Sicurezza stradale

Rapporto sugli incidenti di moto e scooter a Roma da parte dell’ACI. In calo morti e feriti. Il problema delle infrastrutture

Gli aspetti positivi riguardano la diminuzione del numero degli incidenti che hanno coinvolto moto e motorini sulle dissestate strade cittadine della capitale e conseguentemente delle vittime e dei feriti. Sull’altra faccia della stessa medaglia appaiono ancora l’alta frequenza di toccate, scontri e cadute e il continuo e costante peggioramento delle infrastrutture. Per essere chiari, delle vie e dei ripetuti imprevisti causati non solo dalle buche, spesso vere e proprie voragini, invisibili quando piove, ma dal dissesto della superficie d’asfalto o quel che resta e dei micidiali avvallamenti in prossimità dei tombini, per lo più intasati e, quindi, inutili e inservibili alle necessità.
Cifre e percentuali sono state raccolte e analizzate dalla Fondazione Filippo Caracciolo dell’ACI, l’Automobile Club d’Italia e rese note dalla sezione romana, in particolare da Giuseppina Fusco, vicepresidente a livello nazionale.
I numeri. All’interno dei confini della città metropolitana risultano immatricolate 3.501.467 veicoli, di cui 2.675.635 auto e 521.809 motocicli. Nella sola cinta cittadina, invece, le targhe rilasciate sono
state 2.341.674 con una separazione di 1.763.632 di quattroruote e 396.167 delle biruote motorizzate. Roma ha un’estensione di strade di quasi 5.500 chilometri. Una ragnatela paragonabile alla somma di quelle di Genova, Milano, Napoli e Torino. In ambito europeo, tanto per dire, Parigi conta un chilometraggio di quasi 1.880 chilometri. Per non parlare del perimetro e dell’area assolutamente imbarazzanti per lunghezza, larghezza e vastità rispetto agli altri comuni del nostro Paese. A tutto questo va aggiunta l’alta concentrazione di auto, moto e motorini dovuta anche alla quotidiana invasione dall’hinterland e dall’immensa periferia romana.
L’approfondimento del Centro Studi della Fondazione ha coinvolto una rappresentanza di 804 motociclisti, che hanno indicato come le buche, i tombini e il comportamento indisciplinato degli automobilisti siano i maggiori pericoli da affrontare. Quasi la metà degli intervistati hanno inserito nella lista, anche se in misura ridotta, i pedoni e i ciclisti, percepiti come i ‘parenti poveri’. Motociclisti consapevoli delle irregolarità nell’evitare il previsto e periodico controllo sulla rispettiva dueruote. Quasi la metà, infatti, non è in regola con la revisione, secondo i dati del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Un/quarto delle persone coinvolte nello studio ha rivelato di usare il telefono cellulare durante la guida e il 40% ha confessato di superare costantemente il limite di velocità, la linea continua orizzontale e gli incroci con il semaforo di colore giallo. La maggioranza, inoltre, ha ammesso di zizzagare per trovare spazi nell’inevitabile caos veicolare cittadino.
Eppure le sanzioni scattano maggiormente per divieto di sosta e per violazione delle corsie riservate ai mezzi del trasporto pubblico. Non solo. Dalla ricerca emerge che è ancora rilevante il numero di chi viaggia con l’abbigliamento non adeguato, fra casco, guanti, giacca tecnica e pantaloni con le opportune protezioni. Quasi il 50% dei mezzi immatricolati non ha la protezione assicurativa. Rischio su rischio con un parco circolante assolutamente antico, soprattutto nelle caratteristiche e nelle funzioni visi i modelli tecnologici immessi sul mercato. La metà di moto e motorini è stato acquistato per la prima volta da oltre un decennio.
Nel 2010 le vittime erano state 50; nel 2017 23 con una flessione del 54%, ma anche 8 pedoni. Totale 31 e, ad essere larghi, quasi 3 al mese. E in Europa hanno come ambizioso obiettivo di veder azzerata la colonnina delle vittime della strada. Gli incidenti sono causati maggiormente dai comportamenti di chi è alla guida fra disattenzione; velocità eccessiva e, comunque, oltre i limiti e, in generale, mancanza di rispetto delle norme del Codice della Strada, soprattutto in vista dello stop e per la distanza di sicurezza. Per completare e per condensare, gli incidenti sono causati soprattutto dalla gestione ‘umana’, dai veicoli e dalle infrastrutture. Il rifacimento del manto stradale è una delle assolute necessità da affrontare da parte degli enti e delle amministrazioni pubbliche, che rendono superfluo e paradossale l’abbassamento della velocità.
Ottobre è il mese record per gli incidenti. A maggio, invece, il massimo dei decessi, in particolare nel tragitto serale lavoro-casa. Moto e scooter in maggiore difficoltà nelle ore notturne, nella fascia fra le 22 e le 6. L’incidente più frequente rimane lo scontro frontale, poi quello laterale e il tamponamento. Gli sbandamenti e i conseguenti fuoristrada sono stati 48 nel periodo 2014-2017, di cui uno mortale, causati soprattutto dall’irregolarità del manto stradale a maggior dimostrazione, se mai servisse, dell’importanza della manutenzione o del rifacimento delle infrastrutture viarie orizzontali.

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