondulato ai prodotti per l’imballaggio, dall’editoria alle proposte igienico-sanitarie.
A questo proposito lo stesso Girolamo Marchi ha ricordato come “la carta può dare un significativo contributo anche per contenere le infezioni e l’uso di antibiotici. A Torino, nel corso del Congresso dell’ANMDO, l’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere, dall’intervento di Luca Arnoldo dell’Università di Udine è emerso che, dopo una serie di test effettuati nelle strutture sanitarie del capoluogo friulano, di Parigi e Leeds, l’uso degli asciugami di carta ha abbassato in maniera significativa le contaminazioni degli ambienti dei servizi igienici rispetto al periodo degli asciugatori a getto d’aria”.
Le richieste della categoria, come da tempo, sono rivolte essenzialmente “all’azzeramento del gap del prezzo del gas fra l’Italia e i maggiori paesi europei” e a una disposizione “dell’EoW, l’End of Waste, per migliorare il sistema delle materie prime seconde anche per la carta”.
Assocarta, l’Associazione nazionale fra gli industriali della carta, cartoni e paste per carte, è stata fondata nel maggio del 1888 con l’obiettivo di “tutelare” la produzione “e il commercio” del settore. L’industria cartaria italiana è al quarto posto in Europa per la produzione dopo la Germania, la Svezia e la Finlandia.

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